La mattina del 24 dicembre la scopa del vecchio spazzino si ritrovò improvvisamente incantata.
In genere stava appoggiata al muro della piccola stanza del seminterrato dove il vecchio viveva, ma ogni giorno veniva presa in mano e per qualche ora andava a lavorare con il suo padrone per le strade sporche della città.
Quel giorno però, quando lui la prese,notò subito che la scopa era diversa. Più leggera, più bella. Cera qualcosa in essa che sembrava volesse festeggiare in qualche modo quelle giornate cosi speciali che ci ricordano la nascita di Gesù. L’uomo uscì per il suo lavoro. Con gran meraviglia vide che la scopa si comportava diversamente dal solito: voleva andare per conto suo, faceva di tutto perché lui non si sforzasse e puliva, puliva, puliva, anche nei posti dove lui non sarebbe mai potuto arrivare. Si infilava poi sotto le automobili, tirava la mano del suo padrone per raggiungere ogni pezzetto di carta, ogni buccia di arancio, ogni lattina abbandonata…
Era una scopa veramente fatata. Lo spazzino le andava dietro tutto contento, faceva mucchi di sporcizia e li gettava nei contenitori.
Lavorando, fischiettava. Gli pareva che la gente che correva a comprare gli ultimi regali fosse più allegra e più gentile del solito e avrebbe proprio desiderato di fare amicizia con tutti. Era così solo! Così solo viveva nella piccola stanza del seminterrato! Ritornando a casa quella sera aveva smesso di fischiettare e nel pensiero cercava di immaginare come sarebbe stata la sua serata di Natale.
Eccolo arrivato a casa. Ha appena appoggiato la scopa al muro e sta guardandosi intorno un po’ perplesso. All’improvviso si sente un gran tonfo: la scopa, quasi parlasse in una sua strana lingua, è caduta rumorosamente a terra.
Il vecchio si china per rimetterla a posto. Mentre è chinato sulle sue vecchie ginocchia doloranti, si ferma un momento: dall’altra parte del muro si sente un pianto leggero, triste, desolato.
Chi può essere? Il vecchio sa che al di là del muro c’è una famiglia che è arrivata oggi e che lui non conosce. Forse la scopa, cadendo, ha voluto che, proprio nella notte di Natale, egli sapesse ascoltare con più attenzione o che fosse più pronto a capire il miracolo della comprensione e della solidarietà?
Il vecchio esce subito dalla sua stanza e bussa alla porta dei vicini. Il pianto si ferma, ma nessuno risponde. Lui si fa coraggio, apre la porta ed entra… Nella stanza c’è un disordine impressionante: mobili, valige, vestiti sono sparsi qua e là. C’è un solo posto bianco e ordinato: in fondo alla stanza, c’è un lettino pulito, e nel lettino c’è un bimbo disabile che non si può alzare, perchè non riesce a muovere le sue piccole gambe. Ha circa otto anni, sta aspettando la sua mamma che è andata a lavare i piatti in un ristorante vicino. Mai fino a quel momento il bambino aveva sentito così forte il peso della disabilità e della solitudine. Egli racconta tutto questo allo spazzino e gli dice sommessamente come è contento di aver visto arrivare un amico! Perché è proprio così: sono diventati subito amici e, quando il vecchio propone di mettere tutto in ordine, inventano insieme un gioco speciale. Il bambino dal suo letto darà gli ordini e l’uomo, che ora si sente veramente un nonno, obbedirà. Quanto divertimento!
«Qui l’armadio!» grida il bambino. «Là le pentole, là i libri!». «I vestiti devono stare bene in ordine nell’armadio e così i piatti sopra i palchetti!».
Il bimbo è tanto felice di fare questa sorpresa alla sua mamma che sembra un piccolo ammiraglio sulla tolda di una nave. Il suo braccio e il suo dito indicano autorevolmente il luogo dove tutti gli oggetti devono essere disposti e il nonno esegue gli ordini a puntino.
E la scopa? La scopa incantata entrò presto in funzione. Tutto diventò pulito e lucente e quando il vecchio alla fine si avvicinò al bambino ricevette un abbraccio grande come una montagna. La mamma tornò e con gli occhi luccicanti ascoltò la storia di quello che era successo: la scopa incantata, il pianto nella notte, l’amicizia tra il bimbo e il nonno. Quest’ultimo non abbandonò mai i suoi nuovi amici, presto andò in pensione e fece sempre bene la sua parte di nonno. E la mamma? E il bambino?
Quello che pensarono lo lascio immaginare a voi. La scopa rimase per sempre una scopa incantata.
Natalia Livi, 2002
Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.80
Sommario
Editoriale
«Ci è stato dato un figlio» di M.Bertolini
Solo un trattino di E. Gucciardo
Articoli
QUESTI FIGLI CHE NON PARLANO
Lettera da una mamma del Molise
Ma come fa una mamma?! di Dany
Che cosa «fare» con loro? - La Casa del Sole e il Centro di Solidarietà di C. Campanini - C. Lupi
Amici. Sempre. di Cristina
Incontri di Nanni
Natale nel mio cuore di Camille Proffit
Favola: La scopa incantata - Una fiaba di Natale di N. Livi
Casa famiglia "La Tenda"
La fola de Nadae - La favola di Natale... in dialetto veneto di G.Zaninello
Libri
Lettere di Natale alla madre, R.M. Rilke