Negli ultimi anni diversi film italiani e stranieri hanno avuto per protagonisti, o tra i personaggi principali, ragazzi o uomini e donne disabili. Trasmissioni televisive, nuove riviste specializzate, servizi e articoli di settimanali e quotidiani, hanno richiamato spesso l’attenzione su storie private e problemi delle persone disabili. E continuano ad accadere cose significative: film sull’handicap trasmessi dalla televisione in prima serata, compagnie teatrali formate da malati mentali presentano spettacoli in teatri storici, il celebre fotografo pubblicizza i maglioni della celebre azienda facendoli indossare da ragazzi disabili, il libro “Un fratello da nascondere” ottiene il premio Andersen come migliore libro per ragazzi: la protagonista è un’adolescente sorella di un ragazzo gravemente disabile (ne parliamo qui).
Non ci sono dubbi: sono cambiate la cultura e la sensibilità che circondano l’handicap e i mass-media dedicano a questo problema attenzione e risalto impensabili fino a una decina di anni fa. Di conseguenza dobbiamo chiederci anche noi di Ombre e Luci se c’è posto oggi per il nostro piccolo giornale, se ha senso continuare a pubblicarlo se, dopo quindici anni, ha ancora un compito e quale.
Filo diretto. I nostri lettori sono i nostri amici, o amici di amici, persone viste una volta o ascoltate per telefono, che condividono con noi un interesse forte, hanno preoccupazioni e impegni che conosciamo bene, che ci accomunano che, in qualche maniera rientrano nell’ambito della disabilità. Tutto quello che scriviamo su Ombre e Luci è diretto a ciascuno di loro, dovrebbe interessare e aiutare un po’ ciascuno di loro; tutto quello che loro ci dicono in un modo o nell’altro trova spazio nel nostro giornale come in un dialogo continuo. È questo filo diretto con i lettori che ci dà la speranza di poter essere per loro, nei momenti difficili, l’amico che comprende e condivide, al quale non importa spiegare tutto perché “per quei momenti” è passato anche lui, quello che, forse, saprà trovare la parola giusta perché qualcuno l’ha trovata in passato per lui.
Anche la nostra esperienza diretta di situazioni e disabilità ci sembra importante per il lavoro che svolgiamo. Abbiamo sempre cercato di indicare e raccontare secondo le nostre possibilità, quello che di nuovo si propone, nasce e si rafforza per la salvaguardia dei diritti e per la tutela delle persone disabili: ci stanno a cuore anche perché consideriamo questi fatti tappe importanti nel progresso di una società civile. Tuttavia crediamo, per le difficoltà e le complessità proprie del mondo dell’handicap, che ci saranno sempre, pur nelle innovazioni più utili e giuste, problemi particolari, disagi e sofferenze nascoste, che si dovranno evidenziare e cercare di attenuare con costanza e buona volontà, per quanto è umanamente possibile.
Messaggio speciale. Non tutto nella realtà dell’handicap fisico e mentale è superabile con risposte di efficienza e di assistenza materiale. Anche se efficienza e assistenza sono indispensabili non sono sufficienti: ne siamo convinti e ce lo testimoniano di frequente i nostri lettori.
Noi crediamo che il messaggio cristiano trasmesso da Ombre e Luci sia per molti di loro la luce necessaria a rischiarare e a rendere vivibile quello che, nella loro vita, resterebbe oscuro e insopportabile. Per questo pensiamo che il nostro piccolo giornale abbia ancora un compito.
– La Redazione , 1999
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.65, 1999
Sommario
Articoli
Ombre e Luci, oggi. Ha ancora senso? di Redazione
Lettera ai genitori di bambini speciali della mamma di Dafne
Intorno alla nascita T. Cabras e N. Schulthes
La preghiera con Maria Teresa di P. A. Roberti
I nostri grandi amici: S. Giuseppe da Copertino, il frate volante
La mamma e il teologo di M. Bartesaghi
Una nuova Casa Famiglia: OIKOS di N. Schulthes
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Libri
Vivere con l’autismo, Eric Schopler
Un fratello da nascondere, E. Laird
Più forti dell'odio, Comunità di Bose