«Non siamo fatti per essere genitori di un figlio handicappato».
Ho sentito questa frase due volte, questa settimana. La prima volta era pronunciata da un papà. Disperato, aveva appena saputo che la sua bambina di due giorni aveva una lesione al cervello. La seconda volta, da una coppia. Il loro figlio, Guglielmo, di otto anni, presenta turbe del comportamento che sconvolgono completamente l’atmosfera familiare. Travolti dalla situazione, schiacciati dalla scienza degli psicologi del centro dov’è accolto il bambino, erano senza speranza.
Non si impara a soffrire
Oso appena dirlo. Si impara quasi tutto…ma non si impara a soffrire. In più, non si impara nemmeno ad educare i propri figli. Allora, quando il figlio è handicappato, bisogna, di solito, «improvvisare» le due cose allo stesso tempo. Bisogna imparare a educare, a far crescere, e questo senza cessare di soffrire. Eppure, c’è chi ci è arrivato. Sono quelli che ci danno testimonianza, una testimonianza incontestabile. Ci fanno luce come dei fari. Alla loro luce, una debole fiamma di speranza può nascere nel cuore di coloro ai quali è richiesto così tanto.
Se il nostro cuore ci condanna
Ai genitori di Guglielmo, sconvolti dai propri sentimenti di rifiuto e di violenza nei confronti del loro bambino, vorrei confidare quanto questa loro reazione sia normale. Quando si è troppo colpevolizzati dai propri blocchi, dalla durezza del proprio cuore, c’è lina frase di S. Giovanni che può darci la pace: «Se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce tutto» (Giov. 3,20). Inoltre, la scoperta umile della nostra «cattiveria» interiore è spesso il primo passo per farci avvicinare a un pò di luce. Il riconoscimento della nostra debolezza può portarci a rivolgerci a Colui che può guarire .• Osando affidarci ciò che gli è più caro al mondo, il suo bambino nel quale trova la sua gioia, Dio non ci abbandona. La sofferenza la conosce. Ha accettato di conoscerla sulla Croce.
Educhiamo per quel che siamo
Non ci chiede se abbiamo diplomi in pedagogia o in psicologia. Che cosa ci chiede? Lo sappiamo tutti: educhiamo un pò per quello che diciamo, molto per quello che facciamo, ma essenzialmente per quello che siamo.
Quando ho detto queste cose ai genitori di Guglielmo, sono crollati. E ‘proprio qui il loro problema: si sentono così «dappoco». Importa non ciò che sentiamo, ma quello che desideriamo. Siamo già un pò quello che desideriamo. Desiderare di amare, è già amare. «Solo rinfinito desiderio è onnipotente», diceva S. Caterina da Siena.
Il bambino sente quel che siamo
E se i nostri cuori non osano più desiderare, il Signore si accontenta del nostro desiderio di desiderare. Il suo amore è lì, con fiumi di acqua viva, appena un cuore contrito e assetato si apre alla sua misericordia. Non mascherando i nostri errori potremo aiutare un bambino a crescere. Il bambino sente quello che siamo in realtà attraverso tutto ciò che ci sfugge e ci tradisce. Egli si modella, non su ciò che appariamo nè su ciò che crediamo di essere, ma su quello che desideriamo.
Essere veri con lui
Per questo è così importante essere veri con lui, chiedergli semplicemente perdono dei nostri errori e diventare così compagni di strada, con ogni sorta di sfumature, secondo le tappe di crescita. Inoltre, per aiutare il nostro bambino a crescere, ci vuole una grazia di comunione con lui, con le sue sofferenze, le sue ferite, le sue mancanze, le sue ricchezze nascoste, soprattutto. Nel seno della mamma, il piccolo cresce attraverso la comunione che diventa sempre più cosciente, che si protrae, in altro modo, dopo la nascita.
Accettare noi stessi
Educare un figlio, è accettare noi stessi, riconoscerci per quello che siamo ma col desiderio di diventare come Dio ci vorrebbe, e ci farà diventare se ci troverà umili e fiduciosi! Educare è prendere il bambino così com’è. Di più, è accoglierlo, ascoltarlo, aiutarlo a crescere non secondo il nostro volere, ma con il desiderio di condurlo là dove Dio lo attende.
– O. et L. n. 92
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.33, 1991
Sommario
Con la vostra collaborazione - Inchiesta di Mariangela Bertolini
Famiglie diverse? di Giacomo e Maria Labrousse
Educare è desiderare di Marie H. Mathieu
La Stelletta di Nicole Schulthes
Quel che mancava ai nostri figli di Laura Delay
Rubriche
Libri
L'omino di vetro di M.C. Barbiero
Vita! riflessioni sulla cultura dell'hadicap di C. Imprudente
Il mio piede sinistro di C. Brown