“Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi. Finché una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a che non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da questi. Timorosa di essere conosciuta, né può conoscere se stessa, né gli altri, sarà sola.
Dove altro se non nei nostri punti comuni possiamo trovare un tale specchio?
Qui, insieme, una persona può alla fine manifestarsi chiaramente a se stessa, non come il gigante dei suoi sogni, né il nano delle sue paure, ma come un uomo, parte di un tutto, con il suo contributo da offrire. Su questo terreno noi possiamo tutti mettere radici e crescere non più soli come nella morte, ma vivi a noi stessi e agli altri”.
Per curare il vuoto
Questa specie di preghiera umana recitano ogni mattina, quando si riuniscono nei diversi gruppi, ragazzi e ragazze “Don Lorenzo Milani” di Mestre (VE).
Il centro nasce nel 1989 per curare il vuoto e l’incapacità di vivere che spinge tanti alle tossicodipendenze. In questi anni quasi un migliaio di persone (circa il 15 per cento donne) sono passati per i due anni del programma di liberazione dalla tossicodipendenza e di inserimento nella vita normale, due su tre con successo. Intanto il centro ha esteso la sua azione ad aiutare in altre forme di disagio sociale e allInserimento nel lavoro di persone fragili.
Prima di descrivere in breve le diverse attività e lo spirito di questo Centro, uno dei più importanti in Italia, conviene parlare della sua nascita, cioè parlare di don Franco De Pieri.
Don Franco De Pieri
Nato nel ‘38, ordinato sacerdote nel ’66, don Franco si occupa principalmente dei giovani nella parrocchia principale di Mestre. Tre anni dopo è parroco a Oriago dove si concentra in particolare sui giovani che manifestano disagio sociale.
Nel 1985 gli è affidata la parrocchia nel quartiere Peep di Mestre, che ha difficili problemi sociali, fra i quali una diffusa tossicodipendenza. Per questa don Franco apre una prima casa di accoglienza a Campalto. Nello stesso anno l’arcivescovo di Venezia Marco Cè lo incarica di trovare risposte al dilagante disagio giovanile nella provincia di Venezia, che porta molti alla tossicodipendenza e al mondo dell’illecito.
Nel 1986 don De Pieri, con alcuni amici fonda il “Centro di Solidarietà don Milani“, dove “il giovane che bussa alle nostre porte è l’attore principale di tutto il nostro lavoro”.
In pochi anni il centro diventa una delle principali comunità terapeutiche del Veneto.
Nel 1995 don Franco è scelto come referente dei 10 Centri di Solidarietà nell’area Veneto-Lombarda.
Oggi (2001 ndr) è consigliere della federazione delle Comunità terapeutiche Italiane (con 60 centri) ed è vicepresidente della federazione mondiale delle comunità terapeutiche.
Il Villaggio Solidale
Il 27 Ottobre è stato inaugurato il Villaggio Solidale “don Lorenzo Milani” con vari edifici nell’area di 25 ettari intorno al vecchio forte Rossarol presso Venezia.
Il Villaggio offre “uno spazio condiviso che fornisce ospitalità e possibilità di progettare, ideare, creare e lavorare insieme, a persone colpite da tutte le forme di disagio, di emarginazione e di esclusione sociale”.
In particolare nel villaggio sono in funzione:
- la casa di accoglienza femminile che ospita donne provenienti da situazione di estrema difficoltà (in genere la prostituzione forzata) e che perciò rischiano l’esclusione sociale;
- il laboratorio “Contatti”, parte del progetto “Riduzione del danno” disposto per quei giovani che non hanno la capacità di affrontare un percorso riabilitativo terapeutico e che pur nella tossicodipendenza vengono come è possibile aiutati a condurre una vita dignitosa;
- il progetto “Mastro Geppetto” che, attraverso percorsi differenti, permettediattuarelediversecapacità delle persone che vi partecipano; ne fa parte anche un programma di formazione professionale (falegnameria e officina meccanica) che mira all’inserimento nel lavoro;
- il progetto “Apriti Sesamo” che permette una esperienza lavorativa protetta ai tossicodipendenti sottoposti a provvedimenti giudiziari.
Il metodo e la cultura
Sul metodo e sulla cultura del Centro Don Milani nell’affrontare i problemi del disagio estremo, ho ascoltato don Franco De Pieri (molto concreto e diretto) nel suo modesto studio in una delle prime case del Centro e Michela Cestarollo (molto comunicativa e competente) del centro studi, responsabile delle relazioni esterne. Un punto di forza del Centro è la collaborazione con lo Stato, la Regione, gli enti pubblici.
Il terreno del Forte Rossariol che ospita il villaggio è stato concesso in comodato gratuito. La collaborazione con l’amministrazione è essenziale anche considerando le spese imposte dall’adeguamento degli edifici alle norme previste dalle leggi. Le regole mirano al buon funzionamento delle comunità e sono importanti per garantire gli operatori e per evitare improvvisazioni in questo campo delicatissimo.
Nel Centro c’è un’ispirazione religiosa di fondo, ma non una catechesi.
Il servizio ai ragazzi è gratuito. Lavorano per il centro, operatori e un centinaio di volontari. I primi hanno una specializzazione e, appunto “lavorano”; i secondi danno al Centro il respiro della solidarietà e della libertà. Molti operatori hanno cominciato come
volontari. Infatti, ognuno che lavora qui ha uno spirito particolare oltre alle capacità tecniche, che alimentiamo con continui corsi di formazione.
I volontari operano in quasi tutti i settori e le iniziative del Centro, e principalmente nella “Associazione Famiglie” e nell’attuare le attività ricreative, sportive, culturali, artigianali che sono una parte importante della proposta del Centro ai tossicodipendenti.
Nella Associazione Famiglie, nata nel 1986, si incontrano in “Gruppi di auto-aiuto” genitori, familiari, compagni e compagne che vogliono rimanere vicino alle persone che entrano nel “Programma” per uscire dalla tossicodipendenza. In questi gruppi si cerca di capire e mettere in discussione il sistema di valori e di rapporti nel quale il giovane è fuggito verso le “droghe”; nella speranza che, uscito dal programma, il giovane trovi un ambiente familiare diverso.
Progetto Uomo
A parte il lato associazionistico, le attività del centro sono attuate tutte in cooperative. La Cooperativa “Unione” (Sociale di tipo A) comprende il settore Terapeutico (nato nel 1986) e il Centro Studi (nato nel 1995).
Al Terapeutico fanno capo i progetti: Uomo, Mastro Geppetto, Madre Bambino, Diurno, Ca’ Turcata, Ulisse, Casa di Peter, e il Servizio Diagnosi e Valutazione.
Il “Progetto Uomo” è la parte principale del percorso di uscita dalla tossicodipendenza; ha tre fasi con relative strutture: Accoglienza. Comunità Terapeutica. Reinserimento.
Il giovane tossicodipendente arriva al Centro Don Milani passando sempre per il servizio pubblico (Sert).
Il Servizio Pubblico è diventato meno rigido con gli anni e suscita meno diffidenza nei giovani in crisi. Qui, la gran collaborazione tra pubblico e privato è un modello in Italia. Il giovane che ricorre al Centro di solito ha investito tutte le sue energie in uno stile di vita “negativo” nel quale non c’era possibilità di prendersi cura del suo corpo, della sua formazione, dei suoi stessi interessi importanti; ha dietro tutta una serie di fallimenti sia affettivi che pratici e perciò non ha più stima di sè. Il “Progetto Uomo” mira a far sì che la persona recuperi le risorse che ha perso, a cominciare dalla stima di sè, e prenda la responsabilità della propria vita.
L’operatore avvia il suo lavoro da questa idea: la tua vita è stata un fallimento, cerchiamo di capire le ragioni.
Il giovane che entra nelle strutture di Accoglienza, comincia a vivere giornate che danno il senso della regola, del limite. Ci sono orari da rispettare, cose da fare, impegni, sia a vantaggio della persona che della casa in cui vive. In questa fase l’operatore fa la parte del genitore.
Quindi il giovane entra in gruppi di autoaiuto, nei quali gli operatori (due con otto giovani) fanno “da specchio” in modo che la persona “si veda” e cominci ad aiutarsi. L’operatore sta attento a non creare dipendenza da sè; il fine del progetto (dopo circa 6 mesi in Accoglienza, 12 in Comunità Terapeutica e 6 in Reinserimento) è mettere le persone sui loro piedi.
Nel periodo in Comunità Terapeutica, il giovane ha incontri con i familiari, i quali intanto hanno fatto un percorso nei gruppi di autoaiuto dell’Associazione Famiglie. Spesso i primiincontriconifamiliarisono estremamente carichi di emozioni. Dei giovani che escono dal programma, circa un terzo ricade nella tossicodipendenza. I ricaduti che ricorrono di nuovo al Centro sono inseriti in un altro programma. Di questi il 30-40 per cento non ce la fa a “uscire”. Per questi il centro attua interventi per “ridurre il danno”; per esempio, camper per distribuire siringhe, un laboratorio artistico di cartapesta per le persone sotto metadone, ecc.
Struttura del Centro
Tutto questo per dare una idea del modo di procedere e delle strutture del Centro di Solidarietà Don Milani. Una descrizione anche breve delle altre attività sarebbe troppo lunga; conviene darne solo un elenco, in modo che chi sia interessato all’una o all’altra possa chiedere informazioni.
Del Centro Studi, l’altro ramo della cooperativa “Unione” fanno parte le attività: Archivio e Documentazione, Ricerca, Progettazione, Valutazione, Prevenzione, Pubbliche Relazioni e Raccolta Fondi, Formazione, Progetti, Collaborazione con Enti Pubblici.
Vi sono poi le tre Cooperative Sociali di Tipo B: Labora, Co.Ge.S., Donna Lavoro.
- Alla LABOR (nata nel 1991) fanno capoleattivitàdi:Manutenzione Edili, Manutenzione Carpenteria Metallica, Falegnameria, Officina, Affissione Manifesti, Dipinture, Settore Agricolo, Cartongesso, Laboratori Protetti.
- La Co.Ge.S. si occupa di Gestione Campi Profughi, Gestione Servizi Amministrativi (per esempio, ha l’appalto dei servizi di segreteria e centralino di tre grandi ospedali), Archiviazione Dati, Gestione Mense.
- Nella DONNA-LAVORO si gestiscono servizi: all’Infanzia, Socioassistenziali, Turistici, Culturali.
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.76
Sommario
Editoriale
E si accende una stella di M. Bertolini
Articoli
La lezione di un clown di M.T. Mazzarotto
La Locanda dei Girasoli di Redazione
Per un Natale con qualche cosa in più di H. Pott
La Comunità “Il Roveto” di M. T. Mazzarotto
Un dono di poesia a cura della Comunità il Roveto
Noi quattro: la comunità "il Roveto" di Redazione
Famiglie: una riflessione di Padre Roberti di Padre Roberti
Stelle d’oriente di
Novità per l'handicap di Redazione
Lo straniero di Redazione
Rubriche
Libri
La seconda occasione, Carla Cerati
La ragazza delle lumache, Carla Cerati
Inno alla vita, Erika Gazzola
Nessuno bambino nasce cattivo, Fabrizio Mori