Amici a Fede e Luce
Ci sono tre componenti in un gruppo Fede e Luce: i giovani portatori di handicap mentale, i loro genitori o familiari e gli amici. Per non ripetere troppo spesso epiteti sgradevoli e per dare l’idea che si fa per amicizia e non per pietismo, abbiamo usato tre parole che, normalmente, nella vita quotidiana hanno un significato un po’ diverso.
Ragazzi. Spesso non lo sono più. Parecchi hanno vent anni o più. Sono adulti, ma rimangono bambini per molto tempo, per via dell’handicap.
Genitori. Non intendiamo tutti quelli che hanno figli, ma soltanto quelli che hanno figli disabili.
Amici. I giovani che vengono per darci una mano o per fare amicizia con noi. Ci accompagnano in quel pellegrinaggio che è la vita. Normalmente sono chiamati “volontari”.
Amico
A chi vuoi dare la tua amicizia? Ai ragazzi? Ai genitori? Agli altri amici? Spesso un giovane entra a Fede e Luce con l’intenzione di offrire la propria amicizia a un ragazzo e ben presto si accorge di aver fatto amicizia con i genitori del ragazzo: è diventato amico di casa, di tutta la famiglia. Nel tempo sono nati dei rapporti molto belli tra amici e genitori con stima e affetto reciproci. Non dobbiamo neanche sottovalutare il rapporto di solidarietà che può nascere tra gli amici. Questi vari aspetti dell’amicizia vengono approfonditi ogni tanto, per evitare le trappole, che sono tante. Qualche volta però si ferisce (non intenzionalmente) proprio quelle persone che si sono fidate di te, amico.
Amicizia con un ragazzo
Il tipo di amicizia che nasce fra amico e ragazzo dipende dalla gravità dell’handicap. In alcuni casi, quando il ragazzo è molto colpito da handicap multipli, quello che sta offrendo l’amico non è proprio amicizia, ma assistenza. Questa assistenza viene offerta con affetto, e l’amicizia è più sentita verso i genitori, che, a loro volta, sono molto affezionati al giovane che ha mostrato tanto sentimento verso il loro amato figliolo.
Se il ragazzo non è tanto grave e gode di una certa autonomia, il rapporto tra ragazzo e amico comincia a somigliare ad una vera amicizia.
In ogni caso, probabilmente, il ragazzo non ha mai avuto un vero amico. Tu, per lui, sei un eroe. Ti ama e ti amerà per sempre. Non guarderà se i tuoi vestiti sono firmati o no. Non guarderà se sei bello o brutto. Lui non sa se sei colto o no (e come può saperlo?). Lui non sa, e se sa non gliene importa, se sei figlio di un principe o di un contadino. Non ti giudicherà con le misure con cui ti giudicheranno quelli che fanno parte del mondo “normale”.
Ti amerà con un cuore puro, per quello che sei, l’AMICO.
Quando ti accorgerai di queste cose, ti sentirai umile, inadeguato forse, ma non preoccuparti. Tanto Gesù ti giudicherà allo stesso modo, e ti amerà allo stesso modo. Questo tipo di amicizia non è amicizia, secondo me, ma amore. Amore cristiano, e senza Gesù non ce la farai.
Che succede quando l’amico se ne va?
Prima o poi arriverà quel giorno quando l’amico non ha più il tempo da dedicare al ragazzo. I suoi studi sono diventati più pesanti, qualche volta lavora e studia contemporaneamente. Deve pensare al suo futuro. Si innamorerà e non è detto che la fidanzata voglia far parte di Fede e Luce. Si sposerà, avrà una famiglia e il rapporto che aveva un tempo con il ragazzo e i suoi genitori resterà un bel ricordo del passato. Sarà così anche per il “ragazzo”?
Qualche volta il motivo dell’allontanamento è un altro. E’ entrata nel gruppo una nuova famiglia con un figlio difficile. La famiglia è a terra, ha bisogno di sostegno. L’amico passa alla nuova famiglia pensando di essere più di aiuto così. Può darsi che la “prima famiglia” abbia cominciato a pesargli un po’ e ha preferito il cambio. E’ difficile criticare l’amico. Può darsi che si offenda. Non vogliamo perderlo. In fondo è un bravo amico, da molto tempo, è generoso, ma ha lasciato cuori spezzati dietro di lui.
Se nessuno riesce a spiegare a questo amico che cosa ha fatto, la cosa probabilmente si ripeterà con la famiglia nuova. Qualunque sia il motivo dell’allontanamento, puoi spiegare al ragazzo perché non ti occupi più di lui? Secondo me, lui non capirà mai, e perché dovrebbe? E’ l’amico che dovrebbe capire tutto questo prima di creare il rapporto.
Con un po’ di buon senso è possibile evitare al ragazzo la sensazione di essere stato abbandonato. Stiamo un po’ attenti ai rapporti troppo esclusivi tra un amico e un ragazzo. Non devi dargli mai l’impressione che sei sua proprietà.
È meglio che gli amici lavorino in coppia: due amici che seguono due o tre ragazzi, alternandosi tra loro. Così ogni ragazzo avrà due amici invece di uno solo e saprà di non essere l’unico ragazzo importante per quegli amici. Se uno dei due amici deve allontanarsi, l’altro deve cercare di essere fedele finché non arriva un altro amico nel gruppetto. Col tempo il ragazzo imparerà ad affezionarsi a più amici e non ad uno solo, e forse sarà possibile per lui, un giorno, sentirsi amico di tutto il gruppo.
– Olga Burrows Gammarelli
Amicizia fra amici
Delle volte diamo per scontato che gli amici andranno d’accordo fra di loro. Sono dei giovani normali. Non hanno problemi (apparentemente). Sono entrati con la stessa motivazione (ma è proprio vero?). In alcuni gruppi nasce un vero affiatamento fra gli amici. Spesso sono entrati nel gruppo insieme, forse proprio nel momento della formazione di un nuovo gruppo. Si conoscono bene fra di loro. Qualche volta si vedono al di fuori di Fede e Luce. Lavorano bene insieme. Si dividono i compiti. Sono una équipe. E’ molto bello.
Che cosa succede quando entra un nuovo amico nel gruppo? Qualche volta si inserisce subito, senza troppe difficoltà, ma qualche volta si sente come un estraneo, poco esperto, non sa bene come muoversi, ma soprattutto si sente escluso dall’affiatamento che c’è fra gli altri amici. Se nessuno sa aiutarlo, sarà deluso. Se ne va, e nessuno saprà mai perché. Oppure, come è stato confidato a me una volta, l’amico passa ad un altro gruppo, dove viene accolto a braccia aperte.
In alcuni gruppi questo affiatamento non c’è. Gli amici sono di età diversa, sono entrati in momenti diversi, ognuno si arrangia per conto suo, dando molto o poco secondo le proprie possibilità. Non è una situazione ideale. Ci vuole un bravo coordinatore, forse un sacerdote, qualcuno che riesca ad approfondire la situazione con loro.
È stata una festa, non un funerale
La chiesa era stracolma: le nostre comunità Fede e Luce, ragazzi e amici; parenti e conoscenti; compagni di scuola, maestri, professori, obiettori di coscienza che hanno seguito Chicco nelle varie strutture che frequentava. Ci siamo stretti intorno a mamma Paola, a papà Giovanni. ai fratelli Stefano e Marco., alla nonna.
Abbiamo cantato i canti che piacevano a te, Chicco; tu li cantavi con noi sorridendo, battendo le mani, danzando. Non era soltanto immaginazione la nostra: tra le lacrime, con la voce rotta dall’emozione, ti vedevamo davanti a noi ridente, guidavi i canti e saltavi dalla gioia. Non soffrivi più. 11 tuo corpo straziato dal dolore e dalle medicine giaceva nella bara. Il tuo spirito era libero e gioviale. Intorno a te si innalzavano preghiere e canti allegri. Sembrava una festa.
Abbiamo chiesto al tuo amico Gesù di accoglierti nelle verdi praterie del Paradiso, tra i santi e gli angeli, dove ora veglierai e pregherai per ciascuno di noi.
E’ facile per noi vederti col poncho bianco, segno di resurrezione, che indossavi a Lourdes nella Pasqua del 1991. Vederti con le braccia allargate, al centro dell’altare, dirigere sorridente i nostri canti.
Mi sei venuto in sogno, sorridevi come sempre quando incontravi un amico. Mi hai chiamato per nome. Mi hai detto: “Ora sono libero, sono felice, non ho più male, Gesù è bello. Fede e Luce, è bello. Mamma sa che sto bene. O.K, O.K. .
Ci insegni ad amare e ad amarci tra di noi. Senza finzioni, senza ipocrisie. Ci inviti ad esprimerci nella gioia, nella semplicità. Grazie Chicco, nostro grande amico.
– La tua amica “Guia” (Monopoli)
A Silvana
Sono una vostra abbonata e ho sentito il desiderio di scrivervi anche perché nell ultimo numero avete chiesto: “Mandateci foto ricche di significato”. Cosi ho pensato di spedirvene una, di una ragazza Down, Silvana, deceduta il 20/12/94. Questa foto di Silvana per me ha il suo significato: il gesto con cui si esprime. Alleluia, lode al Signore, un canto alla vita, felice e contenta. Mi fa pensare a una fotografia da voi pubblicata nell’ultima di copertina: c era una foto di una bimba in braccio alla mamma. ‘ Perché ci guardano mamma?” “Perché siamo belli!”. Ecco, io vorrei aggiungere, non solo perché sono belli, ma perché sono semplici e gioiosi, pure con i loro limiti e sono cosi a tutte le età.
– Marina Botton (Conselvc – PD)
Sommario
Editoriale
Aspettate, arrivo! di M. Bertolini
Creatività in teatro
Cirano insegna di M.T. Mazzarotto
Teatro in piazza di M.T. Mazzarotto
Teatro in un gruppo Fede e Luce di B. Dinale
Teatro privato di B. Dinale
Creatività
Maria e i delfini di N. Schulthes
Approfittiamo delle vacanze per imparare
Sull'Himalaya di N. Schulthes
Creatività al servizio dell'handicap
Altri articoli
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Libri
Giulia non è bella, Mary Rapaccioli
Fiorangela - Un inno alla vita, Gesuina Bergamaschi
Se mi vuoi bene, dimmi di no, Giuliana Ukmar