I bambini non sempre riescono ad esprimere la loro sofferenza, spesso la nascondono anche a se stessi, la ignorano e la mettono da parte.
Talvolta anche gli adulti non riescono a toccare con mano il proprio dolore e la propria rabbia e capita che la vedano proiettata sui loro figli.
In questo caso c’è un bambino che forse si vergogna dei propri sentimenti e tende a nasconderli, ma non sappiamo come la mamma viva e faccia vivere al figlio la malattia del papà.
Sia la mamma che il figlio hanno bisogno di un aiuto specifico. E pertanto opportuno indirizzare la signora da uno psicologo del Servizio Materno Infantile della ASL di zona, perché lei stessa sia aiutata, attraverso una consulenza, a sostenere suo figlio.
Sarà poi la mamma a rendere consapevole il bambino della possibilità di condividere la propria sofferenza con una persona preparata, per arrivare a tollerarla meglio.
È molto importante che il bambino parli di come sta vivendo la malattia del papà: far finta di niente è rischioso per lui. Il dolore ignorato può fare cambiare il carattere, ma può anche fare ammalare.
La maestra da parte sua dovrebbe accogliere ogni manifestazione del bambino ascoltandolo senza giudizi che possano rinforzare in lui sensi di colpa, favorendo il dialogo perché egli riesca a liberare un po’ della sua aggressività verso la malattia del padre e possa avvicinarsi di nuovo a lui con rinnovato affetto.
Un altro aiuto importante che può dare la scuola – anche in collaborazione con i Servizi Sociali Territoriali – è quello di favorire il più possibile la vita di relazione del bambino: fargli frequentare una ludoteca o un’attività della parrocchia, campi-scuola, soggiorni estivi, ecc. È importante anche sensibilizzare qualche famiglia della classe che possa invitarlo a passare insieme del tempo libero e faciliti la sua partecipazione alle attività suddette. Questo costituirebbe anche un aiuto per la mamma che forse da sola non ce la fa a fare fronte a tutti gli impegni familiari. Offrire un po’ di spazio al bambino significa inoltre far sentire meno sola una famiglia che soffre.
– Rita Massi, 1999
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.67, 1999
Sommario
Editoriale
C’è qualcosa di nuovo di M. Bertolini
Se papà o mamma è disabile
Perché mio papà non può giocare con me? di Monica
Per aiutarlo di R. Massi
Un pò alla volta intervista di Huberta Pott
Hanno avuto un grave incidente
Papà è cieco di M. Caterina
Altri articoli
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Verso la maturità di J. Vanier
Laboratorio “La Stelletta” di T. Cabras
Libri
Una persona vera, Gunilla Garland
Vivere con u nfiglio down, D.e G. Carbonetti
L'abbraccio benedicente H.J.M. Nouwen
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