Oggi in quarta B si lavora in gruppo. Il materiale per la ricerca è stato raccolto nel corso degli ultimi due mesi e oggi ogni gruppo comporrà alcune pagine complete di foto, illustrazioni, brevi testi che, uniti, formeranno il lavoro collettivo. C’è grande eccitazione mentre cinque ragazzi, indicati dall’insegnante, scelgono i compagni. I ragazzi scelti via via si avvicinano al capogruppo.
— Vedremo se con questo sistema lavorerete meglio! — aveva detto l’insegnante cedendo alle richieste dei ragazzi. E le cose sembrano andare bene. Non ci sono lamentele o rifiuti mentre il gruppo dei ragazzi «da scegliere» si assottiglia sempre più. Ecco, ancora otto; ora sono solo quattro. Ma chi rimane per ultimo?
— Io quello non lo voglio, fa solo pasticci…-Maestra, ci disturba sempre!-Io preferisco se restiamo in quattro.-Beh, anche io, se è per questo! — Flavio sta a guardare e a sentire.
Con gli occhi, improvvisamente seri, osserva i compagni che parlano di lui. Quelle parole lo colpiscono come pietre, anche se non tutte sono comprensibili. — Ma sono i « suoi amici? Cosa succede? Perché nessuno lo vuole? —
Come da grande distanza, gli giunge la voce della maestra che rimprovera e spiega. Ma non sono parole per lui, non lo riguardano.
Da lontano vede i gesti scomposti dei compagni, le facce irate, gli occhi minacciosi.
Ma ora questo non ha importanza, niente ha più importanza, perché Flavio si sente improvvisamente diventare piccolo, sempre più piccolo. Ora non ha quasi più peso: può allargare le braccia, anzi le ali… le ali perché, senza rendersene conto, per magia, Flavio si è trasformato in un uccellino. E un bel pettirosso con le piume castane spruzzate di rosso, il capino rotondo dritto sul collo esile, gli occhi neri vivaci e mobilissimi. Come è contento Flavio! Vola in alto, sopra le teste dei compagni che gridano senza capire; vola sopra la lavagna, sopra la libreria. Le sue ali battono contro il soffitto, urtano la lampada al neon, la carta gegrafica… Tra un momento la maestra dirà: — Ecco, aprite la finestra, Flavio se ne va. È libero. Non potete più fargli del male. Ha capito che, con voi, non poteva proprio restare… voi invece non avete capito.
Ora la finestra è aperta; i rami verdi del pioppo a pochi metri sembrano invitarlo: — Vieni, Flavio, vieni! —
Ma Flavio-pettirosso non sa decidersi. Guarda dall’alto i suoi compagni che lo indicano, che agitano le braccia e lo chiamano. Ecco Claudia, la capitana della squadra di pallavolo, che gli ha insegnato a schiacciare; ecco Roberto, compagno di bicicletta e Luigi che abita proprio vicino a lui. Alla mattina vengono a scuola insieme e insieme comprano la pizza al bar… C’è Irene in quell’angolo, che ora sta piangendo, chissà perché; prima strillava più forte di tutti: Sono i suoi compagni, i suoi amici, delle volte amici veri, delle volte…delle volte…Flavio vorrebbe volar via lontano come un uccellino liberato. — Flavio, Flavio! — sono i compagni che lo chiamano. Le loro voci lo raggiungono di nuovo e il suo volo ora è meno alto, meno affannato.
— Flavio, non dar retta a sti secchioni! Lo facciamo io e te il gruppo più forte… ci mettiamo pure la maestra!
È Luigi che parla, ora, Luigi il ripetente, il campione di tiri in porta e di battute spiritose. La sua manona afferra saldamente l’avambraccio di Flavio-pettirosso e Flavio si ferma; non vola più, ride e appalude con gli altri.
La finestra si chiude, l’albero è lontano, i compagni sono vicini, tutti intorno a lui.
E poi entra la bidella: — Mbeh, ragazzi, è suonato; non la volete fare oggi la ricreazione? —
– Pennablù, 1997
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.58, 1997
Sommario
Editoriale
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Articoli
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Sordo cecità: conoscere per prevenire. Comunicare con una persona sordocieca
Un hamburger fatto bene di N.Schuìthes
Dedicato ai bambini - Flavio di Pennablu
Come progettare una comunità di M. Bartesaghi