I. Animare una messa è renderla viva…
Come rendere viva una celebrazione dove chi agisce per primo è Dio stesso? Ecco ciò che dicono, a volte, dei cristiani che ci ricordano che una messa è una messa, che non è necessario fare un sacco di cose per darle vita perché, al contrario, è proprio il Signore che ci dà vita. E vero: la messa è innanzitutto azione di Dio ma è anche azione di uomini e donne che vivono in un tempo e in uno spazio ben determinati. La celebrazione eucaristica, come ogni celebrazione, è una festa. E come tale, deve rispondere a certe esigenze e a certe condizioni. Ogni festa è costituita da diversi elementi di cui i principali sono: – la riunione di persone: da soli non si fa festa; – la parola: gente che parla, canta, dialoga; – il rito: offerta di fiori, di un regalo…; – la condivisione: pranzo, merenda…; – il ringraziamento: si ringrazia per i doni ricevuti, per la presenza degli amici… E tutto questo si realizza in una certa atmosfera (musica, fiori, decorazione) e secondo un ritmo particolare (momenti di gioia esuberante, momenti di silenzio…). Nella celebrazione eucaristica ritroviamo questi elementi. Difatti la messa, è la riunione degli amici di Gesù – che ascoltano la Parola di Dio – che ringraziano il Padre con Gesù che si offre – che condividono il Pane di vita: per vivere meglio nell’amore. Rendere viva una messa è fare in modo che la riunione sia vera, che l’ascolto e la condivisione della parola siano vivi, che l’eucarestia sia lode di tutto il popolo con, per e in Gesù, che la condivisione del pane sia comunione al Corpo di Cristo e a tutti quei fratelli che formano il Corpo di Cristo, che sia suscitato l’impegno.
II. Facendo l’unità
Per assicurare qualità, decoro e vera partecipazione all’azione liturgica della messa, è necessaria un’animazione. Questa non parte da zero: c’è una struttura data, un rituale ben determinato. Ma questi non impediscono che si esercitino creatività e spontaneità. Tuttavia creatività e spontaneità non significano qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Animare una messa vuol dire darle vita facendo l’unità tra tutti gli elementi che la compongono: perché sia un’azione sola e unica. Vuol dire creare dei legami sul piano del contenuto, delle persone e dello svolgimento e questo prima, durante e dopo la messa. Ecco dunque le tre tappe che ogni animazione deve intraprendere: la preparazione, la realizzazione e la valutazione.
Prima: la preparazione
Perché una festa sia vissuta bene, ci vuole un minimo di preparazione. Preparare non significa «orchestrare» tutto, determinare tutto in anticipo, ma dare un quadro all’azione, prevedere e scegliere i «mezzi». Sono essenziali alcune domande: a) quanto al contenuto Quale sarà il tema centrale, la fonte di unificazione dei diversi elementi della messa? Questo tema centrale, che sarà il filo conduttore che determina la scelta dei canti e dei gesti, può essere offerto dalla liturgia del giorno, dai testi biblici o anche dagli avvenimenti. Così si può render grazie a Dio in Gesù per la gioia di una bella giornata piena di sole, per l’amicizia che ci lega oppure per la luce che Gesù offre alla nostra vita o ancora per il perdono che il Padre ci offre in Gesù. b) quanto alle persone Che cosa fare per rendere attiva la partecipazione della persone? Quale compito affidare e a chi? Quale simbolo utilizzare? Per le persone handicappate, la partecipazione attraverso il gesto è più importante di quella attraverso la parola. Questo deve essere sempre presente al nostro spirito. c) quanto allo svolgimento Bisogna prevedere un piano, il che non impedisce di fare dei cambiamenti durante la celebrazione, se le circostanze lo richiedono. Ci sarebbe molto da dire a questo proposito ma mi soffermerò sui canti, la musica e i gesti.
I canti non devono essere offerti come qualcosa «a sé stante» ma devono integrarsi all’azione vissuta. Debbono quindi essere scelti in funzione del tema della celebrazione, del loro ruolo e della facilità di esecuzione. Se il tema centrale è quello del perdono, si sceglieranno canti che esprimano l’idea della conversione, del perdono, della riconciliazione. Ci sono canti per il momento dell’inizio, altri per la comunione, altri per la fine della messa. Ci sono canti che possono essere cantati solo da un solista o da un coro, altri adatti per l’assemblea. Per gli handicap- pati bisogna scegliere dei ritornelli facili e brevi. Infine è bene a volte, ricantare lo stesso ritornello a diversi momenti della celebrazione. La musica ha soprattutto un ruolo di accompagnamento. Coloro che suonano devono esserne molto coscienti. Il loro ruolo è quello di sostenere i canti dell’assemblea. Possono preparare l’ascolto della Parola o la Comunione con un fondo musicale meditativo e dolce. E anche molto importante che i musicisti e l’animatore dei canti scelgano i canti non in funzione delle loro capacità ma di quella dei partecipanti. I gesti e gli atteggiamenti sono molto importanti in un’assemblea con persone handicappate. Se un gesto è proposto dovrà essere previsto, pensato e spiegato perché sia vissuto con un senso. Per esempio, se il tema centrale è quello del perdono, posso privilegiare il rito penitenziale all’inizio della messa (invitare i partecipanti a inclinare la testa in segno di conversione) e lo scambio della pace prima della comunione.
Durante: la realizzazione
L’animazione si esercita soprattutto durante la celebrazione. Sono necessari alcuni atteggiamenti o capacità. Eccone alcuni a titolo di esempio: a) quanto al contenuto: – capacità del celebrante di esprimere l’idea centrale dell’omelia e nei diversi moniti che possono introdurre le letture, la preghiera eucaristica, il Padre Nostro, la comunione; – continuità di pensiero tra i diversi animatori. L’animatore dei canti deve essere capace di appoggiare l’idea centrale espressa dal celebrante o viceversa, il celebrante deve poter fare riferimento ai canti eseguiti. b) quanto alle persone – attenzione al vissuto: capacità di essere attenti e di cogliere ciò che avviene integrandolo all’azione che è in atto; – capacità di adattamento; – atteggiamento di preghiera; il mio atteggiamento esteriore deve tradurre un atteggiamento interiore di preghiera. c) quanto allo svolgimento – dare indicazioni chiare e precise; – chiedere gesti significativi; – fare una cosa per volta… ecc.
Dopo: la valutazione
Per migliorare l’animazione, bisogna farne la valutazione in verità e nel rispetto di ognuno. Alcune domande possono aiutare a determinare quanto è stato più o meno buono nell’animazione. a) quanto al contenuto Il tema centrale era sufficientemente elaborato nei diversi elementi? C’è stata unità dazione o di pensiero? Era comprensibile? Perché?… b) quanto alle persone I membri dell’assemblea hanno avuto possibilità di partecipare? Quali occasioni sono state date loro per creare legami fra loro? Che cosa fare per migliorare l’animazione? c) quanto allo svolgimento Che cosa è andato bene? Che cosa c’è da migliorare? Canti e musica erano adatti? I gesti proposti sono stati capiti? Ci sarebbe ancora molto da dire sull’animazione della messa. Spero che questi spunti potranno essere utili a tutti coloro che in un modo o nell’altro intervengono nell’animazione di una celebrazione eucaristica. Non è necessario che una celebrazione abbia molti elementi. Tutto quanto è stato scelto deve essere fatto bene, avere un senso ed essere realmente vissuto. Ciò che è importante è avere il gusto di festeggiare Gesù Risorto insieme. L’animazione deve alimentare, sostenere e aumentare questo gusto, questo desiderio: potrà farlo se veramente saprà rendere viva la celebrazione, facendo l’unità sul piano dei contenuti, delle persone e dello svolgimento e questo, prima, durante e dopo l’azione liturgica. – P. Noél Simard, 1992
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.39, 1992
Sommario
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