Da più di un anno sono responsabile della comunità di S. Silvia di Roma.
Non posso negare che al momento dell’elezione fui po’ interdetto. Il periodo non era per me dei migliori, avevo tanti impegni tra cui districarmi; già facevo una vita con orario 8-24 fuori di casa e mi sembrava difficile trovare il tempo e la disponibilità per fare quello che pensavo dovesse fare un responsabile: riunioni in più, telefonate in più, una maggiore attenzione a tutti, l’organizzazione delle “casette” e chi più ne ha più ne metta.

Cosa mi ha spinto ad accettare?

Il guardarmi intorno e vedere che gli unici potenziali responsabili avevano gli stessi miei problemi e soprattutto sentire che la comunità, nonostante tutti i miei dinieghi e le spiegazioni dettagliate del perché non ero la persona adatta, pensava che toccasse proprio a me e questo vi assicuro che non è una sensazione da poco. E poi la domanda di Cristina, la nostra coordinatrice regionale: “La comunità ti ha scelto come futuro responsabile, te la senti?”

Nella vita per vivere delle cose belle bisogna sempre dire dei sì ed ecco, tutto per me, un bel si ricco, denso, impegnativo. Ho risposto sì a quella domanda e il giorno stesso, ma soprattutto nei mesi seguenti, mi sono accorto di guardare tutte le persone, gli amici, i ragazzi, i genitori e la comunità in generale in un modo nuovo, diverso: come se improvvisamente mi fossero stati prestati degli occhiali molto sofisticati in grado di vedere meglio sia da lontano che da vicino tutto quello che riguardava la comunità di S. Silvia.

Avevo sempre fatto parte in modo attivo dell’equipe che aveva vissuto un momento molto difficile qualche anno fa quando, come in tutti i gruppi, si era vissuto un momento di ricambio generazionale degli amici, ma con un grosso problema: la nuova generazione era costituita da 2 o 3 quasi trentenni con già un sacco di impegni. Questo, aggiunto alla mancanza di un assistente spirituale e al fatto che la nostra comunità è una delle più vecchie di Roma, datata 1974, e ha vissuto tanti momenti storici di Fede e Luce: l’avvio, i primi campi, il primo pellegrinaggio a Lourdes e tante “prime” volte… tutto questo sempre vissuto con nostalgia con la pesantezza che le stesse cose una volta entusiasmanti e nuove risultano ora pesanti e solite. Tanto che qualche anno fa siamo arrivati al punto di chiederci profondamente: “Ma ha ancora senso vedersi?

Ecco un altro bel sì da dare per aprire una bella storia.

Questo sì lo hanno dato per primi i ragazzi come sempre che rispondevano con il loro entusiasmo inalterato a tutte le nostre anche più disparate o male organizzate proposte. Poi il sì lo hanno dato i genitori che, anche se stanchi o meno attivi di una volta, ci hanno testimoniato con forza contagiosa l’importanza di Fede e Luce nella loro vita, il valore che aveva per loro anche solo incontrarsi ogni tanto, mangiare insieme, leggere e commentare un brano del Vangelo o addirittura travestirsi, nascondersi, giocare e tutto quello che fa “lo spirito” di chi sta bene insieme. Alla fine anche noi amici, i più titubanti, abbiamo detto sì e ci siamo rimessi sulla strada e abbiamo ripreso un’andatura lenta, prudente, con molte soste, ma anche un’andatura di nuovo allegra e gioiosa.

Mi viene in mente un’immagine che è stata usata a una “formazione” fatta qualche tempo fa dove si paragonava il responsabile di una comunità di Fede e Luce al guidatore di autobus su cui stanno, salgono e scendono tante persone diverse. Ecco, io trovo che il nostro autobus marcato S. Silvia ha avuto bisogno di fermarsi, di fare l’appello per vedere chi c’era, di aprire le porte per rinfrescare un po’ l’aria e magari vedere se c’era qualcuno che voleva salire o scendere. In questa fase il responsabile, prima Valentina e da poco io, ma in generale tutta l’equipe, più che da guidatore ha dovuto, utilizzando gli “occhiali speciali” di cui parlavo prima, fare da bigliettaio, da intrattenitore, da infermiere, da hostess etc.; perché era più importante vedere chi erano e dove volevano andare e come stavano i passeggeri, che stare per forza in un cammino che era diventato molto faticoso. Perciò in questa fase abbiamo dato vita a tutta una serie di iniziative come la gara di cucina, le visite turistiche a Roma, i mimi ripetuti, le gare danzanti, il gioco, le “magnate” ovviamente, le gite fuori porta perché in questa piccola sosta dell’autobus il viaggio si trasformasse in una gita di piacere dove non è tanto importante dove si va ma come si sta. Credo che lo sforzo sia stato da parte nostra, e lo è ancora da parte mia, in particolare di cercare di far venire fuori da ognuno la voglia di stare insieme, di condividere, di pregare, di divertirsi, che per fortuna tutti avevano ancora dentro e cercare di far coincidere le aspettative di Italia, la nostra mamma decana, quelle di Daniele il nostro ragazzo più giovane, quelle di Maria e Francesca le due bambine che rendono sempre l’atmosfera più allegra e luminosa.

Ora, come dicevo prima, mi sento di dire che l’autobus S. Silvia è ripartito. Lento ma di nuovo sano, robusto e affidabile e ha anche, udite! udite! imbarcato nuovi passeggeri forse perché il guidatore non sono io, che non so neanche molto bene la strada e neanche nessuno degli altri amici più esperti o i genitori che magari la strada la conoscono meglio ma non hanno la forza o la voglia di guidare, il guidatore dicevo è quello che da sempre ci tiene insieme, che ci ha chiesto di andare per le strade con Lui e che ci ha fatto scoprire la gioia della vita in comunità e in una comunità come quelle di Fede e Luce. A noi resta soltanto da sederci, guardare i finestrini e capire quando è il momento di fare delle soste o delle variazioni di percorso, ma soprattutto il vero e unico compito importante che abbiamo è quello di raccogliere il fiato, gonfiare i polmoni e dire con forza e tutti insieme Sìììì alle domande che il nostro viaggio ci porrà ancora.

Filippo Ascenzi– 2003

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.81

Sommario

Editoriale

Che cosa è Fede e Luce di M. Bertolini

Genitori di ragazzi con disabilità

Festeggiamo la nascita di un bambino - Genitori di ragazzi con disabilità di Tommaso
Fede e Luce apre le nostre braccia di genitori di T. M
Non siamo stati soli - di B. Sturiese
Una triste esperienza. Quando tutti si allontanano di C. Brundisinì
Il suo valore - di R. Staforte
Come un tesoro, preghiera di una mamma - di Eufemia

Fratelli e sorelle di ragazzi con disabilità

I fratelli e le sorelle di ragazzi con disabilità - Che pensano? Che provano? di Maria Teresa Rendina

"Ragazzi" e "Amici"

Un autobus chiamato Santa Silvia di Filippo Ascenzi
Cercare di starci su questa barca - di Giulia Galeotti
Come risponderti, Alberto? - di G.
Alla fine medaglie per tutti - di V. C.
Mi trovo bene con tutti - di Giovanni Grossi
Abbiamo raccolto le olive - di Cristina Ventura
Vengo dopo la Messa - di Valentina
Fino all'ultimo respiro - di Vanna
Fede e Luce: un cammino verso la persona - di Antonella B.

I Bambini a Fede e Luce

I bambini a Fede e Luce - Un'esperienza che fa crescere - di Francesca R. Poleggi
Porto i miei figli a Fede e Luce perché... - di Alessandra Zezza
Dario, sei anni, ci parla di Fede e Luce - di V. e M. Giannulo
Rimango incantata - di Cristina Tersigni
Una scuola di vita, non sempre facile - di Huberta

I sacerdoti

La mia esperienza di prete a Fede e Luce - di P. E. Cattaneo
La strada che ci sta davanti - di don M. Bove
La missione del sacerdtote nella comunità Fede e Luce di fra C. Vecchiato

Come si fa Fede e Luce

Come si fa Fede e Luce - Il lavoro in équipe - da J. Vanier
Come far nascere una nuova comunità - di P. Klaus Sarbach
Nuove famiglie: istruzioni - di T. R.
“Responsabilità: Sì o No?

L'ecumenismo a fede e Luce

L'ecumenismo in Fede e Luce - Un dono - di Tony Hulten
Insieme verso una terra di unità - di J. Vanier

Segni di Fede e Luce nel Mondo

Segni di fede e Luce nel mondo - 1454 comunità di 77 paesi - di Lucia Casella
Le comunità Fede e Luce nell’Est Europeo - di Olga Gurevitch
Esperienze di Fede e Luce in Africa - di Maria J. Souto Neves

I deboli e la pace di J. Vanier
Incontri

Un autobus chiamato Santa Silvia ultima modifica: 2003-03-13T16:32:28+00:00 da Filippo Ascenzi

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