Oggi è Sabato Santo. Questo giorno liturgicamente è sempre un giorno piuttosto «vacante», messo fra la forte drammaticità della passione di Gesù di Venerdì Santo e la Veglia Pasquale di stanotte. Invece, in alcuni luoghi della Spagna, qua vicino, Sabato Santo è un giorno molto sentito. Lì si ricorda Maria, col titolo della Vergine della Soledad, Maria in solitudine. L’immagine venerata è di Maria, sola, senza la compagnia di Gesù, che è già seppellito dietro la pietra. Per lei Sabato Santo era un giorno completamente vuoto e privo di consolazione.
Io immagino Maria, in quel giorno, così. Sta pensando tra sé: che cosa è successo? Come mai Dio ha fatto finire così il suo piano d’amore, che l’angelo ha annunziato a me 30 anni prima? Perché è stata troncata la vita di mio figlio con quell’atroce tortura, quell’umiliazione, l’abbandono degli amici e la morte da criminale?
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Maria era turbata già da qualche giorno. Aveva sentito nell’aria l’opposizione furiosa che andava drizzandosi contro Gesù. Poi aveva saputo del suo arresto. C’era stato un giudizio formale, con lui davanti al popolo, ormai lacerato dai flagelli e dai colpi delle guardie. Lui doveva morire, e in croce!
Lei l’aveva visto mentre portava quella croce sulla via verso il Calvario. Poi era stata sotto la croce tutto il tempo della sua morte lenta e inumana. Per un po’ di tempo aveva potuto tenerlo in braccio e piangere sopra il suo corpo morto.
E poi, niente! Gesù non si sarebbe visto più. Non si sarebbe più sentita la sua voce, quella voce che Maria amava ascoltare, quella voce d’affetto, la voce di lui che sin da bambino aveva pregato insieme a lei, quella voce che aveva parlato di Dio alle folle, che dava forza e speranza con la parola del regno di Dio. Il suo sorriso non sarebbe più apparso nei soliti posti per mostrare a lei l’amore di figlio..
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E’ possibile che Maria non capisse? Non aveva ascoltato con fede il messaggio dell’angelo che aveva detto: «Egli sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà più fine»? (Le. 1, 32-33) Sì, ma l’angelo non aveva parlato di questa ultima tragedia.
Non aveva sentito Simeone, nel tempio, il giorno della presentazione, quando aveva detto: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima»? (Le. 2, 35) Sì, aveva avuto una premonizione, ma vaga e indefinita. Ed era molto tempo prima.
Non le era stato riferito ciò che Gesù aveva detto tre volte, ai discepoli: «Il figlio dell’Uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà»? (Me. 9, 31). Probabilmente sì, ma quella predizione di Gesù non era stata capita né presa sul serio da nessuno.
Ora Maria rimane nell’incomprensione e domanda, domanda.
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Maria ha pronunciato il suo Sì all’angelo quando egli l’aveva invitata a concepire nel suo grembo la persona che Dio ha voluto mandare al mondo. Era stato un sì molto umano, però come i nostri sì, fatto con fede, ma senza poter prevedere chiaramente il futuro: con fiducia in Dio, nella sua bontà e nella sua fedeltà. Ma una tale fiducia viene sempre mescolata e accerchiata dalle ombre dei limiti umani. Soltanto a poco a poco cominciamo a capire i modi speciali con cui Dio è veramente buono e fedele, e a identificare la sapienza del suo piano per noi. Quindi la fede è qualcosa di eroico. Si pronuncia il sì senza sapere come ci coinvolgerà e come andrà a finire il progetto.
Le madonnine col bambino che adornano le chiese e le strade spesso ci creano l’impressione che Maria, mentre guarda il figlio o guarda noi, sappia tutto, sia completamente informata del piano di salvezza che Dio stava per svolgere attraverso il figlio.
Ma questa interpretazione non è certa. Maria era una di noi. Soltanto dopo è venuta a conoscere il mistero intero, la morte di Gesù, la sua resurrezione e la venuta dello Spirito Santo. Più probabilmente lo sguardo delle Madonne che vediamo è lo sguardo di una che si fida di Dio, senza capire bene.
10 sono convinto che la collaborazione di Maria al progetto divino di salvezza le sia stata chiesta senza che lei ne intendesse il contenuto e le conseguenze. A lei è stata chiesta soltanto la fiducia e una generosità aperta e piena.
Credo che Maria non sapesse che Gesù era Figlio di Dio, tanto meno Dio incarnato. Doveva arrivare a quella fede come tutti gli altri cristiani, col tempo, attraverso l’esperienza della sua vita. Chiaramente non ha capito quando Gesù, a dodici anni d’età, si è separato da lei e Giuseppe, rimanendo a Gerusalemme, nel tempio, con i dottori della Legge.
Non si poteva spiegare perché Gesù avesse lasciato il suo mestiere a trent’anni cominciando a girare la Galilea, predicando il regno di Dio. Rimaneva sorpresa quando egli parlava di Dio con un’intimità da figlio che sorprendeva tutti, e parlava pubblicamente con tanta autorità deH’amore che Dio ha per noi. Non s’aspettava i suoi miracoli e non poteva comprendere come fossero venuti dalla mano del suo figlio.
Dopo un po’ aveva visto le nuvole nere che incominciavano ad apparire sull’orizzonte nella forma delle invidie di certe persone importanti, della loro indignazione e della paura per il proprio potere. Mentre Gesù parlava diventava ovvio che le sue parole avrebbero causato reazioni contrarie fra le autorità e che questa gente era molto pericolosa. E lei tremava per lui.
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Allora, che cosa ha fatto Maria, quando ha pronunciato il suo Sì senza sapere tutto?
11 minimo che si può dire, è che Maria si è lasciata aperta a molte sorprese inaspettate per il suo futuro. L’essere invitata a cooperare con Dio per il bene dell’umanità era la cosa più lontana dalla sua mente. E sembra che il Dio delle sorprese sempre agisca così.
Implicitamente Maria ha accettato ogni avvenimento della sua storia futura, felice o triste, come parte effettiva di un misterioso piano. Ha avuto fiducia in Dio, confidenza che lui ci ama totalmente e che spesso le vie del suo amore non sono le nostre vie. Quella fiducia era il contenuto dei salmi d’Israele che Maria pregava come buona ebrea.
Ma di più ancora, il suo atteggiamento includeva il forte desiderio di servire. Maria voleva dare quello che poteva, grande o piccolo che fosse; collaborare con Dio, avvenga ciò che avvenga. E’ l’amore che conta. Segretamente l’amore ha più effetto per il bene deH’umanità di qualsiasi altro potere. Maria amava.
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Ecco un’immagine di Maria per «Fede e Luce»: Maria del Sabato Santo, Maria Soledad, che, in solitudine, angosciata e perplessa, cerca con ogni sforzo di aggrapparsi alla roccia della sua fiducia in Dio.
E’ possibile che Dio abbia chiesto a Maria tanta sofferenza? Non credo che sia la sofferenza di per sè ciò che Dio ha voluto per Maria. Aveva una missione importante per lei. Maria, come voi, genitori di «Fede e Luce», doveva dare al mondo una persona speciale. Ciò che Dio ha voluto era il cuore grande di uno che crede e ama.
Come noi cristiani, Maria doveva anche imparare a credere in Cristo attraverso un processo duro e le tappe concrete della meraviglia, dell’incapacità di comprendere e, sì, anche d’un certo dubbio.
Anche noi di «Fede e Luce» spesso ci troviamo nel Sabato Santo della vita e, come Maria, stiamo davanti a decisioni personali importanti. Con la fede cerchiamo di trascendere le nostre situazioni.
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Per «Fede e Luce» c’è anche l’immagine di Maria quando ha conosciuto Gesù risorto, le fonti non ci dicono se veramente lei abbia visto il suo figlio, come l’hanno visto altre persone dopo la sua risurrezione, o se abbia dovuto credere, come noi, alla parola dei testimoni. Non sta scritto in nessuna parte. Ma siamo sicuri che ha provato una gioia indescrivibile al sapere, in un modo o nell’altro con la fede, che Dio l’aveva risuscitato e che la vita aveva trionfato sulla morte.
– Brian Lowery, 1991
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.37, 1992
Sommario
Editoriale
Per capire di più di M. Bertolini
Articoli
Manuela al "Filo d’Oro" di Massimo D'Amico
Speciale Pellegrinaggio a Lourdes 1991 a cura della Redazione
Maria de la Soledad di Brian Lowery
La speranza nella vita quotidiana. Con nostro figlio affetto da miopatia di Lionel e Monique
Lettera a un medico per la nascita di un bambino disabile di Dott. Marie-Odile Réthoré
Rubriche
Libri
La depressione, R. F. Beig, C. McCartney
Il vizio di vivere. Vent’anni nel polmone d’acciaio, R. Benzi