Eutanasia

Conoscendo la vostra attenzione e sensibilità versi i problemi delle persone svantaggiate desidero parteciparvi le mie perplessità e direi meglio la mia ribellione riguardo ai vari tentativi per introdurre l’eutanasia. Per l’Olanda è una realtà, la legge è stata approvata dal Parlamento. La stampa italiana ne ha scritto come di un atto di civiltà. Recentemente a Milano in un dibattito promosso dalla consulta di bioetica si è insistito sul consenso informato, sulla morte dignitosa. Ma come si fa a non leggere al di là delle buone intenzioni avvallate da pochi «stoici», l’incapacità di questa nostra civiltà occidentale a fronteggiare il progressivo allungamento della vita e la reticenza a sostenere i costi? Ne è prova il fatto che per rifiutare l’accanimento terapeutico e per applicare e promuovere le doverose terapie del dolore, non occorre una legge sulla «morte di stato», ma la legislazione vigente, come anche è stato fatto presente, forse con qualche modifica, già lo permette.
Ma chi ha il diritto di stabilire quando una vita non è più dignitosa e non merita di essere vissuta?
Quanto può essere genuino il consenso di una persona indebolita dalle sofferenze?
A una società che insegue come massimo valore il bene economico, senza altre certezze, che si sta rimangiando i valori acquisiti, che ammira il cinismo quando rende, come si può consegnare uno strumento legale così terribile? Perché non si pensa all’effetto di frustrazione e di alienazione che si produrrebbe sugli anziani malati, i depressi, gli emarginati psichici e non, i portatori di handicap gravi? Si indurrebbero a sentirsi inutili, un peso per la società. Verrebbero considerati privi di dignità per la loro pretesa di voler continuare a vivere, una sorta di mobbing per portare ad auto-licenziarsi dalla vita.
Ma come far capire che la vera morte per il singolo come per la società è privarsi dell’amore, della solidarietà?
Forse occorrerà un supplemento di amore e di impegno per condividere tante situazioni di disagio gravissimo, affinché i pesi portati insieme possano diventare più leggeri.
Voi lavorate in questa direzione e io ho sempre apprezzato il vostro impegno.
Tante altre persone oggi testimoniano la solidarietà ma poiché ci si basa sui sondaggi e si considera giusto ciò che trova il maggior numero di adesioni, non si può rassegnarsi e tacere, ma, cosa fare? Un augurio carissimo a tutta la redazione, un forte abbraccio.

Maria Rosa Ciampi


È come un amico

Sono sul pullman che da Palermo porta a Monopoli. Sto andando alla festa che vedrà unire in matrimonio Daniele di Palermo e Paola di Monopoli (BA) dopo un incontro nato e vissuto in Fede e Luce. Mi sono portata dietro un numero di Ombre e Luci e l’ho letto subito, lo ho quasi divorato. Da tempo, leggendo le lettere inviate alla redazione, mi ero proposta di scrivere un messaggio anch’io perché in esse mi ritrovavo. Forse il tempo è arrivato e queste dodici ore di viaggio mi stanno facendo questo dono. Sono ormai dieci anni che Ombre e Luci mi accompagna nella vita. Aprire al postino che me lo consegna o trovarlo in casa è sempre stata una festa. È come un amico che mi viene a trovare, fedele, puntuale. Eppure sono solo dei fogli stampati e spillati!… Per me è come se fosse «vivente» forse perché immagini, testimonianze, frasi, commenti, esperienze, prendono forma attraverso di esso e diventano situazioni che mi interrogano, genitori che finisco per seguire con il pensiero, ragazzi che vorrei tanto abbracciare…
Enza Gucciardo


Spesso parlo di voi

È una grande gioia avervi incontrati nella mia strada. Brave! Bravissimi! Ogni volta il vostro giornale non mi delude, anzi mi stimola a pensare, riflettere su aspetti ignorati o «troppo conosciuti»… Siete così «luminosi» (sarebbe meglio dire portatori di luce, ma veniva «luciferini»…) che parlo spesso di voi.
Vi mando l’indirizzo di una ragazza che vorrebbe conoscere il vostro giornale.
Questo è il mio primo FAX, perché, di solito, preferisco parlare (purtroppo!); speriamo che sia l’inizio di una lunga serie. Vi abbraccio forte benedicendo e lodando il Signore che «vedo» anche attraverso la vostra generosità e testimonianza di impegno da tanti anni.
Silvana – Bagno a Ripoli (FI)

Dialogo aperto n.73 ultima modifica: 2001-03-08T10:13:44+00:00 da Redazione

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