Ha 21 anni. Il battesimo, due mesi dopo la sua nascita, non ha posto problemi: ignoravamo allora il suo handicap.
Verso gli 11 anni, sapevamo tutto. La gravità dei problemi di comunicazione con lui complicava seriamente il compito circa la sua educazione religiosa.
Avevamo cominciato con le preghiere della sera, momento privilegiato di tenerezza. Luca, che ha molta memoria, ha imparato presto il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Gloria al Padre. Cantavamo delle semplici preghiere e parlavamo al Signore così come veniva; almeno, ero io a farlo per lui.
Durante le passeggiate, Luca chiedeva lui di entrare nelle chiese. Dicevamo quelle stesse preghiere con una bella genuflessione e lui, ogni volta, diceva: «In alto, in basso!»
Ero spesso scoraggiata. Quale parte aveva il suo cuore in tutto questo? ammaestramento? condizionamento? steerotipo? dove stavamo andando? C’era veramente il Signore in fondo alla strada? Non mi stavo, forse, inventando delle storie, io, madre che si vuole cristiana e che vuole educare suo figlio nello stesso spirito? Luca, come tutti i ragazzi autistici, ama i rituali. Segue tutti come una pecora, reclama a ore fisse la preghiera, così come fa con la cena alle 19 e la passeggiata alle 14.
Ho preso contatto con un sacerdote, responsabile della catechesi speciale, e ciò che non avevo mai osato immaginare, è accaduto: Luca ha ricevuto il sacramento della Confermazione. La sera di quel giorno, abbiamo cantato insieme «Dacci, Signore, un cuore nuovo…» e, in seguito, abbiamo aggiunto questo canto alle preghiere della sera.
L’Eucarestia era allora impensabile. Luca doveva avere 14 anni, quando siamo andati con un pellegrinaggio della diocesi a Lourdes. Grande folla, gran fervore… Un amico che ci accompagnava, mi disse: «Perché Luca, in quest’occasione, non potrebbe fare la prima Comunione?» Luca non era più preparato di prima.. Avevamo spesso parlato della «Cena», del «Pane di Vita», ma ignoravo ciò che Luca poteva capire.
Vuoi ricevere il Signore?
Ho riflettuto. Mi dicevo che il Signore agisce nel sacramento anche se noi siamo nulla… Dopo tutto, dietro il velo dell’handicap, c’è il cuore che Dio solo conosce e ama. Ne ho parlato ad un sacerdote. Era favorevole.
Abbiamo preparato Luca alla meglio. Ha fatto la prima Comunione. Da allora, ogni volta che andiamo alla Messa, al momento della Comunione, gli chiedo semplicemente: «Vuoi ricevere il Signore?» Mi risponde: «Sì». So che è capace di dire anche «No», quando non vuole qualcosa.
Un giorno, prima di comunicarsi, ha detto: «È il Signore!» Ho capito allora che sapeva che quell’ostia era lo stesso Signore al quale si rivolge, come ad una persona reale, nella preghiera.
– M. K., 1995 (O.L. n. 110)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.52, 1995
Sommario
Editoriale
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Vita Fede e Luce
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