Un piccolo gruppo ai ragazze, di cui due portatrici di handicap, hanno promosso, con l’incoraggiamento delle suore della Casa di Nazareth di Acerra, e in un locale della Casa messo a loro disposizione, un laboratorio di maglieria. L’orario di lavoro va dalle 9,30 alle 17,30. Alcune di loro si portano il pranzo da casa. Il lavoro è tanto: le ragazze sono ormai ben conosciute e molti si rivolgono a loro per la confezione di ogni tipo di abbigliamento. Sono amiche che hanno messo insieme le loro forze e le loro capacità. Nel guppo non c’è una responsabile: ognuna lavora per conto suo, ma insieme alle altre.
Ringraziamo loro e le suore che le hanno incoraggiate e aiutate per l’esempio che ci danno di ua piccola comunità di lavoro, costruttiva e feconda.
Ecco come una delle ragazze descrive l’inizio e l’atmosfera del laboratorio.

Mi chiamo Piera, ho 38 anni. Sono affetta da tetraparesi spastica e lavoro in un piccolo laboratorio di maglieria nato circa undici anni fa dall’idea di suor Mariella, che ne ha proposto la realizzazione ad una mia amica e poi a me; e noi abbiamo aderito molto gioiosamente. In questi anni nel laboratorio si sono alternate diverse ragazze (mai più di 4) che hanno contribuito alla crescita interiore di ognuna di noi. Oggi siamo: Maddalena, Letizia, Claudia ed io. Ognuna di noi ha il suo compito ben preciso e nonostante i vari limiti si cerca sempre di portarlo avanti nel migliore dei modi.
Lo scopo fondamentale di questo laboratorio è stato ed è, oltre al lavoro, l’accoglienza dell’altro e tra noi regna stima, rispetto, ma soprattutto amore, per cui posso dire che attualmente siamo una piccola comunità e così facendo speriamo di dimostrare che nonostante l’handicap possiamo condurre una vita normale.

Piera

Anche per l’handicappato mentale adulto bisogna prendere in considerazione « l’avvenire ». Prima di tutto perché la vita non finisce a 25 anni, né a 35 né a 40. Poi perché proprio per questo ritardo come tale, e non in qunto debilità radicale o deficienza ineluttabile, molti problemi possono instaurarsi a 30 anni in modo diverso che a 10 o a 15.
Henri Bissonier

Se il disadattato è ritardato o bloccato nella sua evoluzione intellettiva, questo deficit condiziona tutta la sua personalità.
Non possiamo astrarci da questa dolorosa costatazione: più forte che nel bambino, questo divario fra il nostro giovane e i « normali » ci porrà dei problemi: il suo ritmo è lento, il suo ragionamento povero, l’espressione difficile, la comprensione limitata, tutto il suo comportamento impacciato dal suo handicap.
Il nostro atteggiamento dovrà sempre tenerne conto:

  • non volerlo, ad ogni costo, come gli altri;
  • non forzare le sue possibilità;
  • Il nostro linguaggio sia semplice;
  • il nostro dialogo faccia appello alla sua intuizione;
  • la nostra pazienza sappia aspettare giorni, settimane, senza scoraggiarsi.
  • Chiediamogli sforzi a sua misura, non carichiamolo di conoscenze indigeste e inutili.

Anne Yvonne Bouts

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Sommario

Editoriale

Si fa sera di Mariangela Bertolini

Se la notte è agitata

Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te

Altri Articoli

Imparando a vivere bene con Jimmy di M.S. Tomaro
Viviamo da soli intervista a Romolo e Remo
Quando i genitori si rimboccano le maniche di Antonio e Milena
Ce l'abbiamo fatta di Milena

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta

Libri

Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson

Nonostante l’handicap ultima modifica: 1993-06-21T08:10:44+00:00 da Redazione

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