Ci sono molte donne e molti uomini che conosciamo direttamente o attraverso la televisione per i segni del potere che incarnano.
Ci sono molte donne e molti uomini che ci vengono presentati, fin troppo, sugli schermi televisivi o nei giornali, per i segni del male che operano.
Questi segni sono diventati pane quotidiano che, invece di nutrire, aiutare e sostenere, provoca sdegno, collera, ribellione, rabbia. Invece di incitare alla speranza, di indicare una strada per riprenderci e continuare a lottare e a lavorare per il bene comune, provoca via via un senso di smarrimento, di sfiducia, di paura, in noi, nei giovani, nei bambini. Paura della violenza, di non farcela ad andare avanti; paura per il futuro dei nostri figli; paura dell’impegno — tanto a che serve? — paura di crollare sotto il peso della depressione.
Ci sono poi molte donne e molti uomini che non tutti conoscono e che non tutti vedono; forse perché il potere dei loro segni è nascosto, dà fastidio, disturba.
Lo sappiamo; molti di noi constatano da mane a sera la forza di questi poveri segni: «Mia figlia…è la nostra consolazione!» «Mio figlio è l’unico mio amico vero». «Nostra figlia…. è lo stabilizzatore della nostra famiglia». «Mio figlio… è un fratello, ci gioco, è il mio divertimento». «Mio figlio è la mia gioia, il mio orgoglio…» «Se mi venisse a mancare, mi mancherebbe il mondo intero!».
Sono risposte date iersera da alcuni genitori di figli disabili alla domanda: «Chi è, oggi, tuo figlio per te?».
Questi poveri segni, li pongono con umiltà e silenziosa dedizione, migliaia di uomini e donne, che non passano mai o quasi sotto il riflettore della televisione. In questo numero, presentiamo qualche segno di speranza, perché in occasione del Natale porti un po’ di luce nelle nostre case. Questi segni del «bene fatto bene», ci vogliono ricordare che è tempo di rialzarci, di levare il capo, di riprendere coraggio, di non lasciarsi atterrare e sconfiggere dai segni del male.
Ci vogliono aiutare a scoprire, ad imitare tanti segni di bontà e di bene che ci invitano a credere che le forze del male non saranno mai vincitrici sulle forze del bene; anche se apparentemente il cielo è molto nuvoloso, il sole c’è, e brilla con la luce di sempre.
Il mio augurio per questo Natale ’93 è che ogni lettore di Ombre e Luci, scoraggiato, o sfiduciato, impaurito, depresso, possa rinnovare la speranza nel proprio cuore, ricordando, come diceva un nostro grande vescovo, Tonino Bello, che « Speranza è l’atteggiamento di colui che, mentre si addensano le tribolazioni sulle sue spalle, non lascia spegnere il canto sulla sua bocca».
Signore, nostra Speranza, vieni, nei nostri cuori, nelle nostre case, nelle nostre città, nel nostro povero mondo.
– Mariangela Bertolini, 1993
Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.
Tutti gli articoli di Mariangela
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.44, 1993
Sommario
Editoriale
Segni di speranza di M. Bertolini
Speciale: Segni di speranza
Florent nella scuola italiana di M. C. Chivot
Costruire la capacità di sperare (in un ospedale psichiatrico) di N. Livi
Due piccole isole di luce di N. Schulthes
La fede si vive: così si impara di S. Sciascia
Dare loro una vita normale di A. Beretta
Imparando a vivere bene con Jimmy - 2° partedi M. S. Tomaro
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta: Sesso e affetto
Libri
È nato un bambino Down
Appuntamento con maria maddalena, E. Marie