È un bambino magico, un bambino fatato? E’un bambino sofferente, angosciato, spesso molto bello, che, incapace di prendere contatto con la realtà, se ne costruisce una tutta sua, dove vive come in una «fortezza vuota», da solo. Tutto questo indica le difficoltà e l’appassionato entusiasmo che hanno spinto i due autori, medici ed educatori dei centri specializzati di Saint-Mandé vicino a Parigi, ad occuparsi dei bambini autistici.
In Italia esistono le traduzioni di altre loro opere importanti: sul ritardo mentale (Educazione del bambino subnormale. Guida per genitori e gli educatori, edizioni Armando) e sullo stesso tema di questo libro (Vivere con un bambino autistico, edizioni Giunti Barbera; Il linguaggio verbale e non verbale del bambino psicotico, edizioni Armando). Qui Alfred e Frangoise Brauner presentano una storia degli autismi, dai tempi lontani in cui non erano stati ancora identificati e diagnosticati, fino ai nostri giorni.
Li cercano in quella «memoria dei popoli » che sono i racconti delle fate, nelle tradizioni popolari, nei libri di storia, nelle opere letterarie, nelle prime o più recenti ricerche di medici e pedagogisti e nella ricca, e spesso ottima, produzione di filmati. E uno studio appassionante, arricchito da documentazioni ed esempi e reso vivo dall’intensa partecipazione di chi lo ha elaborato.
Come tutti coloro che studiano questa patologia «sul campo», gli autori e i loro collaboratori hanno ottenuto numerosi successi e sperimentato dolorosi insuccessi. La realtà è che ancora non si è giunti ad avere strumenti sicuri per diagnosticare precocemente la sindrome dell’autismo, né a conoscerne con esattezza le cause, la prevenzione e la cura. Il gran numero delle scuole, teorie e metodi ne è la dimostrazione. Ma ora la ricerca è diventata interdisciplinare. Molti progressi sono stati fatti ed è noto che i risultati migliori sono stati ottenuti, quando la psico-farmacologia, la pedagogia e la psicoterapia si sono unite ad una attiva collaborazione con le famiglie. Sono ormai lontani i tempi in cui queste venivano allontanate dai loro bambini e in cui una madre, la norvegese Tordis Orjasaeter, autrice del libro intitolato «Il mio bambino che non parlava», affermava: «Preferirei che ci restituissero la nostra parte di responsabilità, perché in ogni caso non possiamo sottrarci a essa. Ciò di cui abbiamo bisogno sono persone pronte ad aiutarci e a condividere le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di collaboratori, non di pro-tutori». Oggi siamo tutti totalmente d’accordo con lei.
Il libro riporta una ricca bibliografia sull’argomento e una altrettanto ricca filmografia dal 1956 al 1980, sulle quali Ombre e Luci può dare informazioni.
– Natalia Livi, 1993
Natalia Livi, è stata una delle storiche collaboratrici di Ombre e Luci. Ha contribuito alla rivista dal 1991 al 2004.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.41, 1993
Sommario
10 anni di Ombre e Luci: Una grande famiglia
Più che una rivista, una grande famiglia di M. Bertolini
Eravamo soli e... siamo rinati di R. Czerwinski
Un mondo che cambia di G. De Vita
Proibito amarlo di Monica L.
Francesca e Sabrina
E ci aiutiamo a camminare di N. L.
Mio fratello nel suo guscio di Filippo R.
Laboratori
Storie di lavoro e di amicizia di M.T. Mazzarotto
Un laboratorio chiamato l'Alveare di M.T. Mazzarotto
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Indice degli articoli di 40 numeri di Ombre e Luci
Libri
L’handicappato mentale adulto, V. Mariani
Il bambino magico, A. e F. Brauner