A Roma, in via Portuense, (dietro la Casa generalizia delle suore figlie del Crocefisso) sorge una vasta casa circondata da giardino. Si entra attraverso una porta vetrata e ci si trova in un locale luminoso e colorato tra lettini, giocattoli, contenitori vari, tricicli e seggioline. Una bimba piccolissima sta facendo fisioterapia, un’altra fa merenda, una terza ci viene incontro e ci fa da scorta. Siamo nel cuore della «Tenda» la Casa Famiglia per bambini dai 0 ai 6 anni voluta da Angelo e Maria Grazia. Questa coppia di giovani amici si sono sposati 17 anni orsono con un’idea ben chiara in mente: non limitarsi alla vita famigliare, non chiudersi a difesa del proprio privato ma restare aperti e disponibili a quanto accade intorno, considerando possibile campo d’azione la realtà che li circonda.
Ieri
Lì esisteva una Casa Famiglia che ospitava (e ancora oggi ospita) ragazze madri in difficoltà. Lì nascevano bambini che spesso dovevano trovare qualcuno, un papà e una mamma temporanei, cui essere affidati per un periodo di tempo variabile, due o tre anni, 5 o 10 mesi. Quasi senza rendersene del tutto conto, cioè senza lunghe riflessioni. Maria Grazia e Angelo si trovano il primo bambino in affido, e poi una bambina e poi un’altra. Le prime esperienze, invece di impaurirli o scoraggiarli, aumentano il loro coraggio e la voglia di fare di più. Intanto due tra le prime bambine date in affido, trovano il loro posto «per sempre» nel cuore di questa famiglia. Manuela, che oggi ha 12 anni e Jessica che ne ha 9 sono adottate e con i genitori partono per la nuova avventura: una vera Casa famiglia, accreditata dal Comune, con locali e aiuti adeguati, in grado di accogliere fino a 7 bambini, dai 0 ai 6 anni, le cui famiglie sono giudicate dal Tribunale «temporaneamente non in grado di allevarli». Questo ebbe inizio il 6 gennaio del 1996.
Oggi
Nei sette anni trascorsi tanti bambini hanno trovato un nido temporaneo sotto la «Tenda», alcuni anche con un peso in più: un handicap fisico o mentale. Alcuni si sono fermati oltre i sei anni, quando era più difficile trovare una famiglia che li accogliesse per proteggerli, con amore e cura, fino all’età adulta. Nella Casa oltre ai due responsabili Maria Grazia e Angelo, che tuttavia continua aH’esterno la professione di medico, lavorano regolarmente quattro educatrici professionali a tempo pieno. Due psicologhe e un Assistente sociale, con i due responsabili costituiscono l’équipe, vale a dire la direzione della Casa.
E poi ci sono tanti preziosi amici volontari, indispensabili per il funzionamento della Casa, e per l’intrattenimento dei bambini. Mentre per il primo aspetto non sono necessarie modalità e tempi particolari, (c’è sempre naturalmente da lavare, pulire e stirare), per intrattenere i bambini sono richieste regole precise.
Volontari
I volontari che desiderano stare con i bambini devono sostenere colloqui preliminari per conoscere e farsi conoscere, dare la disponibilità per un giorno alla settimana nelle ore pomeridiane almeno per 6 mesi consecutivi, devono accettare il «modulo educativo» stabilito dall’équipe per i bambini della Casa e lavorare per un primo periodo di prova. Tutte precauzioni sacrosante perché i bambini in un periodo così delicato della loro esistenza devono essere protetti in tutti i modi possibili.
Anche il giardino grande e riparato che circonda la casa, in parte piastrellato in parte coperto di verde, è una protezione e una garanzia per la vita all’aria aperta e per tutti i giochi possibili.
Rapporti con il quartiere
I bambini ospiti frequentano la scuola materna ed elementare di quartiere senza grandi problemi ma, perché tutto vada per il meglio, è necessario il contatto vigile con le insegnanti e la classe. I bambini delle famiglie cattoliche frequentano con Maria Grazia la vicina parrocchia di S. Girolamo mentre i bambini appartenenti a famiglie di altre religioni possono evitare i cibi considerati proibiti.
Tanta fatica tanti problemi
Tutto bene dunque sotto la Tenda? Sì, ma con tanta fatica — sorride Maria Grazia — e tanti problemi. Tutto bene se il Comune versasse puntualmente le rette per i bambini, e se fossimo sempre al «completo» con i piccoli ospiti; tutto bene se i Volontari partecipassero in modo regolare in numero sufficiente (oggi sono una trentina ma in passato erano anche quaranta); tutto bene se, soprattutto i primi tempi, non fosse stato così doloroso separarsi dai bambini che seguivano, dopo i 6, 7 anni la loro nuova strada, o tornando in famiglia, o entrando in una famiglia adottiva.
«Poi ho imparato, ci confida con semplicità Maria Grazia, anzi, abbiamo imparato, a non attaccarci a loro in modo sbagliato, e abbiamo imparato tante altre cose e continuamente ne impariamo.
La nostra vita coniugale, per esempio, è stata un po’ messa a rischio dal tanto lavoro, dalla mia totale immersione nella conduzione della Casa. Non sapevamo più trovare tempi per noi e abbiamo capito che così non andava. Da qualche tempo poi sono le nostre figlie, ormai preadolescenti che insistono perché la nostra famiglia, noi e loro due, abbia uno spazio, una parte di casa tutta per sé. All’inizio, nonostante fossimo stati avvisati del pericolo, trovavamo bellissimo dividere con i bambini ogni momento della giornata e ogni ambiente della casa, tanto forte era il nostro amore per loro, la voglia di condividere… Ma l’esperienza insegna e le nostre figlie, giustamente, ora insistono per avere una vita «normale» e quindi una casa secondo le loro esigenze per studiare, invitare le amiche, ascoltare musica… Abbiamo deciso: troveremo il modo di riorganizzare lo spazio della casa, che per fortuna non manca, ricavandone un’ala tutta per noi per il benessere delle bambine ma anche, sono ormai convinta, per il nostro…
Maria Grazia è serena, nonostante questo momento non semplice, e sicuramente contenta delle sue figlie. Perché — mistero del mondo delle ragazzine — Manuela e Jessica, tra una protesta e l’altra, hanno deciso che Valentina, la piccola ospite allegra, svelta, capace di grande comunicativa ma colpita da nanismo e da altri guai fisici, destinata a non trovare facilmente una famiglia adottiva, non deve andare in nessun altro posto ma deve restare con loro, nella famiglia (Di Giannantonio) come terza sorellina per tutta la vita…
Che ve ne pare? Ecco cosa capita vivendo, da sempre, «a contatto con il sociale».
Invito
Invito particolare a tutti gli amici di Roma, giovani e meno giovani, che hanno o vogliono trovare del tempo a disposizione: mettetevi in contatto con la famiglia allargata di Angelo e Maria Grazia. La «tenda» che ha fatto sognare l’apostolo Pietro sul monte Tabor, può diventare anche per noi la «Tenda» che ripara dal deserto della città.
Casa Famiglia “La Tenda”
V. Portuense, 750
00153 Roma – Tel. 066554378
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.80
Sommario
Editoriale
«Ci è stato dato un figlio» di M.Bertolini
Solo un trattino di E. Gucciardo
Articoli
QUESTI FIGLI CHE NON PARLANO
Lettera da una mamma del Molise
Ma come fa una mamma?! di Dany
Che cosa «fare» con loro? - La Casa del Sole e il Centro di Solidarietà di C. Campanini - C. Lupi
Amici. Sempre. di Cristina
Incontri di Nanni
Natale nel mio cuore di Camille Proffit
Favola: La scopa incantata - Una fiaba di Natale di N. Livi
Casa famiglia "La Tenda"
La fola de Nadae - La favola di Natale... in dialetto veneto di G.Zaninello
Libri
Lettere di Natale alla madre, R.M. Rilke