Itaca è un centro privato di assistenza psichiatrica e di riabilitazione psicosociale che si rivolge a pazienti di ambedue i sessi, tra i 20 e i 50 anni, che abbiano avuto crisi psicotiche e che si trovino attualmente in stato di «convalescenza psichiatrica». ITACA sta a Roma in Via Flaminia Nuova, 219 (tei. 36307831) dove è nato circa tre anni fa.
Qui i pazienti trovano il luogo dove esprimere se stessi attraverso piccole attività manuali ed artistiche (disegno, ceramica, pittura, collage, ecc.), dove ritrovare quelle parti di sé che funzionano ancora e, a partire da queste, prendere di nuovo in mano la propria vita per esserne protagonisti.
Attualmente ITACA accoglie 10 persone che si distribuiscono nelle varie giornate secondo un ritmo personalizzato e stabilito volta per volta insieme alla famiglia e agli operatori. Non sono mai più di sei, e sono seguiti da tre operatori che si occupano specificamente di ognuno di loro. Gli operatori in tutto sono cinque, (1 psichiatra, 3 psicologi, 1 consulente tecnico artistico) ed hanno tutti una formazione psicoanalitica che si basa sul pensiero e sull’opera di Wilfred Bion.
Siamo stati a trovarli: il lavoro del Laboratorio si svolge in un appartamento luminoso e accogliente. La musica classica che si sente nel sottofondo, la concentrazione nel lavoro e l’evidente stretto rapporto fra i pazienti, fra pazienti e operatori, e fra gli operatori fra di loro, indicano la cura dei particolari e la finalità terapeutica di ogni gesto.
La stanza per la terapia individuale, la stanza per la terapia di gruppo, il giardino, si articolano intorno al nucleo centrale, il vero e proprio laboratorio. Qui tutto parla dei pazienti e ai pazienti attraverso le loro opere esposte sugli scaffali e sui muri, gli ampi tavoli per lavori di gruppo, l’angolo della musica e l’angolo bar che costituisce uno spazio di relax durante le ore di lavoro. E prevista per il 15 giugno dalle 9 alle 20 la consueta mostra vendita gestita dai pazienti in prima persona.
Il lavoro portato avanti nel laboratorio si integra a quello svolto con le famiglie, ai soggiorni estivi, alle visite culturali, alle gite, ecc. La collaborazione con i medici personali dei pazienti viene favorita al massimo. In alcuni casi è stato possibile per il pagamento della retta spettante alle famiglie usufruire di un «assegno terapeutico» pagato dalla USL.
Ci auguriamo che luoghi come questi si possano moltiplicare, che trovino un appoggio concreto da parte delle istituzioni e possano contribuire a colmare quel vuoto di interventi terapeutici e di attività protetta che sentiamo immenso intorno a noi.
– Natalia Livi , 1996
Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.54, 1996
Sommario
Editoriale
In pizzeria di M. Bertolini
Articoli
I miei trenta anni all’Arca di J. Vanier
Alcuni termini per capire meglio l’handicap
Lascia che vada a vivere fuori casa di A. Richardson
Formazione morale e disabili
Anche loro hanno una propria storia di M. Couant
Itaca: laboratorio di attività artisticadi N. Livi
Un teatro diverso di S. Fadel
Rubriche
Libri
Terapia della realtà - Una sfida: la pedagogia della Condivisione, G. Paolo Ramonda
Lettere sul dolore - Uno sguardo sul mistero della sofferenza, E.Mounier
Attività didattiche per bambini-autistici-scuola, E. Schopler, M. Lasing, L. Waters