La foto sulla copertina del libro è parlante: rappresenta con grande evidenza un dialogo, uno scambio, una connivenza tra il bambino e l’adulto. In questo consiste lo spirito del libro e l’Autrice lo dice chiaramente: «Il bambino piccolo, con handicap o meno, si pone, fin dall’nizio, come partner attivo nello scoprire il mondo e nel costruire la sua personalità». Ma bisogna aiutarlo. Questa convinzione ha portato l’autrice, fisioterapista di lunga esperienza, a fondare Centri di Assistenza Educativa per i piccolissimi (C.A.E.).
Questi Centri sono prima di tutto luoghi di accoglienza per i genitori: genitori colpiti dal dolore davanti al bambino «inatteso», disorientati, in gran parte, proprio a causa di questa sofferenza. «Aiutiamoli ad andare avanti, con le nostre mani, con il nostro sapere, con il nostro cuore». E questo approccio concreto, questo sapere e questa convinzione, che animano il personale dei CAE. Viene dedicata ogni cura al primo appuntamento con i genitori: il rispetto e l’accoglienza sono fatti anche di piccoli dettagli!
Da quel primo momento i genitori vengono coinvolti in tutto ciò che si fa per il bambino e sono aiutati anche, se è necessario, ad inserire il bambino nel modo migliore, nell’asilo nido e nella scuola materna.
Quello che colpisce in questo piccolo libro è la parole «rispetto» usata tanto frequentemente quando si parla del bambino stesso, e insieme il concetto di «progetto di vita», che, fin dal principio, guida gli interventi degli educatori e la loro collaborazione con i genitori.
Non si parla mai, infatti, di semplice ginnastica, di programmi terapeutici, ma piuttosto di «risveglio alla vita» per ognuno di questi bambini, siano ciechi, sordomuti, handicappati fisici o mentali.
Janine Levy parla di «emozione negli incontri», del piacere di stare insieme che è ugualmente condivisa dal bambino e dall’educatore. Ma i giochi e le tenerezze degli incontri non sono fini a se stessi: ogni attività è concepita sulla base di una sicura conoscenza della psicomotricità e della psicologia del bambino.
Ci auguriamo che questo libro venga presto tradotto anche in italiano perché si possa realizzare ovunque il suo sottotitolo: «Dall’accoglienza all’integrazione». Ci auguriamo che ogni medico scelga di comportarsi come uno dei collaboratori dell’Autrice: «…quando il bambino nasce, il dottore lo prende nelle sue grandi mani, la mostra alla mamma e le chiede qual’è il nome scelto per il bambino e poi gli si rivolge: — Ah! hai un bel nome, Bruno! (o Caterina) — e, a quel punto, la mamma non può non tendere le braccia verso il suo bambino».
– Nicole Schulthes, 1996
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.56, 1996
Sommario
Editoriale
Care sorelle, cari fratelli di M. Bertolini
Esperienze di fratelli e sorelle:
Dondolando tra l’amore e l’odio
Lo sguardo degli altri
Quando l’amore è mancato
Solitudine nella sofferenza
Finalmente sei arrivata!
Perché non mi capisci
Mi ha insegnato ad amare
Genitori: non fateci arrabbiare
Una sorella agli amici
Fratelli nella notte
Altri articoli
Vieni spirito di vita di Silvia e Monica
Il nostro cammino di Tommaso Bertolini
Essere padrino di Mario di Stefano Artero
Recensioni
Bambino con handicap, J. Levine
Ogni uomo è una storia sacra, J. Vanier
La morte amica M. de Hennezel
Recensione del film "L’ottavo giorno"