Mi rivolgo alle mamme che hanno figli disabili che non parlano: è qui che ho molta rabbia e dolore insieme. Francesca si vede che ha male da qualche parte. Pensavamo di averlo individuato dopo avere escluso tante probabili cause che gli esami avevano smentito. Durante l’ultimo ricovero, l’ho portata che piangeva e me la sono riportata a casa che piangeva.
Abbiamo localizzato il dolore (io e mio marito) (dopo varie visite specialistiche privatel) nella parte sinistra del viso: sono i denti che Francesca arrota di notte e questo sfregare irrita le gengive… Tentiamo di mettere una sorta di riparo sui denti… Sembrava che avessimo risolto. Francesca piange di nuovo; si appisola per cinque minuti e all’improvviso sbarra gli occhi, si agita in modo incredibile, si lamenta, piange.
Non la sopporto più; la chiudo in camera, ma il suo lamento mi arriva lo stesso e io mi copro le orecchie per non sentirla e piango chiedendomi: «Dio, perché? Potevi darle almeno la parola cosi avrei saputo come aiutarla». Il pediatra non capisce, il pronto soccorso non capisce. I medici neurologi che la seguono mi dicono: “Signora, veda lei quel che può fare perché se non ha crisi di epilessia, è inutile che la porti qui».
Io non ce la faccio più perché, cari amici di Ombre e Luci, dopo aver pianto tanto per i bambini di S. Giuliano, ho pianto per mia figlia e per il momento brutto che stiamo passando: la paura continua, i danni. Anche qui li abbiamo avuti, non ai livelli di S. Giuliano, ringraziando Dio. Ma una scossa del 1 novembre che ha avuto l’epicentro qui vicino, ha provocato una baraonda qui in casa nostra e sulla macchina è caduta una pietra da sopra il tetto e ha rotto il vetro del cruscotto e ammaccato la carrozzeria (macchina nuova che ancora stiamo pagando, comprata apposta per farci entrare la grande carrozzella di Francesca; assicurata solo contro furto e incendio!) E piatti e bicchieri rotti (la credenza è caduta). È proprio vero che bisogna viverlo per crederci.
Alcuni danni gravi al paese, due famiglie sfollate, e molta paura, borse d’emergenza preparate accanto alla porta, e notti in macchina col finestrino rotto.
Ritorno a Francesca: se ci sono altre mamme che hanno o stanno attraversando momenti critici come il mio, se mi possono dare una mano di aiuto con indicazioni e consigli, li accetto volentieri. Non so se sono riuscita ad esprimere come è difficile individuare un dolore in questi bambini.
Un forte abbraccio da tutti noi
Immacolata, 2002
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.80
Sommario
Editoriale
«Ci è stato dato un figlio» di M.Bertolini
Solo un trattino di E. Gucciardo
Articoli
QUESTI FIGLI CHE NON PARLANO
Lettera da una mamma del Molise
Ma come fa una mamma?! di Dany
Che cosa «fare» con loro? - La Casa del Sole e il Centro di Solidarietà di C. Campanini - C. Lupi
Amici. Sempre. di Cristina
Incontri di Nanni
Natale nel mio cuore di Camille Proffit
Favola: La scopa incantata - Una fiaba di Natale di N. Livi
Casa famiglia "La Tenda"
La fola de Nadae - La favola di Natale... in dialetto veneto di G.Zaninello
Libri
Lettere di Natale alla madre, R.M. Rilke