Quante volte ho sentito queste parole nascondere un desiderio profondo di autonomia, di indipendenza. E quante volte purtroppo è mancato il tempo o, peggio, la pazienza e l’attenzione per realizzare questo desiderio. E, al contrario, quante volte, avendo avuto un po’ di attenzione e di pazienza, abbiamo visto fiorire capacità insospettate o comunque facce soddisfatte per aver potuto finalmente «fare da solo»!

«Faccio io!» «Io! Solo!» «So’ bravo!».

Ho visto questi momenti magici soprattutto durante i campi, dove tutti sono più disposti a fare attenzione all’altro, a «perdere» (un po’ più di) tempo per compiere le faccende di ogni giorno. Si affollano nella memoria i volti e le occasioni.
Ricordo Claudia, dopo un campo di Capodanno molto turbolento per lei e per noi: le crisi di piccolo male si erano alternate a esplosioni di violenza verso noi e verso se stessa, le notti in bianco avevano lasciato spazio a fughe e inseguimenti per il paese. L’ultimo giorno tutti erano impegnati nelle pulizie finali della casa. Claudia chiese di spazzare per terra. Noi, timorosi all’idea di Claudia con una scopa in mano, le proponemmo di pulire i tavoli, con uno straccio! Invece di arrabbiarsi e chiudersi come il suo solito quando le si cambiavano i programmi, prese lo straccio e si mise al lavoro. Finiti i tavoli, Claudia si impadronì di scopertone, secchio, straccio e di un foulard che si mise in testa come una classica donna di casa, e cominciò con uno zelo che noi certo non avevamo, a lavare le scale, minacciando chiunque mostrasse intenzione di calpestare il suo capolavoro. Visti i precedenti, tutti ubbidimmo e scale e tavoli furono le uniche cose veramente pulite della casa.

Certo, non sempre la voglia di fare dei ragazzi ha esiti così comodi per gli amici! Al campo di due anni fa, Carlo (spastico in carrozzella) cui a casa non viene fatto fare nulla o quasi, soprattutto delle faccende domestiche, insisteva per lavare piatti. Provammo, ma la cosa non funzionava perché, o Carlo era semplice spettatore, oppure la cucina si trasformava in un fradicio campo di battaglia. Qualcuno propose di far lavare a Carlo le pentole in giardino, al sole, con grande entusiasmo di Carlo e degli amici di corvè. Da quella volta Carlo pretese ogni giorno di lavare le pentole: era il suo grande momento! Fummo però costretti a istituire un turno pentole oltre il turno piatti. Infatti, perché Carlo potesse lavare le pentole occorreva: portare fuori un catinone di acqua saponata, mettere in costume da bagno Carlo (e non solo lui), lavare le pentole dopo che Carlo ci aveva passato una pezzetta a modo suo, e poi sciacquare. Per sciacquare, occorreva che una persona tenesse la pentola insaponata sollevata davanti la carrozzella e che un’altra dirigesse con Carlo il getto della pompa verso la pentola. Nonostante la gravosità del compito (i piatti si lavano durante la siesta: sigh!) nessuno si tirò indietro: il sorriso di Carlo compensava largamente il riposo perduto, gli abiti inzuppati e il viavai dalla cucina!

E spesso chiedendo un servizio che si permette ai timidi di uscire dal loro riserbo, che si possono stabilire con le persone handicappate delle vere relazioni.
Marie Hélène Mathieu

Comunque, ciò che conta non è il lavoro che vien fatto, ma la possibilità di sentirsi per una volta utili, anche se ai nostri occhi l’utilità era molto dubbia. Come quella volta che Pablo e Monica vollero rimanere al campo con un paio di amici che dovevano preparare la macedonia di frutta per la sera, mentre gli altri andavano a fare una passeggiata. Pablo passò i frutti uno a uno ai tagliatori e Monica decise che piegare con cura un canovaccio (che poi rispiegava immediatamente) era l’aiuto più valido che potesse dare all’opera (benché fosse capace, con cautela, di usare un coltello). La macedonia fu un successo e gli applausi ricevuti furono divisi equamente e con soddisfazione dai quattro « lavoranti »!
I racconti e gli aneddoti potrebbero continuare a lungo ma non voglio fare una cronaca dei miei anni a Fede e Luce. Claudia, Monica, Carlo, Pablo e chissà quanti altri vogliono dirci solo che l’essenziale è non decidere a priori e dare per scontato ciò che l’altro (specie se handicappato) sa fare e dare; ma con umiltà e con tanta pazienza accettare proposte e suggerimenti perché siano anche loro protagonisti delle avventure che ci rendono giorno per giorno più amici.

Barbara, 1993

Nel ritardato mentale adulto che ne è del senso della vita, della sua vita?
Come la sente lui, come la valuta?
Ha anche lui voglia di viverla pienamente, in modo ricco, di farne qualcosa che valga la pena, di riuscire, di renderla feconda?

*     *     *

Mi sono spesso trovato a pensare che una civiltà sarà degna del nome di cristiana solo a questa condizione:

  • riconoscere il «diritto di cittadinanza» alla persona con handicap, comunque essa sia;
  • non trattarlo da bambino (colui che non parla) ma da adulto (colui che si esprime e si ascolta);
  • non circondarlo solamente della nostra compassione, ma anche e soprattutto della nostra stima.

Esiste, nella Chiesa, una commissione Giustizia e Pace. Non potrebbe riservare un’attenzione particolare a questo problema che non è prima un problema di carità, ma di giustizia?

Henri Bissonier

Il giornale ogni sera

Abbiamo una figlia cieca che ora ha vent’anni. Dall’inizio della sua adolescenza mio marito si è imposto di leggerle ogni sera il giornale commentandolo in modo molto semplice. Quando aveva delle riunioni che lo obbligavano a rientrare la sera tardi (e la nostra figlia era già a letto) spesso lasciava incise alcune frasi sul registratore. Così lei si è aperta agli avvenimenti esterni e oggi, posso dire, che si interessa alla vita della gente molto più di tanti giovani.

I.S. – da O e L, n. 3

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Sommario

Editoriale

Si fa sera di Mariangela Bertolini

Se la notte è agitata

Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te

Altri Articoli

Imparando a vivere bene con Jimmy di M.S. Tomaro
Viviamo da soli intervista a Romolo e Remo
Quando i genitori si rimboccano le maniche di Antonio e Milena
Ce l'abbiamo fatta di Milena

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta

Libri

Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson

«Faccio io!» ultima modifica: 1993-06-21T09:41:01+00:00 da Redazione

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