<span class=”capolettera”>P</span>ubblicato in Inghilterra nel 1987 racconta — in prima persona — la storia di un ragazzo nato spastico a causa di un parto difficile. Nasce con lesioni cerebrali motorie, ma benedetto da un’intelligenza di molto superiore alla normale. Proprio questa intelligenza lo porta a rompere le barriere sociali e culturali che lo imprigionano nella etichetta «spastico, uguale deficiente mentale». Lui lancia in questo libro una sfida alla società. Come un nuovo don Chisciotte maldestro intraprende la lotta in difesa di tanti esseri umani come lui, trascurati per secoli da una società troppo occupata al benessere dei suoi membri ricchi, belli e sani; una società incapace di vedere e ascoltare le grida silenziose di angosciata paura e di profonda tristezza di questi suoi figli di un dio minore.
La determinazione da parte di questo ragazzo di arrivare ad essere una voce per tanti senza voce, lo porta al bisogno di cercare dentro di sé un modo per comunicare le sue intime esperienze attraverso la parola scritta poiché incapace di pronunciare una sola parola. Comincia così la sua guerra per conquistare i diritti dei disabili come lui.
Il diritto alla parola scritta
Durò molti anni e molte persone lo aiutarono nel suo lungo e penoso calvario. La sua famiglia prima di tutti. Insegnanti specializzati nei problemi dei disabili; scuole per disabili e scuole normali. Ricercatori nel campo della medicina che scoprirono un nuovo medicinale capace di far rilassare il suo corpo dalle scariche elettriche che lo governavano a piacere. Ricercatori nel campo dell’informatica che scoprirono il modo di fargli premere più facilmente le lettere sulla tastiera del computer, ecc. Ma alla fine, Christopher Nolan, ragazzo spastico nato nel 20. secolo, può sentirsi più che soddisfatto dai risultati della sua «campagna informativa» sulla condizione di uno dei tanti ragazzi spastici. Ha ricevuto tre premi letterari in Inghilterra e uno in Irlanda; questo fino al 1987. Il futuro è ancora una pagina da riempire.
Il diritto a un posto nella società
Questa sarà la sua prossima mossa, un posto nella scuola per ragazzi normali, suoi coetanei, sani di corpo, non disabili. Qui troviamo il periodo formativo e lo sviluppo della sua intelligenza, nel confronto pacifico con i professori e gli allievi, nella disponibilità della sua famiglia, nell’amicizia con ragazzi che saranno la società del futuro. Nella scuola dell’obbligo pubblica, dove si ritrovano ragazzi di tutti i ceti sociali, la presenza di un ragazzo handicappato presenta problemi per tutti. Christopher Nolan ha portato lì una sua rivoluzione pacifica le cui conseguenze per l’Irlanda e in un certo senso per il resto del mondo, sono di grande valore.
… e al riconoscimento dei valori intellettuali
Diventa il prossimo traguardo da raggiungere. Egli non vuole tenere solo per sé il tesoro che è cosciente di custodire; con forza ostinata cerca e ottiene la conoscenza delle verità riguardo la condizione umana, le limitazioni di capire i misteri quali la vita, la morte e soprattutto la sofferenza. In questo periodo formativo dell’anima, troviamo le sue angosce morali, le lotte accanite verso i valori religiosi, cristiani nel suo caso. La fede semplice di un fanciullo, le sue preghiere, la sua consolazione nella carezza di un Dio buono e nell’amore fatto pane nell’Eucarestia, la riverenza del bambino handicappato incapace di aprire la bocca per ricevere il Sacramento della pace, 10 fanno tremare in anticipo, mettendo in difficoltà tutti, famiglia, prete e soprattutto se stesso. Ma questo fanciullo fiducioso e credente, diventa adolescente e quel Dio consolatore non gli basta più.
La scoperta della condizione che immiserisce il suo corpo lo ‘fa ribellare contro il Creatore e cade nella tentazione cupa e sottile dell’orgoglio. Le scene drammatiche che raccontano la tentazione e pentimento di questo ragazzo spastico, più solo che mai ad affrontare la sua infermità morale; le meravigliose risorse che trova nella sua anima ferita per farsi capire dal Padre, quello dei cieli per chiedergli perdono; e da quello in terra per convincerlo a portarlo in chiesa per trovare il suo terzo padre, quello spirituale per confessare la sua colpa, sono pagine piene di bravura letteraria e di realismo poetico.
Il diritto di essere uno degli scelti
Spinge il ragazzo — cosciente della bellezza del dono dell’espressione poetica che gli è stata affidata per il bene comune — a giocare con le parole che ballano felici nella sua testa; inventa nuove parole, ne fa uscire alla luce tante altre che non sa da dove vengano e come siano arrivate fino a lui, parole che si collocano nella storia del suo paese, nelle leggende, nelle favole mitiche. Queste parole che vogliono uscire per descrivere nuovi profumi, nuovi colori e un modo diverso di vedere la relazione tra gli uomini e la natura, lo fanno spogliare della sua debolezza di ragazzo, della sua infermità: rinunciando ad un’altra tentazione — quella di sentirsi offeso e chiudersi nella tranquilla atmosfera della sua famiglia dove si sente amato — chiede di far parte dei riformatori, degli educatori, di quelli che indicano il cammino da seguire per le generazioni future: una persona che ha un messaggio universale di solidarietà umana da dare, simbolo della giustizia e della pace.
Poiché la sua pace è la nostra pace: nessuno infatti può essere felice fin tanto che c’è qualcuno che soffre a causa dell’ignoranza da parte della società o da parte di quella società che pretende di non vedere la sofferenza.
Il diritto alla vita
Il ragazzo spastico emerge più forte dalla lotta: non si ferma alla gioia effimera dei premi letterari: intelligente com’è, approfitta dell’opportunità che questa gloria gli offre, per utilizzare i mezzi di comunicazione, radio, tv, conferenze, ecc., per promuovere la causa dei disabili, per domandare, ancora una volta, un altro diritto, quello più contestato e difficile, quello che lo ha fatto soffrire di più: il diritto alla vita. Fu durante la consegna di un nuovo premio, dedicato al «Personaggio dell’anno» che egli lanciò la sfida. Entrato nella sala seduto nella carrozzella, tutto bello per l’occasione, il pubblico si alzò in piedi unanime per applaudirlo; lui attento a non lasciarsi prendere dall’emozione, guardava sua madre che avrebbe letto le parole del suo figlio incapace di parlare. La mamma lesse: «Il futuro di questi bambini è adesso minacciato dalla società che consiglia di abortire gli spastici nascituri, determinata a scoprire lo stato dell’handicap prima della nascita, scavando nel grembo materno per inserire il cartellino della sentenza di morte per loro e per rendere perplesse le madri col timore del loro arrivo. Tuttavia il bambino spastico non sarà mai un uomo che uccide, ferisce, crea inganni o odia i suoi fratelli. Perché questa società teme il bambino handicappato, perché saluta con gioia un bambino sano e normale e canta vittoria per quello che col tempo può diventare un carnefice potenziale?»
– Teresa Barnes, 1990
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.30, 1990