Mi chiamo Francesco, sono nato a Brescia nel 1951. Sono spastico dalla nascita, ma nei primi anni di vita avevo una buona autonomia: infatti potevo andare a scuola da solo, giocare con gli amici al pallone, ecc. Ma verso i 16 anni ho fatto una brutta caduta, in seguito alla quale, per motivi ancora non del tutto chiari, ho avuto un peggioramento delle mie condizioni con conseguenti problemi motori. La cosa si è ripetuta 7 anni fa e ora, per poter camminare, ho sempre bisogno di una persona che mi sostenga o addirittura, per lunghi percorsi, della carrozzina.
Durante l’infanzia trascorsa a Brescia ho ricevuto aiuto e comprensione dalla mia famiglia, ma ho trovato problemi di inserimento con gli altri bambini, causati dalla mia diversità e dalla mancanza di attenzioni per il mio problema. Inoltre a Brescia non esistevano scuole adatte al mio caso: in questo mi è stato di aiuto mio fratello che mi ha insegnato a scrivere, contare, ecc.
Verso i dieci anni mi sono trasferito con la famiglia a Milano, dove ho potuto finalmente frequentare la scuola dell’Istituto S. Erlembardo di Gorla. Qui ho avuto un’ottima insegnante che mi ha seguito da vicino e aiutato molto; qui inoltre ho imparato una cosa per me molto importante ancora oggi: lavorare la creta. Infatti, terminate le scuole, ho avuto il problema di quale lavoro poter fare: e, sostenuto soprattutto dai miei genitori, ho fatto di questo passatempo il mio vero lavoro, e ho ottenuto buoni risultati e avuto soddisfazioni, grazie anche all’aiuto di Cesare, uno scultore con il quale divido il mio studio, che in tutti questi tempi mi è stato vicino con i suoi consigli e la sua grande amicizia.
Così sono riuscito ad avere anche la soddisfazione di poter fare varie mostre delle mie sculture.
Circa dodici anni fa ho subito la perdita di mio padre, ed è stato un momento molto difficile da superare, anche perché era la persona in famiglia con cui avevo più interessi in comune. Però, proprio in quel periodo, ho iniziato a frequentare il gruppo di Fede e Luce, dove ho incontrato Sergio, che mi ha aiutato molto anche perché mi ricordava la figura di mio padre. A Fede e Luce ho trovato nuovi amici e ritrovato anche vecchi amici ed ex compagni di scuola. E soprattutto ho trovato delle persone molto disponibili e attente verso di me e verso quelli che hanno problemi come i miei. Sono queste le cose che, unitamente alla mia famiglia e soprattutto a mia madre, mi aiutano a vivere serenamente e a superare i momenti difficili.
I miei segreti sarebbero di affermarmi nel campo del mio lavoro e trovare una compagna di vita, ma mi rendo conto che non è facile sia per condizioni obiettive, sia perché ho un carattere orgoglioso ed esigente.
In base alla mia esperienza voglio infine dire che, al di là delle attenzioni che possono rivolgere alle persone portatrici di handicap associazioni come Fede e Luce, è necessario che anche la società si occupi di noi, con provvedimenti che sono assolutamente necessari, quali l’abbattimento delle barriere architettoniche in tutti i campi (posti di lavoro, posti di intrattenimento e centri culturali come cinema, teatri, musei, impianti sportivi), facilitazioni nei movimenti (mezzi pubblici, soprattutto treni e autobus); l’istituzione di finanziamenti per case-famiglia, posti di accoglienza, ecc. ; e infine l’ottenimento di più posti di lavoro.
Tutto questo per far sì che, nonostante il nostro handicap che già ci esclude da molte cose, noi possiamo avere un nostro grado di autonomia e di partecipazione alla vita di tutti.
– Francesco Sanvitale, 1990
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.30, 1990