Un libro-testimonianza, il risultato della collaborazione di tre autori che con competenze diverse lavorano tutti per e con gli handicappati mentali: José Davin, gesuita, si occupa del loro inserimento attivo nella vita della Chiesa, Esther Delvin, psichiatra infantile e psicoterapeuta familiare, li segue all’interno delle istituzioni e Viviane Le Polain De Waroux, mamma di un handicappato mentale grave, responsabile nazionale in Belgio dell’associazione Fede e Luce.
Il frutto di tanta esperienza si traduce qui in pagine piene di tenerezza e di toccante sensibilità. Il libro fornisce consigli e una guida pratica per le varie fasi della vita di un portatore di handicap e per i numerosi problemi che ognuna di queste fasi comporta per lui stesso in primo luogo, ma anche per le famiglie, gli educatori e gli specialisti: la scoperta dell’handicap, le ripercussioni di questo sulla vita familiare, la partecipazione alla vita della Chiesa, il momento della scolarità, l’eventuale sistemazione in istituto, la malattia, l’invecchiamento, la morte.
Quali i nostri obiettivi? Come utilizzare le competenze specifiche? A quali valori ispirarsi? È necessario non agire da soli ma in stretta collaborazione con gli operatori che, nella Chiesa, nelle associazioni e nelle strutture istituzionali, si dedicano ai portatori di handicap. Questa collaborazione è indispensabile ma deve essere il frutto di scelte appropriate alle esigenze di chi deve essere aiutato e della sua famiglia. L’aiuto deve essere personalizzato perché ogni portatore di handicap ha la sua particolarità, la sua unicità, come ogni persona umana.
Per quanto riguarda il campo della vita affettiva e sessuale e dei valori etici ad essa connessi gli interrogativi che si pongono sono di particolare complessità e delicatezza. Certe affermazioni degli Autori possono lasciare un po’ perplessi. Sarà perciò opportuno avvalersi dei consigli di un sacerdote illuminato e competente: la consapevolezza dei nostri limiti nel risolvere problemi che a volte sembrano insormontabili ci renderà umili nell’ascoltarlo.
L’obiettivo sarà sempre il bene della persona con handicap, nel rispetto della fratellanza e della somiglianza che ci unisce tutti: il diritto a vivere nella dignità propria dell’essere umano e a vivere una vita il più serena possibile, una vita di crescita personale, piena di rapporti, di amicizia, di scambi.
Questa vita «è possibile» per tutti e tutti siamo chiamati a renderla tale.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.35, 1991
Sommario
Editoriale
Il dopo di noi di M. Bertolini
Articoli
Domande e risposte sul domani dei nostri figli
Possiamo fare qualcosa noi genitori?
5 Esempi di comunità-alloggio a cura di N. Shulthes
"Ancora": l'avvio di una casa-famiglia di Sergio Sciascia
Rubriche
Libri
Una vita possibile di AA.VV.
Effatà, apriti di C. M. Martini
La comunità, luogo del perdono e della festa di J. Vanier