Dopo il suo incontro con un bambino autistico nell’asilo che gestiva a Roma, Ingrid mise tutte le sue forze al servizio delle persone in difficoltà.
Dopo una formazione in «Pedagogia curativa» che si aggiungeva a quelle di medicina e di recitazione, e dopo diverse esperienze e iniziative, nel 1989 creò Casa Loïc: scuola laboratorio per adolescenti e giovani adulti portatori di handicap, (vedi Ombre e Luci, n. 1-1994). Con il suo aiuto sorse, nel 1998, la Casa Maria Grazia, (vedi Ombre e Luci, n. 4- 1999).
Il testo che segue, letto da un «papà» alla cerimonia di ricordo, lo scorso luglio, trasmette un po’ dello spirito e della competenza con cui Ingrid lavorava.
Portare la mia testimonianza è un atto dovuto ad una persona come In- grid.
Ricorderò brevemente solo due incontri, tra i tanti avuti in questi lunghi otto anni che hanno segnato la mia vita.
Il primo risale al settembre 1993, 27 quando ho conosciuto Ingrid per la prima volta. Era un periodo difficile e in casa eravamo disperati: quando arrivammo all’appuntamento a Casa Loie era un pomeriggio molto caldo, non c’era nessuno, ma la prima impressione non fu di solitudine, ma di serenità, di cose semplici e oneste. Ingrid ci aspettava nella casetta di legno e ci accolse con il suo sorriso, ascoltò la nostra storia, non si turbò per le parole non proprio cortesi di Chiara e ci propose un mese di prova.
Andando via, dopo il colloquio, ebbi la certezza di aver trovato il posto giusto per mia figlia: il sorriso di In- grid, la sua serenità, la sua forza interiore che a noi mancava e che lei ci trasmise, furono come un miraggio di salvezza, che si è poi concretizzato nella storia di questi otto anni.
Il secondo incontro, che ricordo ancora come fosse ieri, avvenne nella primavera del ’95. Per i primi due anni avevamo accompagnato Chiara da Roma direttamente a Casa Loïc tutti i giorni, alternandomi con Primula ed Enrico e ogni volta era ancora come se fosse stato il primo giorno, con mille difficoltà, ma Chiara in questo ambiente cresceva e maturava lentamente e noi non ce ne accorgevamo. Quella mattina di un giorno di primavera, arrivato a Casa Loïc, Chiara non volle scendere dalla macchina per qualche contrattempo e Ingrid ci venne incontro, parlò con Chiara, ma ci fu solo un’esplosione di rabbia e lacrime, con tanti danni alla mia macchina e una corsa disperata verso la campagna.
Il mio primo impulso fu di correrle dietro per consolarla, per proteggerla, ma Ingrid mi disse «Paolo, vai al tuo lavoro, Chiara non è più una bambina ormai, è adulta e capisce, non serve consolarla, deve trovare dentro di sé la forza per vincere le sue battaglie, poi chiuse lo sportello della macchina e si avviò verso Chiara.
Grazie, Ingrid, non dimenticheremo.
– Paolo Salvini, 2002
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.75
Sommario
Editoriale
Vogliamo andare avanti? di M. Bertolini
Autismo e comunicazione facilitata
Come Michele è uscito dalla sua fortezza di T. Rendina
Intervista Francesca Benassi di T. Cabras
Altri articoli
Fotoconcorso: I più piccoli a Lourdes
I miei "Piccoli Principi" di C. Cornacchione
I Condomini Solidali di Tea Cabras
Paola è venuta ad abitare con noi - Comunità Nicodemo di B. Ghislandi e U. Di Carpegna
Sottovento, Un film da vedere di F. Ascenzi
Grazie Ingrid di Paolo Salvini
Handy Cup di Redazione
Rubriche
Libri
La ragazza porcospino, Katja Rohde