Anna, una vecchia amica, mi ha chiesto un appuntamento urgente. L’ho sentita molto angosciata.
Domani dovrà prendere una decisione che le spezzerà il cuore: dire sì o no all’ingresso di Michele in una comunità alloggio per adulti disabili mentali dove aveva fatto domanda tre anni fa: c’era una lunga lista d’attesa.
Finalmente un posto si è liberato. Il direttore della casa propone un primo soggiorno di prova per la settimana prossima. Anna dovrebbe esser contenta. Invece è piena di angoscia.
Michele ha quarant’anni. Non ha mai lasciato la casa. Dopo la morte del papà, nonostante difficoltà e sofferenze, è diventato la consolazione della mamma. La sua presenza è piena di affetto. I suoi gesti sono spesso maldestri. Ma il suo desiderio di rendersi utile è veramente commovente, come quando va a prendere un piatto in cucina perché la mamma non si debba alzare. A volte ha il broncio o un momento di collera, ma passano subito. Ogni sera, è lui che prende sempre l’iniziativa: “Adesso, preghiera!” Accende una candela. Spesso comincia con dieci Ave Maria. Poi, sciorina le sue intenzioni. Anche Anna ne aggiunge qualcuna, ma non dice mai quella che le sta più a cuore: l’avvenire di Michele quando lei non ci sarà più. Da tanto tempo questa cosa la tormenta. Praticamente dalla nascita del figlio.
Finché ci saremo noi, gli vorremo bene, ma dopo la nostra morte che sarà di lui?
Da quando hanno saputo del suo handicap i genitori hanno subito pensato: “Finché ci saremo noi, gli vorremo bene, ma dopo la nostra morte che sarà di lui?” Mille interrogativi opprimono il cuore di Anna. Se ora accetta la sua partenza, Michele cadrà in un universo sconosciuto. Come reagirà, lui che è talmente sensibile? Sapranno gli educatori interpretare le sue parole, i suoi gesti che Anna è la sola a capire? Non sarà preso in giro o a spintoni dagli altri? E lui, che tornerà a casa solo una volta al mese, saprà esprimere le sue sofferenze, le domande?…
Eppure, tenere Michele a casa porta ad un vicolo cieco. Se oggi Anna non accetta la separazione ciò potrà solo ritardare uno strappo inevitabile, molto più grave perché non preparato e perché non vi sono state le tappe necessarie ad abituarlo. Inoltre Anna sa che lei ha bisogno di Miche- le più di quanto Michele abbia bisogno di lei.
Per Michele, una vita nuova potrebbe forse permettere un ampliamento di orizzonti oggi insospettabili. Gesù ha detto: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre”. Potremmo applicare queste parole anche a Michele?. Ha l’età di un uomo: fino a che punto Anna è consapevole di trattarlo spesso come un bambino? Se Michele lasciasse la casa forse raggiungerebbe una maggiore maturità.
– Leggi anche: Come preparare il distacco? Spunti e riflessioni sul dopo di noi
Man mano che la nostra conversazione continua — fra silenzi, momenti di indecisione e improvvisi cambiamenti di opinione — si delinea una decisione: bisogna almeno fare una prova e bisogna che tutto si svolga nelle condizioni migliori.
“Forse c’è qualcosa di meglio da fare piuttosto che piangere” suggerisce Anna stessa. Fra l’altro bisognerebbe che Michele si abituasse progressivamente a fare questo passo così nuovo e difficile. Oltretutto potrebbe risentire della mancanza di una dimensione spirituale. In che modo Anna può trovare per lui dei punti di appoggio per una vita di fede, e degli amici che lo aiutino a frequentare una parrocchia, un gruppo di preghiera, un movimento di vita cristiana…
Anna mi ha lasciata. Questa sera sarà sola. Sarà duro per lei assumere fino in fondo la sua decisione ancora vacillante, mantenere la pace e trasmetterla a Michele!
Preghiera per il distacco
“Maria, tu che hai creduto nelle parole del Signore, dona ad Anna la grazia della fiducia.
Tu hai assistito alla partenza di tuo figlio, l’hai visto abbandonare la casa per sempre, non hai fatto niente per trattenerlo perché sapevi che prendeva la strada per la quale era nato.
Tu l’hai incoraggiato e sostenuto in questa separazione che segnava la fine della vostra intimità quotidiana.
Ma una unione nuova si è stabilita tra voi, un’unione invisibile e sempre più profonda.
Maria, Gesù ti ha domandato di diventare la madre di ognuno di noi.
Accompagna Anna, donale la tenerezza e la speranza del tuo cuore.
Vigila su Michele, uno dei più fragili dei tuoi figli, il figlio prediletto del Padre”.
Marìe-Hélène Mathieu
(O. et L. n. 136)
Marie-Hélène Mathieu è nata il 4 luglio 1929 a Tournus in Francia. Educatrice specializzata, allieva di padre Henri Bissonier, ha fondato l'Office Chrétien des Personnes Handicappées (1963), poi Ombres et Lumière, rivista cristiana delle persone portatrici di handicap, delle loro famiglie e dei loro amici. Ha creato, nel 1968, con Jean Vanier il movimento Foi et Lumière. Membro del Pontificio Consiglio per i Laici dal 1984 al 1989 è stata la prima donna a tenere una Conferenza di Quaresima a Notre- Dame di Parigi (1988), ed è Cavaliere della Legion d'Onore. Autrice, tra l'altro, di Dio mi ama così come sono (Effatà, Cantalupa 2002), Mai più soli,L'avventura di Fede e Luce, (Jacabook, 2012).
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.77
Editoriale
Andiamo avanti di M. Bertolini
Articoli
Un libro interessante sull’adolescenza dei ragazzi disabili di M.T. Mazzarotto
Accettare che mi lasci di M.H.Mathieu
Come preparare il distacco di N. Schulthes
Conoscere l'handicap: la sindrome Williams di Redazione
Scuole di lavoro di Jean Vanier
Storie di rapporti umani di Redazione
Rubriche
Libri
Piccoli messaggeri d’amore: genitori di bambini con la sindrome di down,
Nella stessa barca, AAVV