Forse è colpa mia; pretendo che gli altri si facciano avanti quando io stessa ho paura di fare il primo passo, ma per me è difficile; il pericolo di non essere accettata mi spaventa troppo!
Forse è per mia sorella che «sono così»: voglio dire, ho paura che non possano accettarla e me con lei. Io non mi faccio grandi problemi a suo riguardo, anzi è per me indispensabile, ma mi rendo conto che verso gli altri sono ipercritica e sempre sulle difensive. Forse è mia presunzione credere che ho superato certe cose e che ora sono forte, ma poi ho capito che non è così… mi accorgo che ho calato molti veli…
In casa siamo sole: mia madre, mia sorella ed io. A volte la tensione che si crea, è più forte di noi e genera sentimenti di disperazione taciti, che ci nascondiamo …. a vicenda. Quando quei momenti passano, ridiamo insieme di ogni sciocchezza interamente e col cuore. È un’altalena di sentimenti che ho paura possano rivelarsi distruttivi. Forse tutto ciò nasce dalla presunzione che gli altri non abbiano di questi problemi e che siano felici!
Com’è arduo conquistarsi la felicità, che dico, almeno un po’ di serenità: quella sete di calma di spirito che urge in me e si placa solo quando dipingo o leggo o penso a Londra (la mia passione sono le lingue, specialmente l’inglese), immagino il mio futuro che spero migliore del passato e anche del presente.
Che la soluzione sia il non pensarci? Il mio principale difetto è riflettere troppo; forse è colpa della responsabilità che ho avuto fin da piccola di essere figlia quasi unica. Questo perché i miei contano su di me, e sul mio successo: li ripagherebbe per il dolore patito a causa di mia sorella. Io credo che sia anche egoismo da parte loro perché specie mia madre è iperprotettiva e si preoccupa sempre per quello che faccio! (Convincerla a lasciarmi andare in Inghilterra… è semplicemente estenuante).
Ho sempre pensato, specie negli ultimi anni, a quello che vivo: ogni mia azione è frutto di attento esame sui pro e sui contro. Credo di non essermi mai veramente divertita: non ho mai fatto «pazzie» seppure innocenti; credo di essere stata sempre un po’ adulta senza virtù e con tanti difetti. Questa affezione totale di mia madre mi costringe a rinunciare a cose che pur senza conseguenze, non sono quali vorrebbe, privando me di esperienze importanti e rendendomi incerta. Lei vuole che io abbia tutto ma a modo suo. Per i miei studi e per il mio futuro invece, ho bisogno di andare all’estero ma lei non ci sente da quell’orecchio. Se le rinfaccio il fatto che vuole tenermi legata a sé, lei dice che non è vero e che sono io che voglio lasciarla sola… sono infinite discussioni. Lei non si rende conto che per me la famiglia è tutto per quella sfiducia che ho negli altri (e provata!) e che non potrei mai rinnegare i suoi insegnamenti e il suo affetto… ma è difficile farglielo capire.
– T.M. 69, 1990
Questo articolo è tratto da Ombre e Luci n.29, 1990
Sommario
Sorelle e fratelli
Forse è per mia sorella che sono «così» di T.M.
Non carichiamoli di un peso eccessivo di M. Bertolini
Sentivo crescere la mia responsabilità di P. Mazzocchi
Radiografia Ombre e Luci
Chi siamo di Redazione
Case famiglia, iniziative e centri di accoglienza per disabili presentati dal 1983 al 1989 di Redazione
Rubriche
Libri
Bambini autistici a scuola Pascal Neau
Jean Vanier – Un profeta del nostro tempodi Gilles Lavarrière
Corso per corrispondenza per genitori di bambini Down di Salvatore Lagati