Alice Sturiate aveva compiuto da poco dodici anni quando mori all’improvviso, circa un anno fa, piegando il capo sul banco di scuola mentre rideva per la battuta di un compagno. Aveva una malattia gravissima, l’atrofia muscolare spinale, che si era aggravata nel tempo impedendole di camminare, e in seguito anche di reggersi in piedi. Aveva subito quattro operazioni. Le sue poesie, le pagine dei suoi commenti e del suo diario, sono state raccolte in questo piccolo volume che in pochi mesi è diventato un best seller.
Il libro ci insegna a conoscere e a capire questa bambina e ci porta ad amarla come è stata amata da chi l’ha conosciuta. Tutti hanno parlato della sua allegria, del suo calore umano, del suo sorriso. Questo sorriso lo troviamo spesso nelle fotografie del libro ed è un sorriso luminoso che dice tante cose.
Ma queste pagine rappresentano qualcosa di più: ci permettono di avvicinarci un poco, per quanto possiamo riuscirci, al mistero di Alice e al suo slancio interiore verso chi le stava vicino. Alice ha saputo esprimerlo con la sensibilità e l’entusiasmo che l’hanno caratterizzata. Ha osservato la natura, le persone intorno a lei e se stessa con un’intensità che ora si fa improvvisa gioia scoppiettante, ora turbamento, ora ammirazione, ora indignazione. A volte vola con la fantasia e vorrebbe trovarsi tra le stelle o fare l’astronauta; a volte osserva con meraviglia un tra- monto, le nuvole, la neve, il mare… Leggendo viene fatto di non pensare più alla carrozzella, agli interventi chirurgici, alle lacrime. E raro che lei parli delle sue sofferenze e del suo handicap. Il padre racconta: «Alice sorrideva alla sfida, combatteva la sua battaglia, affrontava dubbi e frustrazioni con poche lagrime (ci mancherebbe) e con grande coraggio, serena e consapevole. Ha sempre fatto così. Chi l’ha conosciuta ne restava colpito. È una delle cose che rendevano Alice così indispensabile. In lei si rifletteva una misura che ristabiliva le nostre proporzioni, il peso dei nostri problemi, il senso della vita e la gioia di viverla».

II libro di Alice «è nato per il bene di molti: per addolcire gli amari e rafforzare i fragili, per rendere più leggeri i vecchi e più bambini i bambini; per rendere tutti un po’ più pazienti e sapienti».

Vorrei che questo libro fosse dedicato a tutti i ragazzi disabili. Poiché è di loro che si parla: l’esigenza di amare e di essere amati, la richiesta delle cose belle, anche di quelle minime che si presentano in tanti momenti della vita quotidiana, l’amore per la vita, per le attività, per gli amici.
Alice senza saperlo ha dato voce a chi non sa esprimersi: conosce se stessa, possiede il dono di scrivere e non si tira indietro.
La sua mamma e il suo papà le hanno dato la possibilità di farlo. E l’hanno sorretta gli amici, tanti, che sono stati intorno a lei. La loro presenza è stata essenziale. Scrive: «Il vero amico è chi è sempre disponibile a darti una mano, non solo quando ne ha voglia o quando non ha nient’altro da fare». Ed ecco una scenetta che le riassume tutte: «Stavamo là in cerchio tutti insieme a guardare il mare e a scherzare, poi tutti nell’acqua e di nuovo fuori, tutti sempre insieme, quasi fossimo una cosa sola».

N. L., 1995

Il libro di alice ultima modifica: 1997-03-25T11:03:18+00:00 da Redazione

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