Siamo in pieno centro della vecchia Roma: ecco un negozietto accanto a tanti altri. Ha la vetrina piena di fiori e di ceramiche dipinte con allegria e ingenuità. Vicino, un piccolo portico rotondo. Su una targa c’è scritto: LABORATORIO CERAMICA. Suoniamo il campanello. La porta si apre e saliamo per tre piani una vecchia scala. La Signora Fiumi ci accoglie calorosamente sulla porta. Eravamo attese e siamo ricevute come amiche. L’ingresso è pieno di scaffalature cariche di ceramiche di vario tipo: alcune sono in cotto, altre bianche, altre dipinte. Mentre ci inoltriamo nell’appartamento intravediamo un ambiente dove è istallato un forno per la ceramica. Eccoci ora in una delle due stanze adibite a laboratorio. Marco e Alessandra lavorano intorno a una grande tavola: sono calmi e impegnati ma non manca il suono di un leggero chiacchiericcio. Altre persone girano qua e là. Tra le due finestre c’è un pianoforte aperto, bellissime fotografie sono attaccate ai muri, qua e là sono sparsi disegni e vasi pieni di colore per la pittura. Un laboratorio come tanti altri.
La direttrice ci riceve, ci presenta e ci spiega. «Ci troviamo nel laboratorio di ceramica La Stelletta il cui nome deriva dalla strada in cui è situato. Il progetto è del 1981. Un nostro appartamento si era appena reso libero. Se Sergio fosse stato in grado di studiare e di essere indipendente noi l’avremmo evidentemente messo a sua disposizione. Era giusto perciò utilizzarlo per lui». Chi parla è la mamma di Sergio. Ella riunì prima di tutto tre giovani che avevano su per giù l’età di suo figlio, poi assunse un’insegnante di una cooperativa integrata, la COSPEXA. Tutti si misero al lavoro. La COSPEXA era specializzata in ceramica: avrebbero lavorato la ceramica. «Questa attività aveva anche il pregio di essere tra le più adatte per i nostri ragazzi».
Nel 1985 fu creata la «Coopertativa di Produzione e Lavoro» con nove giovani handicappati e un’insegnante (erano tre, ma lavoravano a turno). Nel 1986 la cooperativa organizzò un corso professionale finanziato dalla CEE. Tutti i giovani handicappati presero il diploma accordato dalla Regione ed entrarono a far parte della cooperativa come diplomati in ceramica e non come handicappati.
Nel 1988 si aprì il negozio al pianterreno e si incominciò la vendita degli oggetti prodotti dal laboratorio. Questa attività ora è curata la mattina da un’impiegata e il pomeriggio a turno dai genitori dei ragazzi.
Dall’inizio di quest’anno sono stati organizzati corsi di pittura su porcellana nel negozio stesso dove i giovani della cooperativa vengono ogni tanto ad aiutare.
Oggi i giovani adulti handicappati mentali che vengono ogni giorno al laboratorio sono tredici. Alcuni di loro vengono accompagnati dai genitori, lina mamma, per esempio, offre un passaggio ai tre che abitano nel suo quartiere. La maggior parte però viene da sola.
L’attività principale del laboratorio è la pittura su ceramica. Per diversificare però il lavoro e per rispondere ai gusti di alcuni giovani, tre volte alla settimana quattro di loro frequentano un vivaio , «Il granellino di senape», organizzato da un’altra cooperativa sociale. Il lavoro, a parte quello di un operatore inviato dalla USL, si svolge sotto la guida del personale del laboratorio e di un perito agrario, lui stesso handicappato fisico. Altre attività alternative sono quelle scolastiche, la musica e lo yoga.
Una psicoioga viene una volta la settimana per i colloqui e per l’attività di gruppo.
L’orario del laboratorio va dalle 8,45 alle 13. Si lavora anche il martedì pomeriggio dopo avere pranzato insieme e dopo avere girato e fatto spese nel quartiere. Il mercoledì ognuno porta uno spuntino e si lavora fino alle 16.
La psicoioga riceve nel suo studio, una volta il mese, a turno le famiglie dei ragazzi. La Signora Fiumi insiste sui vantaggi della sua collaborazione e ci dice quanto questa sia preziosa per favorire il contatto fra i membri della cooperativa e per risolvere determinati problemi. Una volta il mese c’è una riunione fra tutti i membri della cooperativa, i giovani handicappati, genitori e insegnanti. Tutti insieme discutono i vari problemi, le iniziative e i progetti. La fondatrice è presidente della cooperativa. I responsabili delle varie attività si riuniscono settimanalmente per parlare dei giovani e delle loro difficoltà, dei loro progressi e dei loro desideri.
Il lavoro amministrativo è svolto dal padre di uno dei ragazzi che è commercialista. La Signora Fiumi fa fronte a tutti i problemi quotidiani. C’è poi, in laboratorio, la presenza giornaliera di due o tre volontarie che lavorano come gli altri, aiutano dove è necessario e partecipano con la loro amicizia.
Parliamo ora della situazione finanziaria di questo laboratorio. Le spese sono numerose, soprattutto quelle che riguardano gli stipendi dei vari collaboratori. Gli introiti sono però minimi e gli unici che arrivano regolarmente sono rappresentati dalla partecipazione dei genitori: L. 100.000 al mese. Ma vi sono anche entrate occasionali: — la fondazione Bellarini offre una somma annuale.
- la Regione collabora sulle basi di precisi progetti e secondo i finanziamenti dei quali disporre anno per anno.
- la Provincia accorda alcune somme per iniziative specifiche e rimborsa le fatture per il 50%.
- la vendita al negozio procura un pò di denaro che serve essenzialmente allo stipendio delle persone che vendono.
La situazione finanziaria è perciò sempre fragile, ma grazie all’entusiasmo e alla partecipazione dei membri della cooperativa e grazie ai grossi sforzi della fondatrice che afferma «Non bisogna smettere di battersi», La Stelletta continua a vivere e a far vivere. Tutti insieme hanno tanti progetti, bellissimi progetti; fra gli altri, quello di andare a fare un soggiorno di una settimana in campagna per il piacere di stare insieme e come prova di vita comunitaria.
– Nicole Schulthes, 1991
N.B.: Il centro è ancora attivo. Per maggiori informazioni www.lastelletta.it
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.33, 1991
Sommario
Con la vostra collaborazione - Inchiesta di Mariangela Bertolini
Famiglie diverse? di Giacomo e Maria Labrousse
Educare è desiderare di Marie H. Mathieu
La Stelletta di Nicole Schulthes
Quel che mancava ai nostri figli di Laura Delay
Rubriche
Libri
L'omino di vetro di M.C. Barbiero
Vita! riflessioni sulla cultura dell'hadicap di C. Imprudente
Il mio piede sinistro di C. Brown