Ecco la storia di Giacomo, in una comunità dell’Arca. Quest’uomo di trent’anni, totalmente dipendente, vive con noi da diciotto anni.
È per noi un mistero di silenzio. Né parola, né sorriso, arrivano mai a svelare il suo segreto. La sua presenza in mezzo a noi, soprattutto nei momenti di preghiera e dell’Eucarestia, può sembrare totalmente estranea a quanto viviamo.

Tutte le persone che seguono e accompagnano Giacomo, soprattutto al momento della messa, testimoniano con forza il senso nuovo di tutto ciò che è vissuto con lui… Pian piano sono sorte delle domande, via via sempre più intense, circa la sua partecipazione ai sacramenti…
Giacomo è battezzato.
È membro del Cristo e noi siamo insieme membra dello stesso corpo. La nostra vita quotidiana con lui esprime, per quanto è possibile, questa profonda e misteriosa solidarietà nell’Amore. E allora, perché Giacomo non sarebbe invitato al banchetto eucaristico, a quel sacramento che, precisamente, ci costituisce insieme corpo del Cristo?
Abbiamo letto e riletto i capitoli 12 delle lettere ai Romani e ai Corinti. Ci ricordano che il corpo è fatto di diverse membra, molto diverse; che la membra più deboli sono necessarie, che le membra meno nobili sono trattate con maggior riguardo, poiché «Dio ha composto il Corpo in modo che venga dato più onore alle parti che non ne hanno. Cosi non ci sono divisioni nel Corpo: tutte le parti si preoccupano le une delle altre» (I Cor. 12, 24). La sofferenza o la gioia di un solo membro diventa quella di tutto il corpo… Che luce!

Dio ha composto il Corpo in modo che venga dato più onore alle parti che non ne hanno. Cosi non ci sono divisioni nel Corpo: tutte le parti si preoccupano le une delle altre»
(I Cor. 12, 24)

Abbiamo dovuto faticare un po’ per superare la difficoltà di vedere Giacomo all’apparenza del tutto indifferente, al linguaggio sacramentale, senza poter immaginare alcun progresso in lui… Ritornava sempre una domanda: «ma che cosa gli porterà in più la comunione?» La risposta, confessiamolo, non scaturisce dalla nostra povera riflessione teologica e pastorale; è racchiusa nel mistero di Dio che agisce nel segreto del cuore dell’uomo.
Dio si è riservato la «scienza del cuore», ripetiamo spesso all’Arca, ricordando un pensiero caro al padre Thomas. La sua azione è tanto più profonda e nascosta, quanto più è debole e incapace di limitarla con la sua mente, colui che la riceve. Non è forse per questo motivo che la Chiesa ha preferito battezzare i bambini appena nati? Non è forse la stessa fiducia nella potenza di Dio che agisce nel profondo del cuore dell’uomo, che incita la chiesa a celebrare il Sacramento del perdono, l’unzione degli infermi, anche per una persona che, apparentemente, ha perduto conoscenza?
Dunque non possiamo mettere in dubbio l’incommensurabile opera d Amore che, attraverso il sacramento, Gesù depone nel cuore di un piccolo, di un povero come Giacomo.

Ci siamo piuttosto domandati: «Che cosa la comunione di Giacomo può significare per la comunità?» Illuminanti sono state le risposte, soprattutto di coloro che vivono accanto a Giacomo giorno dopo giorno. Per esempio: «Quando faccio il bagno a Giacomo, mi viene in mente questo canto: Dio ha messo il suo corpo fra le nostre mani… Il mistero di Giacomo, mi avvicina al mistero dell’Eucarestia». Oppure: «La nostra comunione di vita, ci chiama a una comunione più alta, quella sacramentale, anche perché Giacomo è sempre più calmo alla messa».

Pensiamo che dobbiamo fornire per queste membra più deboli, la stessa supplenza di fede e di amore dei genitori al momento del battesimo dei loro bambini.
Poiché Giacomo non può dare nemmeno il più piccolo segno del suo desiderio e del suo non-desiderio di comunicarsi, osiamo credere che è Gesù che desidera questa comunione.
Non abbiamo l’errata abitudine di considerare che il desiderio viene da noi? «Io desidero e io vado a comunicarmi…» Quell’«Io» non dovrebbe essere quello di Gesù? Non è lui, il primo a venirci incontro? Ecco, in ogni caso, quello che impariamo con Giacomo. Rinnovati nella nostra partecipazione all’Eucarestia, sentiamo anche un amore più profondo per lui.

*    *    *

Abbiamo celebrato la prima comunione del nostro fratello, dandogli una goccia del «sangue, di Cristo», perché sarebbe incapace di conservare una porzione d’Ostia. E abbiamo celebrato questa meravigliosa gratuità dell’Amore manifestato in questa iniziativa di Dio che si offre a Giacomo, che ringraziamo in modo tutto nuovo per averci fatto scoprire il mistero di questo Corpo che formiamo insieme, chiamato a diventare Corpo Eucaristico.
Ci siamo interrogati circa l’opportunità della Confermazione per Giacomo. E non vi abbiamo visto maggiori difficoltà. Non di più, del resto, che per altre quattro persone molto limitate nella comunicazione.

Dunque non possiamo mettere in dubbio l’incommensurabile opera d Amore che, attraverso il sacramento, Gesù depone nel cuore di un piccolo, di un povero come Giacomo.

Questi fratelli e sorelle sono dei poveri. E Dio sa la fedeltà della loro preghiera e del loro amore. Sono nostri amici. Noi crediamo che sono i privilegiati di Dio e che ci sono stati dati perché noi crescessimo con loro in un’alleanza d’Amore illuminata dalle Beatitudini. Questo amore vissuto insieme fa parte del mistero della Chiesa e fa crescere la Chiesa. Per questo, abbiamo chiesto al nostro Vescovo di ungerli con Folio santo e di confermarli come membra della Chiesa.
Nessuno di questi cresimandi gli avrà scritto una lettera personale, come si chiede in parrocchia. Nessuno, avrà, con parole, professato la propria fede, né si sarà impegnato ad assumere delle responsabilità nella Chiesa. Siamo stati noi tutti, in comunità, con loro, come un Corpo le cui membra sono diverse e molteplici, che abbiamo desiderato professare la nostra fede e ricevere «conferma» dal Vescovo per vivere la nostra vocazione. Tutta la nostra comunità, quel giorno, ha desiderato aprirsi di più e meglio al dono dello Spirito, preparandosi alla confermazione dei suoi membri più piccoli.

M. Prunier, 1996 – O. et L. n. 110
(Prete accompagnatore di una comunità dal 1979 a 1993)

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.52, 1995

Sommario

Editoriale

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Eucaristia e cresima di Giacomo ultima modifica: 1995-12-30T15:45:23+00:00 da Redazione

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