Quando ho conosciuto Marco nella parrocchia romana di Santa Teresa, la prima cosa che ha cercato di dirmi è stata il suo desiderio di fare la cresima. All’inizio ho provato un po’ di difficoltà a decifrare il suo codice espressivo ma, con l’aiuto dei suoi genitori, alla fine ci siamo accordati che lui si sarebbe preparato bene ed io avrei invocato su di lui lo Spirito Santo.
Destate seguente, durante un campo di Fede e Luce, con molta gioia di tutti, il sogno di Marco si è avverato.
Ho sempre incoraggiato i miei confratelli parroci ad accogliere i portatori di handicap nei gruppi cresima perché sono convinto che anzitutto è un loro diritto ricevere lo Spirito Santo come tutti gli altri, ma in più ho l’esperienza del grande bene che ne viene alla Comunità stessa dei cresimandi e della parrocchia.
Del resto quando Gesù dice «lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi…» (Le. 4, 19), mi sembra evidente una scelta preferenziale e prioritaria proprio per coloro che porta no nella loro carne i segni della sofferenza, del limite, della emarginazione.
La Comunità cristiana, accogliendo questi fratelli provati duramente, cresce nell’autocom- prensione del mistero del Corpo Mistico sperimentando, come insegna S. Paolo, «che se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme»; ed anche che «non si può dire: “non ho bisogno di te”, anzi quelle parti del corpo che sembrano più deboli, sono più necessarie!» (I Cor. 12, 22 ss).
Quante cose si imparano vicino a chi soffre! E come si sgonfiano di tensione i nostri problemi di ogni giorno, accanto ai grossi problemi per l’esistenza di questi fratelli! Quanto coraggio mettono nel cuore e come riescono bene a liberarci dai nostri falsi idoli dandoci una visione corretta della vita…
Questo servizio alla Comunità, che io chiamerei il ministero dell’annuncio, del coraggio, della liberazione, della consolazione è poi, in definitiva, il frutto della Unzione ricevuta nel sacramento, come insegna San Paolo: «tutte queste cose è l’unico ed il medesimo Spirito che le opera!» (I Cor. 12, 11).
Con l’invocazione dello Spirito Santo, ciascun cresimando viene «reso conforme a Gesù Figlio di Dio» (cfr. Rito, invito alla preghiera) e viene avviato alla missione, tanto che può ripetere le stesse parole di Gesù: «Lo spirito del Signore è su di me e mi ha inviato…». Ora i nostri fratelli portatori di handicap, autistici, disabili, forse non lo capiranno questo evento straordinario che con la Cresima investe la loro vita (a parte il fatto che vorrei sapere chi di noi, cosiddetti sani, poi lo abbia capito veramente!) e tuttavia, nella fede della Chiesa, essi esercitano il loro ministero specifico che scaturisce dalla conformazione al Figlio di Dio sofferente, nella loro condizione di sofferenti.
Nel documento dei vescovi italiani «Evangelizzazione e Ministeri» (CEI, 1977) viene detto che dai sacramenti scaturiscono ministeri non ordinati, «laicali» o «ecclesiali», in funzione del- l’avangelizzazione: tra questi, come specifico oggetto di ministero ecclesiale, viene indicata la sofferenza (cfr. nn. 72, 73). E evidente che questa intuizione esige una educazione di tutta la comunità cristiana della parrocchia; esige la formazione di catechisti specializzati capaci di «comunicare» con queste persone che portano il peso dell’handicap; esige la formazione della famiglia a considerare l’evento handicap come «vocazione» per tutta la famiglia e per tutta la comunità e non invece come una pena, una croce, una punizione, come spesso viene avvertito.
Leggi anche: “Si è aperta una finestra nella nostra vita”
In questa luce sarebbe interessante promuovere uno studio approfondito sui nn. 68 e 69 del documento citato, dove vengono esposti i criteri di riconoscimento del ministero non ordinato e si dice che è determinato da un dono di Dio, che è a servizio del ministero ordinato ; che non deve essere temporaneo ma — se possibile — di tutta la vita; che deve sorgere dal seno della comunità, accolto dalla medesima e riconosciuto dall’autorità che la guida.
Mi sembra che se il parroco e la comunità scoprissero queste valenze, non farebbero più resistenze a consacrare con la Cresima i loro «tesori nascosti»; non darebbero più quelle occhiatacce che feriscono fino in fondo all’anima, quando durante la Messa i portatori di handicap si muovono in maniera che sembra scomposta ma invece è solo disarticolata; o emettono quei gridolini incontrollati, con i quali magari manifestano la partecipazione alla festa della comunità; né direbbero più quella terribile frase: «ma come si fa a dare la cresima… non capiscono!»…
E invece capiscono! Aveste visto Marco come partecipava nel suo modo, e con quale tenerezza seguiva la liturgia! A distanza di mesi, guardando con lui l’album delle foto di quel giorno, abbiamo rivissuto tutta la sua festa e come ci ha … e come riescono a liberarci dai nostri falsi idoli dandoci una visione corretta della vita tenuto a farmi capire che le promesse che mi aveva fatto di rinunciare a Satana l’aveva mantenute!
Davvero «lo spirito del Signore è su di Marco e lo ha inviato ad annunciare con la sua vita il lieto annunzio che ogni handicap è stato vinto; ogni barriera è stata abbattuta e che i cuori affranti sono stati consolati nella scoperta di poter concepire la loro esistenza come vocazione…».
La famiglia e la comunità Fede e Luce accolgono Marco come dono; la parrocchia ritiene che la sofferenza della famiglia e di Marco siano di valido sostegno alla pastorale; purtroppo la malattia di cui Marco è affetto non è temporanea ma è per tutta la vita e perciò per sempre Marco è «ministro» nella Comunità nella quale vive, della quale è espressione con la quale cresce.
Credo che possa essere di molta consolazione sapere che la Chiesa Italiana si è molto interessata a questo problema della catechesi e dei sacramenti per portatori di handicap: cito l’ultimo Convegno dell’Ufficio Catechistico Nazionale, «Pastorale e Catechesi delle Chiese in Italia e persone con handicap», il 19-21 ottobre 1990 i cui atti curati dal Movimento Apostolico Ciechi, sono un trattato assai valido su questa materia. (Copie si possono chiedere a: Ufficio Catechistico Nazionale – Circonvallazione Aurelio 50 – 00165 Roma, oppure a Movimento Apostolico Ciechi).
– + Salvatore Boccaccio – Vescovo ausiliare di Roma, 1992
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.39, 1992
Sommario
Articoli
Lasciateli venire a me di M. Bertolini
Perché nessuno sia dimenticato di Henri Bissonier
La prima comunione di Flaminia ci ha fatto crescere di A. Aluffi De Rita
Maria, la mia figlioccia di Anna
Essere padrino ha cambiato la mia vita di Carole
Temevo di non essere accettata come catechista di G. Valmarin
Come rendere viva la Messa di P. N. Simard
Testi e sussidi per la Catechesi alle persone disabili di Redazione
Anche io sono diventata suora di Susanna
La cresima di Marco
Si è aperta una finestra nella nostra vita di P. e M. Coralli
Davvero lo spirito del Signore è su Marco di S. Boccaccio
Rubriche
Dialogo aperto
Vita Fede e Luce
Libri
E la vita esploderà, AA. VV.
Psicopatologia e vita spirituale, H. Bissonier
Persone handicappate mentali. Quale Catechesi?, AA. VV