Sono le 16,30 di una domenica. Siamo circa quaranta persone, riunite insieme nella sala della parrocchia. Aspettiamo una signora che abbiamo invitato perché ci insegni la danza. L’età media degli allievi è sui quarant’anni, ma c’è chi ne ha sette e chi ottanta.
C’è chi sta bene diritto sulle gambe, c’è chi è provato dai dolori della vecchiaia, c’è chi ha qualche problema di deambulazione, c’è chi è un po’ irrequieto o instabile, c’è chi è un po’ vergognoso e timido…
La signora entra; al vederci sembra un po’ smarrita, ma non lo dà a vedere. Anzi, sistema il suo registratore sul tavolo, chiama al centro della sala i dodici fra noi che vogliano lanciarsi per primi. Si fanno avanti i più coraggiosi, ragazzi e ragazze sui vent’anni, disinibiti e disinvolti nel loro jeans e maglioni colorati. Fra loro c’è Viviana. Non me ne ero accorta subito.
Viviana ha quarant’anni passati, è piccola di statura, è sempre elegante, ha un viso spiritoso; a volte allegra, più spesso un po’ scontrosa.
Le piace stare per conto suo. Ha perso ambedue i genitori; vive con un’amica. Ha un notevole difetto all’anca, difetto che nasconde molto bene non parlandone mai e facendo come se non ci fosse. Così come non si cura di avere un cromosoma di troppo.
I dodici si dispongono in quadrato, tre per lato: al centro di ogni terna c’è un «cavaliere» con accanto due «dame».
La maestra spiega i passi da fare, le figure, il ritmo, gli scambi fra persone, gli inchini, la posizione delle mani.
Un clic del registratore dà il via alla musica e alla danza.
Sui volti dei ballerini c’è una forte concentrazione mista a sorriso: e seguono, girano, passano, ridono; qualcuno accenna uno sbaglio, si riprende, si va avanti.
Mi soffermo a guardare Viviana; è lì tra loro, con un viso sereno, disteso, felice. Non sbaglia un passo, esegue le mosse, gli scambi, va a tempo con una grazia e una disinvoltura che mi affascinano. Non l’avrei mai supposto.
Mi guardo intorno. I visi di tutti sono fissi sui ballerini.
La musica si chiude e i dodici si fermano in posizione di saluto: un applauso spontaneo degli astanti e ognuno va a sedersi. Viviana, il viso rosso dalla gioia, composta e serena va al suo posto.
Altri dodici si fanno avanti al centro per provare. E si ricomincia.
Nessuno esita, nessuno si tira indietro.
Viviana ha aperto la strada.
Grazie Viviana.
– Mariangela Bertolini, 1990
Nata a Treviso nel 1933, insegnante e mamma di tre figli tra cui Maria Francesca, Chicca, con una grave disabilità.
È stata fra le promotrici di Fede e Luce in Italia. Ha fondato e diretto Ombre e Luci dal 1983 fino al 2014.
Tutti gli articoli di Mariangela
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.32, 1990
Sommario
Lezione di danza insieme di Mariangela Bertolini
Abib, Mohamed, Naima
Accogliere un bambino autistico di Beatrice Frank
Io sono una come voi: una mamma
Preghiera della malattia
Una passegiata in campagna di Gilberte Roger
Chi ha avuto paura fa gratis un altro giro di Riccardo Guglielmin
Ma non sono sola di Gaia Valmarin
Malattia mentale e legge di Sergio Sciascia
Malattia mentale - Una soluzione giusta di Sergio Sciascia
Rubriche
Libri
Il tuo nome è Olga di J. M. Espinàs
Il corpo spezzato di J. Vanier
Bibliografia italiana sui disturbi dell'Udito, della Vista e del Linguaggio di S. Legati