Vorremmo che questa rubrica rimanesse presente in ogni numero di Ombre e Luci, per portare un contributo — grande o piccolo — a questo edificio vitale per voi genitori, per voi, amici, bisognosi di una vita da adulti a misura vostra; di una casa che sia più di un semplice tetto, ma un luogo dove trovare sicurezza e calore. Nell’ultimo numero abbiamo fatto l’elenco delle comunità alloggio da noi visitate e presentate per la loro qualità. Oggi, ecco un piccolo decalogo da meditare e da mettere in pratica per poter creare dei veri «luoghi di vita» per i nostri figli più grandi.

Per creare un «luogo di vita» bisogna:

Avere un progetto di vita per loro: una comunità alloggio non è solo una casa: è un modo di viverci, di crescere gli uni con gli altri.
Vivere con loro e non accontentarsi di vivere accanto a loro: è ciò che aspettano di più da noi.
Che ognuno dimentichi il suo titolo di studio per prendere il suo posto nella casa: ognuno porterà il suo contributo e le sue competenze, certo, ma senza etichette e pretese.
Adattarsi continuamente: si tratta di collaborare a un progetto che si vive insieme. Bisogna adattarsi alla vita della casa e non adattare la casa sulle proprie esigenze.
Poter contare gli uni sugli altri: vivere insieme non è facile; solo una vera lealtà e un vero spirito d’équipe può non far perdere la tramontana.
Essere capaci di rimettersi in discussione: la vita comunitaria con persone in difficoltà a volte ci mette di fronte ai nostri limiti. Troppe certezze su noi stessi possono essere distruttive.
Accettare di darsi il cambio e di non essere mai soli ad affrontare i momenti difficili che si presenteranno senza alcun dubbio.
Essere aiutati e poter parlare: un sostegno, un accompagnamento dell’équipe nella traversata della vita — che è la comunità — sono fondamentali.
Essere certi che vi si troverà più di quel che si darà: un giovane educatore al quale veniva chiesto. «Non hai paura di lasciarci la pelle in un mestiere così divorante e faticoso?» rispondeva: «No. ho scoperto il più bel mestiere del mondo», e ha aggiunto parlando di un ragazzo autistico che lavorava in giardino con lui: «Ora so perché pianto i fiori».

Rielaborazione da un articolo di B. Franck, «L’avvenire dei giovani adulti autistici», SESAME n. 109- Die. 1993.

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.52, 1995

Sommario

Editoriale

Quelli più simili a Lui di Mariangela Bertolini

Articoli

Dio non fa differenze di M. H. Mathieu Sacramenti e disabili di P. Henri Bissonier
Luca, mio figlio autistico di M. K.
Cresima insieme tenendoci per mano di L. Dominici
Eucaristia e cresima di Giacomo di P. M. Prunier
Riconciliarsi di S. Murray
Come preparare al sacramento di F. P. Gilbert
Vita cristiana e handicap (articoli di Ombre e Luci 1984-1995)
Centro sperimentale per l’autismo di N. Schulthes
Dopo di noi - Ora so perché pianto dei fiori

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Vedi anche: Speciale Disabili e Catechesi

«Ora so perché pianto dei fiori» ultima modifica: 1995-12-30T11:41:42+00:00 da Redazione

Ogni mese inviamo una newsletter

Ci trovi storie, spunti e riflessioni per provare a cambiare il modo di vedere e vivere la disabilità.

Se prima vuoi farti un'idea qui trovi l'archivio di quelle passate.

Ti sei iscritto. Grazie e a presto... anzi alla prossima newsletter ;) Se ti va, quando la ricevi, facci sapere che ne pensi. Ci farebbe molto piacere.