A volte mi succede di trovarmi in Cooperativa in mezzo ai ragazzi ed ai volontari che chiacchierano fra loro e la mia mente ritorna all’anno in cui tutto ebbe inizio: il 1988.
Da un incontro fra genitori di ragazzi disabili nasce la necessità di fare qualche cosa per loro che, finite le scuole dell’obbligo, non trovano alcun inserimento attivo nella società.
«Mio figlio finisce le medie e nella scuola che ho contattato non è stato accettato».
«Mio figlio è in lista d’attesa da due anni per entrare al Centro Socio Educativo , mi hanno detto che posti ancora non ce ne sono!»
E così…?
Bene!
Noi siamo tutti abitanti di Carugate, perché non pensiamo noi a creare per i nostri ragazzi una struttura dove tenerli occupati durante il giorno?
Ed ecco che da questo semplice incontro nasce un comitato impegnato nella fase preparatoria:

  • contattare il Comune per trovare i locali adatti;
  • andare presso alcune ditte locali alla ricerca di lavori di assemblaggio e montaggio semplici per i ragazzi.
  • decidere quali e quanti di essi possono entrare in questa nuova comunità di lavoro.

Dopo varie trattative il Comune mette a nostra disposizione due aule all’interno di una scuola elementare.
Sappiamo già all’inizio che lo spazio a disposizione è minimo, ma a noi sembra di aver già risolto un grosso problema.
Dobbiamo però pazientare perché il posto richiede lavori di ristrutturazione per renderlo agibile alle carrozzine.
Nel frattempo anche una ditta da noi interpellata ci dimostra sensibilità e disponibilità procurandoci a partire da subito il sospirato lavoro. Ci lasciamo un po’ prendere dal panico; rifiutare perché non abbiamo il posto dove lavorare ci sembra una condanna per i rapporti futuri.
Non ci lasciamo demoralizzare ed ecco che arriva insperata la soluzione: «Io ho una piccola cantina dove vanno a giocare i miei figli , ma penso che finché non saranno pronti i locali della scuola la mia famiglia può fare questo sacrificio».

Detto e fatto.
Arriva il lavoro e ogni sera i volontari si ritrovano nella cantina della famiglia Gervasoni.
Sorge poi un altro problema: siamo in pochi e solo alla sera. Bisogna trovare altre persone per far fronte all’impegno, si passa parola fra gli amici che possono aiutarci.
Ed ecco che dopo circa otto mesi di lavoro in cantina , i locali a noi destinati sono pronti; il trasferimento è presto fatto.
Oggi ci troviamo con questa grande famiglia formata dai dieci ragazzi inseriti: Massimo, Moris , Euro , Clemente, Tiziano, Gabriele, Giovanni, Sergio, Sara e Marcella. Gli operatori , l’obiettore e una sessantina di volontari che dedicano alcune ore della loro giornata nella ormai grande famiglia della «Cooperativa La Solidarietà». Non è stato tutto così semplice come qui esposto, ma ce l’abbiamo fatta!

Milena, 1993

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.43, 1993

Sommario

Editoriale

Si fa sera di Mariangela Bertolini

Se la notte è agitata

Prima di andare a letto intervista a M.Réthoré
Se dorme male di D. Laplane
Di notte bagna... di P. Lemoine
Io grido verso te

Altri Articoli

Imparando a vivere bene con Jimmy di M.S. Tomaro
Viviamo da soli intervista a Romolo e Remo
Quando i genitori si rimboccano le maniche di Antonio e Milena
Ce l'abbiamo fatta di Milena

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Proviamo un'altra volta

Libri

Cammino di preghiera, M. Quoist
Esploderà la vita, AA.VV.
La cinquataseiesima colonna, M.Gillini e M.Tonni
La forza del debole, E. Robertson

Ce l’abbiamo fatta ultima modifica: 1993-09-09T09:14:17+00:00 da Redazione

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