È con molta gratitudine che presentiamo questo libro: per Jean Vanier che ne è stato il fondamento, per Manuela Bartesaghi che ne ha trascritto il testo, per le Edizioni Dehoniane di Bologna che lo hanno pubblicato.
Ci sembra che nei suoi ritiri Jean Vanier presenti un volto tutto speciale e che si rivolga a noi con una familiarità particolare. Sembra allora di conoscerlo meglio, di percepire il suo incoraggiamento la sua capacità di illuminare un cammino dove egli è l amico, la guida. Il suo messaggio arriva dritto al cuore. Di nuovo la Buona Novella è un fatto concreto; lenisce le ferite, insegna Tamore. Non si tratta solo di parole, ma di fatti. Ciò di cui parla, Jean Vanier lo ha vissuto sulla strada che ha percorso con le persone disabili, con le comunità delFARCA e di FEDE e LUCE, e ne rende testimonianza.
Forse per questo una caratteristica di questo libro è la sua capacità di trasmettere un messaggio pratico. I punti che ognuno di noi può mettere subito in pratica sono così numerosi, così invitanti, pur nella loro difficoltà, che non ci resta che farlo… È un messaggio antico e sempre nuovo; ci rimette in discussione, ci riporta la fiducia, la pace. La gioia non è di tutte le ore della nostra vita, ma la pace interiore può esserlo. Dice Jean Vanier: «Sapete quello che succede? Dio non aggiusta le cose, ma ci dà la forza di aggiustare le cose».
Jean Vanier ci trasmette una comprensione così viva delFamore di Dio per noi, della sua tenerezza per la nostra fragilità, della possibilità di riconciliazione – con Lui, tra di noi – che la pace diventa reale e possibile. “È bello scoprire di essere amati da Dio e nello stesso tempo è anche un po’ difficile. Vi invito a prendere del tempo in questi giorni per scoprire che un ritiro può essere un momento molto bello nel quale si scopre di essere amati da Dio, un momento nel quale posso rileggere la mia storia per scoprire come Dio è nella mia vita, come Dio mi conduce e che l’unica cosa che posso fare è di abbandonarmi a lui. Ma un ritiro può comportare anche elementi più dolorosi; forse potrò arrivare a scoprire tutti i miei blocchi, le mie paure, specie le mie paure di Dio, blocchi e paure nei confronti dei quali non si sa bene cosa fare perché derivano dall’educazione, dalle difficoltà che ho vissuto. Ecco, un ritiro può essere che un po’ difficile: l’importante è accogliere ciò che Dio vuole darci.”
Un ritiro con Jean Vanier ci apre nuovamente gli occhi e il cuore. Come è facile che occhi e cuore si chiudano, che le abitudini, le difficoltà quotidiane, le emozioni, gli stress pongano ostacoli alla nostra comprensione! «Come conservare questa specie di speranza che è in noi e che brilla nella nostra vulnerabilità? Direi che la mia sola preghiera partendo di qui è che ognuno di voi possa arrivare a credere in se stesso… credere nel proprio cuore, credere nelle intenzioni più intime del cuore, perché nel più profondo di noi c’è sete di amare, di creare, di riconciliazione”.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.59, 1997
Sommario
Editoriale
La loro vita nei film di M. Bertolini
Articoli
«Figli di un dio minore»
«L’ottavo giorno»
«Rain man»
«Il mio piede sinistro»
Catalogo ragionato di film dedicati al tema della disabilità
Il compleanno di Chiara
Premio «Paolo VI» a Jean Vanier
La nostra casa di M. Bartesaghi
Libri
Venite e vedete – Un ritiro con Jean Vanier
E dopo parliamo d’amore