I genitori che hanno ricevuto per il figlio una diagnosi di autismo incominciano quel «tragico pellegrinaggio» che Gloria Laxer ha descritto così: «Andranno da un servizio pubblico all’altro, da un medico all’altro, per anni, senza ricevere una risposta chiara né sulle cause degli attacchi di cui soffre il figlio, né sui metodi che potrebbero essere più efficaci».
I metodi terapeutici e educativi utilizzati maggiormente in Europa possono essere divisi in due grandi categorie: quella d’ispirazione psicoanalitica e quella che si basa su trattamenti «comportamentali».
L’approccio psicoanalitico fu raccomandato fin dagli anni quaranta da Bruno Bettelheim. Egli considerava l’autismo come una malattica mentale la cui origine stava probabilmente in una «difficile interazione» tra il bambino e i suoi genitori.
L’obiettivo fondamentale di questo metodo è di aiutare il bambino a «costruirsi una storia personale coerente» per «aprirlo al rapporto con gli altri». Gli psicoanalisti non fanno per lui diagnosi premature che potrebbero dare illusioni per il futuro. L’apprendimento scolare viene affrontato con prudenza fin tanto che il bambino non è in grado di esprimere i suoi desideri profondi.
Questo tipo di presa in carico, che era molto diffuso negli anni sessanta e settanta, si fermava a vent’anni.
Recenti esperienze sui metodi educativi
Anche i metodi basati sull educazione hanno un origine anglosassone e mirano a stabilizzare il comportamento del bambino con un «apprendimento di capacità elementari». Quello più noto è il metodo TEACCH. Al contrario dell’apprendimento psicoanalitico raccomanda una diagnosi precisa e precoce: si tratta di valutare le capacità di percezione, di motricità, di imitazione e di coordinazione del bambino, di conoscere le sue prestazioni cognitive e verbali e le potenzialità da far fruttificare.
A partire da questo bilancio gli educatori, sempre in dialogo con i genitori, elaborano per il bambino un programma educativo individuale. «Si cerca di fornirgli uno strumento di comunicazione (per esempio un oggetto che corrisponde a un’azione), si struttura o l’ambiente e il tempo per rendere concrete le informazioni (si va in un determinato luogo per fare una determinata cosa), si impara a variare l’immagine e l’azione (ciò può andare da un simbolo molto concreto alla parola). Il metodo TEACCH utilizza dei «rinforzi», prima positivi, poi negativi. (Per i suoi avversari si tratta di «ricompense» e di «punizioni»). Regolarmente vengono fatti dei test per vedere se il bambino progredisce.
Altri metodi si ispirano a procedimenti «comportamentali» dello stesso tipo, anche se non hanno lo scopo di offrire una presa in carica globale del bambino. Sono piuttosto «strumenti» di apprendimento della motricità o della comunicazione.
Nello stesso modo la comunicazione facilitata offre alla persona autistica un «supporto di comunicazione»: il quadro è costituito da immagini o da lettere dell’alfabeto, dalla macchina da scrivere, dal computer. Una persona chiamata «facilitatore» sostiene il polso della persona autistica per supplire ai suoi disturbi neuromotori.
Fino a che si troveranno le cause
Che risultati attendersi da questi metodi?
«L’assenza di studi comparativi non permette alcuna conclusione concreta sull’eventuale superiorità di un tipo di presa in carica rispetto a un altro». Evidentemente questa non è l’opinione di numerosi genitori e professionisti che aderiscono con speranza e convinzione agli obiettivi perseguiti da uno o dall’altro metodo. Fintanto che non conosceremo le cause dell’autismo questi sforzi però «permetteranno di migliorare alcuni sintomi e di favorire lo sviluppo della comunicazione».
I genitori desiderano soprattutto che, al di là delle controversie, spesso appassionanti, i loro bambini possano beneficiare di ciò che ogni metodo ha di più positivo.
– Jacques Labrousse 1996
O. et L. n. 113
Questo articolo è tratto da
Sommario
Editoriale
Sono molti ad aspettare di M. Bertolini
Dossier: il mistero della persona autistica
Ma Costanza danza col vento di F. Trionfi
Che capisce? E noi? di A.M. Vexian
A 37 anni Cati progredisce di Denise Herbaudiere
Autismo e psicosi infantile negli articoli di Ombre e Luci di Redazione
Catechesi anche per le persone autistiche di H. Bissonier
Quale metodo scegliere di J. Labrousse
Ho guadagnato un anno al «Carro» di F. Ascenzi
Dopo di noi
Dopo di noi - Sono molti ad aspettare
Rubriche
Lbri
Prigioniero di me stesso - Viaggio dentro l'autismo, Birger Sellin
Un bambino speciale in famiglia, D. Kimpton
Vestita di nuvole, M. S. Bellini