Sarebbe stato bello ascoltare le testimonianze di ciascuno di voi, perché ciascuno ha una storia diversa, problemi diversi, ma da quello che abbiamo ascoltato emerge già una grande varietà di situazioni che fanno il nido, per cosi’ dire, sotto quell’albero che è Fede e Luce, che nasce dal granello di senapa del Vangelo. Sono davvero situazioni tanto diverse che sarebbe necessario dire qualcosa su ciascuna di esse, se avessimo il tempo. Mi limiterò a qualche osservazione.

Fede e Luce raccoglie tante sofferenze, tante situazioni negative: quelle dei ragazzi stessi portatori di handicap, quelle dei genitori, quelle dei fratelli, quelle della comunità cristiana che non sa sufficientemente accettarli, quelle delle autorità pubbliche che mancano al loro dovere, quelle del futuro a cui è così difficile dare risposta. Ecco una serie di problemi angoscianti che Fede e Luce raccoglie sotto la sua ombra, perché non vadano dispersi, perché le persone che li sopportano non si intristiscano nella disperazione.

C’è in Fede e Luce chi ha il coraggio di raccogliere tutte queste situazioni, con una grande carica positiva e ne abbiamo ascoltato testimonianze di amicizia, di accoglienza, di fraternità, di ritrovo, di comunione, di mutuo aiuto, di speranza, di conforto dato. Fede e Luce è tutte queste cose, tutta quella somma di positività, di fraternità, di accoglienza, di senso di dono, di aiuto, che viene incontro a tutto questo mare di difficoltà e di sofferenze, facendo prevalere la luce sulle tenebre, la fede sulla disperazione.

Non disperazione e tenebre, ma Fede e Luce

Quindi non disperazione e tenebre, ma Fede e Luce: ecco il vostro programma e il vostro compito.
Qualcuno notava giustamente: «… i giovani si avvicinano ma non tutti perseverano». Questo purtroppo è un fatto di sempre: non tutti coloro che ostentano all’inizio buona volontà poi hanno la perseveranza. Voi però, in Fede e Luce, avete una straordinaria forza. Mi pare che Fede e Luce abbia capito, per così dire, il nucleo del Vangelo, il nucleo della Buona Notizia, cioè la capacità di trasformare situazioni pesanti, apparentemente insopportabili, non solo in situazioni che si sopportano, ma in occasioni di grazia e in un nuovo modo di vedere la vita.

Questo, credo, è il grande miracolo: non semplicemente aiutarci a portare situazioni pesanti, ma cogliere un appello, che ci viene da questi ragazzi portatori di handicap, di maggiore umanità, forza d’animo, serenità, mutuo aiuto, scoperta dei valori grandi dell’esistenza così da rovesciare la forza del male e da farne il fermento di una società nuova. Questo mi pare il grande segreto evangelico: trasformare il peso, il dolore, non in qualcosa da sopportare semplicemente, ma in qualcosa che è occasione per scoprire un nuovo modo di vivere e di amare.

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Come diceva giustamente anche il sacerdote che ha parlato, la grande lezione che Fede e Luce dà ai sacerdoti, ai vescovi, è scoprire come proprio dalle situazioni che sembrano più pesanti, possano nascere Fede e Luce e gioia e vita. E questo il grande tesoro che voi dovete conservare intatto malgrado lo sviluppo, l’organizzazione e tutto quanto è necessario per procedere.
Dirò ancora una parola per l’ultimo intervento che è particolarmente toccante. Mi commuove molto e mi pesa molto. Anch’io quando visito e incontro famiglie con ragazzi portatori di handicap, mi pongo istintivamente la domanda: «Ma, e dopo?» Credo che per questo «dopo», dobbiamo lavorare tutti. In Lombardia, per esempio, è già nata proprio una fondazione che ha come scopo il trovare le soluzioni adeguate per «il dopo» di queste famiglie.

Quindi la mia non è un’esortazione generica ad avere fiducia, ma a fondare queste realtà che possono esaminare le situazioni una per una per prendersene cura nella maniera migliore possibile, realizzando quel miracolo che voi già state compiendo: trasformare situazioni negative in situazioni non solo sopportabili, ma addirittura capaci di rinnovare una vita e di darle nuovi orizzonti.

Ringraziate Dio per questo tesoro evangelico e comunicatelo a molti. Non abbiate paura delle prime resistenze e difficoltà; le vostre parrocchie, quando vi conoscono a fondo, vi vogliono bene e sono molto aperte a voi. Sappiate dunque diffondere in mezzo a loro il bene che è vostro. E anch’io vi voglio molto bene, ve ne ho sempre voluto tanto e oggi ancora di più, vedendovi qui con le vostre testimonianze.

Quindi dico a tutti voi, con gioia: «Andate in pace e godete della serenità e della pace di Dio.»

(Testo non rivisto dal l’autore)

Il cardinale Martini risponde ultima modifica: 1995-06-02T12:03:33+00:00 da Carlo Maria Martini

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