Non credo
al diritto del più forte
al linguaggio delle armi,
alla potenza dei potenti.
Voglio credere
al diritto dell’uomo,
alla mano aperta,
alla potenza dei non-violenti.
Non credo
alla razza della ricchezza,
ai privilegi,
all’ordine stabilito.
Voglio credere
che tutti gli uomini sono uomini
e che l’ordine della forza
e dell’ingiustizia
è un disordine.
Non credo
di non dovermi occupare
di ciò che succede lontano da qui.
Voglio credere
che il mondo intero è la mia casa
e il campo dove seminare,
e che tutti mietono
ciò che tutti hanno seminato.
Non credo
di poter combattere
l’oppressione laggiù
se tollero l’ingiustizia qui.
Voglio credere
che il diritto è uno, qui e là,
e che non sono libero
finché un solo uomo è escluso.
Non credo
che la guerra e la fame
siano inevitabili
e la pace inaccessibile.
Voglio credere
all’amore dalle mani nude
e alla pace sulla terra.
Non credo
che ogni pena varrà.
Non credo che il sogno degli uomini
resterà un sogno
e che la morte sarà la fine.
Anzi, oso credere
al sogno di Dio stesso:
un cielo nuovo, una terra nuova
dove abiterà la giustizia
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.68, 1999
Sommario
Editoriale
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Articoli
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