Chiara Ferrari Toniolo
Sono «amica» di Claudia da circa sette anni. Cominciai a frequentarla dalla mia prima «casetta» di Fede e Luce: avevo 13 anni. Fu la prima a venirmi incontro, anche un po’ invadente: subito viene da te e ti porta a fare qualcosa. Altri amici più grandi mi consigliarono di tenermi un po’ alla larga da lei perché era violenta. Dopo un anno e mezzo cominciai ad andarla a trovare a casa regolarmente, una volta la settimana. Continuai per quattro anni. In questi ultimi anni vado da lei due volte il mese, ma ci telefoniamo spesso.
Quando ci incontriamo, Claudia (che oggi ha 20 anni) e io parliamo. Lei mi parla di quello che fa a scuola, e con la mamma, delle sue amicizie, dei suoi rapporti con le assistenti domiciliari con le quali esce tre volte la settimana. Inoltre, disegnamo, leggiamo — sta imparando a leggere e scrivere.
All’inizio Claudia non era molto inserita nel gruppo di Fede e Luce, infatti era difficile stare con lei, faceva un po’ paura. Io non sono molto robusta e Claudia se vuole mi può ben menare. Però col tempo tutti nel gruppo abbiamo imparato a stare con lei. Anche lei si è resa conto quanto è importante avere amicizie e, dopo aver conosciuto me, ha incominciato a frenarsi.
Ti sei sentita accettata dai familiari?
Forse, più ancora che a Claudia, le mie visite facevano piacere alla mamma, Anna. Talvolta Claudia era in giornata non felice quando andavo a trovarla, invece Anna mi ha sempre accolto con gioia, forse perché ha un gran bisogno di parlare.
Soprattutto ho visto che la mia conoscenza di Claudia dipendeva dal mio parlare con Anna che è la famiglia di Claudia, dunque non può essere scavalcata.
Dopo tanto sei stanca di questo rapporto?
Assolutamente no. Sono contenta di quel che ho costruito con loro. Mi pesa quando Anna mi dice: è un po’ di tempo che non ci vieni a trovare; è un po’ di tempo che telefoni meno. Ma questo capita quando Anna è particolarmente giù. In altri momenti è molto comprensiva nei miei confronti, capisce i miei impegni di studio, che mi impedisce di essere regolare come prima nell’andarla a trovare.
Qual è il maggior problema che hai dovuto affrontare in questa amicizia?
All’inizio andavo a casa di Claudia per trovare lei, e la presenza di Anna che aveva voglia di parlare e di raccontare mi pesava molto. Per Anna, che vive sola con Claudia, la mia visita era una grande occasione di sfogarsi. Poi ho capito che il rapporto fra Anna e Claudia è strettissimo. Un altro problema era quello della violenza di Claudia; ora si è abbastanza calmata. All’inizio bisognava farsi accettare per poi poterla controllare sulla base di una certa autorità acquisita. Io sono più grande solo di un anno è ho faticato un po’ ad acquistarla.
Che cosa hai acquistato da questo rapporto?
Claudia mi ha quasi sempre accolta con gioia. Manifesta il suo attaccamento, la voglia di vedermi; però quasi mai mi ha rimproverato perché non ero andata a trovarla. Ho sentito che la mia presenza era importante anche come intermediaria tra la figlia e la madre che con lei è molto debole. I loro rapporti spesso sono tesi, ma attraverso me si calmano. Claudia sente anche il fatto che siamo coetanee e in parte abbiamo gli stessi problemi.
Ti è mai accaduto di dire: «basta!»?
Quando Claudia mi ha dato un colpo in faccia. Alcuni momenti di violenza di Claudia, mi hanno messo paura. E poi quando sentivo che Anna tendeva a «chiedermi» molto. Da una parte mi faceva piacere essere chiamata, richiesta, dall’altra avevo un po’ paura del rapporto con la persona ferita, di essere coinvolta.
Che consigli daresti a uno che sta avviando un rapporto di amicizia con un ragazzo h.m.?
Primo, conoscere il ragazzo e insieme il genitore, che per forza di cose sono molto legati. Avvicinarsi ai ragazzi con molta umiltà e molta prudenza. Prudenza perché è un rapporto molto coinvolgente; con umiltà perché si ha che fare con persone ferite, e bisogna rispettare i loro momenti di angoscia e anche di violenza, dovuti probabilmente al fatto che non riescono ad accettare se stessi.
Giuseppe Andrea Paleolo
Ho avuto due esperienze di amicizia, molto diverse, che durano da un paio danni. Una con Roberto, l’altra con Emanuela e Grazia.
Roberto ha 45 anni, è un «ragazzo lieve».
Con Manuela (9 anni, grave, ma non chiusa) e la mamma, Grazia, il rapporto è molto forte.
Il rapporto più complesso è quello con Roberto, ma anche quello che dà più soddisfazioni: quella con lui è un’amicizia nel senso normale della parola. A parte le «casette» e il campo, andiamo a giocare a pallone insieme, andiamo al teatro…
Con Emanuela che fate?
La tengo in braccio, le parlo e canticchio e lei ride; facciamo passeggiate.
Hai notato una evoluzione in questi rapporti?
Con Roberto, al campo: ci siamo conosciuti meglio e c’è stato un grande aumento di fiducia da parte di entrambi. Io so che Roberto, anche quando si arrabbia con me, conta su di me. E io ho avuto la conferma che per me Roberto contava più di tanti altri ragazzi che ho conosciuto a Fede e Luce.
E con Emanuela?
Ora Emanuela mi riconosce e io non ho più paura di lei (paura di farle male, di comportarmi in modo diverso dalla mamma, con la quale ha un rapporto molto bello).
Qual è la difficoltà maggiore nel rapporto con Roberto?
Il linguaggio di Roberto contiene molte parole che sono solo sue (peppe è il sette, cioè l’autobus; dan è il tram; mugnachita è il lunapark; upulu è Mirella…): capirlo non è facile. Io ormai ho acquistato un vocabolario di base. All’inizio era un problema continuare a ripetere «Che hai detto?», «Ridillo»… Però, quando capisci è un gran piacere.
E una persona simpatica?
Molto. Ha varie caratteristiche che lasciano stupiti. Per esempio, ha una cortesia naturale, fa il baciamano alle signore…
Hai accennato al rapporto con la mamma di Emanuela.
Grazia è proprio fuori dalla norma, non posso quasi classificarla come genitore. Con lei posso parlare di tutto. La cosa che sento più bella è che con lei condivido Emanuela.
Sta con Emanuela in maniera incredibile. Per esempio, c’è il rito di andare a dormire che è uno spettacolo. La sveste dolcemente e Emanuela sa che sta per andare a dormire. Le canta la canzoncina che deve essere sempre «quella»; poi le fa il «solletico», una specie di messaggio per il quale Emanuela muore dalle risate; poi il segno della croce e poi a dormire. Ma l’amicizia con Grazia va oltre il rapporto con Emanuela.
Sono rapporti che avresti intrattenuto anche al di fuori di Fede e Luce, o sono solo grazie a Fede e Luce?
Non c’è stato un vero è proprio affidamento. Ma Fede e Luce è stato determinante nel definire il modo di stare con loro. I genitori di Marco Coralli parlano delle gioie che erano solo loro e dei dolori che erano solo loro prima di entrare a Fede e Luce e poi a Fede e Luce avevano conosciuto un modo diverso di stare con gli altri. Se non fossi stato in F e L magari a uno come Roberto mi sarei anche affezionato, ma sarebbe stato un rapporto un po’ egoistico.
Che consigli dai a uno che comincia rapporti del genere?
Intanto, essere sempre molto discreti. Per esempio, Roberto è molto riservato, talvolta vuole stare solo, non gradisce il contatto fisico con gli altri. A me solo da un anno stringe la mano.
Ti capita di sentire il peso di questi rapporti?
No, ne sono molto contento. I tuoi ti hanno chiesto qualcosa su questo tuo tempo impiegato così?
Mamma è venuta due volte alle feste di chiusura dei campi, le è piaciuto molto e approva quel che faccio. Papà invece no; ho provato spiegargli, a invitarlo a qualche casetta, ma ha una specie di rifiuto.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.39, 1992
Sommario
Editoriale
Oltre la famiglia: gli specialisti, gli amici di M. Bertolini
Articoli
Lelia di N.Schulthes
Giacomo di M.T. Mazzarotto
Roberta di S. Sciascia
Viviana di C. Frassineti
Come essere amici
Le schede: gli specialisti
Chi aiuta la famiglia: gli specialisti
Rubriche
Libri
La pazzia e l'amore, Gertrud Schwing
L’ascolto che guarisce, AA.VV.
Giobbe, perché? - Dialogo di una madre , Janine Chanteur
Quando la crisi insegna a vivere, Erika Schuchardt