Fin da piccola mi è sempre piaciuto scrivere poesie e nel 1989 grazie all’aiuto del Centro AIAS di Massa Carrara sono riuscita a pubblicare la mia prima raccolta dal titolo “Emozioni”. Ora scrivo articoli sulle problematiche dell’handicap, e su vari argomenti e testi narrativi. Oltre alla scrittura mi piace molto leggere, ascoltare la musica ed essere circondata da amici simpatici e allegri. Faccio parte di una comunità Fede e Luce appena nata e dovrei iniziare a coordinare un Centro di Documentazione Handicap del Comune di Carrara.
Stranamente, quando mi capita di parlare o di pensare alla solidarietà, associo questa parola, non a principi umani ed evangelici, bensì ad un testo puramente laico, cioè ad una breve e comica novella di Italo Calvino, intitolata appunto “Solidarietà” tratta dalla raccolta Prima che tu dica “Pronto“. La vicenda intessuta nell’assurdità e nell’irrealtà, proprie dello stile dell’autore, racconta di un uomo che passeggiando tranquillamente in una normale serata, si imbatte in una banda di ladri, che sta faticando e sudando per scassinare la saracinesca di un negozio.
L’uomo rimane talmente colpito dalla fatica dei ladri che, senza troppo pensare e soprattutto senza giudicare, si lascia subito coinvolgere nel loro intento, con la sincera volontà di aiutarli. Dopo avere svaligiato il negozio, l’uomo viene inviato, da un partecipante al furto, a fare da palo sulla strada. Qui trova in agguato e all’erta un gruppo di poliziotti, che da tempo, era sulle tracce di quella stessa banda di ladri. Anche in quest’occasione, all’uomo viene spontaneo partecipare ed offrire la sua opera per il giusto intento di catturare la banda. Durante l’inseguimento si trova di nuovo a raggiungere i ladri e a condividere in tutto e per tutto la loro fuga. Finché nella confusione totale, sente allontanarsi le grida dei poliziotti e le voci dei ladri, ritrovandosi solo e riprendendo tranquillamente la sua passeggiata.
Questa novella, nella sua comicità ed irrealtà, mi ha sempre fatto riflettere sul significato di solidarietà; cioè sulla nostra disponibilità a lasciarci coinvolgere dalle vicende degli altri, dalla nostra attiva partecipazione e condivisione delle loro sofferenze, facendole profondamente nostre, come l’estraneo passante che nel momento di fatica degli altri, fa sua tale fatica, mettendosi subito in gioco in prima persona, senza paure e senza tante domande; avendo la capacità e la volontà di incarnare e di immedesimarsi nelle situazioni, nel ruolo e nello stato degli altri, sentendosi profondamente sia ladro che poliziotto.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.69, 2000
Sommario
Editoriale
Rosamaria di M. Bertolini
Speciale: La sua vita nelle loro mani
Gli siamo grati per questo di T. Cabras
La sete e l’acqua della speranza di don Marco Bove
“Coraggio Immacolata!” di Pennablù
Articoli
Mettersi in gioco di Silvia Tamberi
A proposito di sentimenti: la recensione a cura di T. Cabras e N. Livi
Villaggio senza barriere di M. Lenzi
Conferenza nazionale sull’handicap di C. C. Barbieri
La sofferenza di J. Vanier
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Libri
Il libro di Johann “Io vi ho amati tutti”, Johann Heuchei
Clara va al mare - Recensione, Guido Quarzo