Una spiritualità è un cammino d’amore. «Ci sono molte dimore nella casa di mio Padre». Ci sono anche molte strade per arrivarci. Nella Chiesa numerose sono le strade d’amore tracciate da persone prestigiose, i santi: Francesco d’Assisi, la povertà; Domenico, la fede, la verità; Benedetto, la contemplazione, la pace; Teresa di Lisieux, la piccola via della fiducia … Si parla anche di spiritualità coniugale, sacerdotale.
Si può parlare, allora, di spiritualità di Fede e Luce? C’è, a Fede e Luce, un cammino d’amore che ci è proprio e sul quale ci ritroviamo?
Ascoltandovi, guardandovi vivere, ho rilevato alcuni punti che potrebbero essere elementi di questa spiritualità.

Nella Chiesa, siamo di quelli chiamati al più grande rispetto di ogni vita umana. Siamo agli avamposti di questa lotta per la vita nel quotidiano e lungo i giorni. Ci capita di ricevere i primi colpi sentendo dire: «Bambini così, bisognerebbe non lasciarh vivere …».
Dio è padrone della vita. Lo ricordiamo nella preghiera eucaristica: «Tu che ci dai la vita». Rispettare la vita umana in tutte le sue forme, vuol anche dire sviluppare la vita spirituale, intellettuale, far sì che tutti possano dare il massimo delle loro possibilità.

Sento dire: «Mio fratello è minorato», ma di fatto, chi è minorato, mio fratello o il mio sguardo? Per Dio, quel fratello che chiamo minorato, è mio fratello integralmente. E soprattutto il mio sguardo è «minorato». Per Dio, tutti i suoi figli sono degni, «desiderabili», ognuno di loro è unico. Solo i nostri cuori, a volte, sono cattivi. «Purificate i vostri cuori, non gli utensili di cucina», diceva Gesù ai farisei. Oggi, ci dice ancora: «Purificate il vostro sguardo». La persona con handicap ci evangelizza, perché ci aiuta a scoprire la nostra propria verità: .che cosa mi differenzia dal mio fratello handicappato? Prima o poi, saremo tutti handicappati, perché, generalmente, non si muore in buona salute; tutti finiremo col degradarci prima della resurrezione, quando avremo un corpo rinnovato, spirituale.

La persona con handicap ci invita a scoprire le sue possibilità spirituali. Mi hanno regalato la fotografia di qualche fratellino o sorellina con handicap, ora saliti al cielo: Sofia, la figlia di Marie Francoise; Maria Francesca, la figlia di Mariangela e molti altri. Essi ora sono raggianti, risplendenti…
Figli di Dio a pieno diritto, anche loro avevano una vocazione unica, eccezionale, che ciascuno di loro ha compiuto sulla terra.
Mariangela dice: «È mia figlia Maria Francesca che, con il suo silenzio, con la fragilità del suo corpo, ci ha riunito a Fede e Luce in Italia».
Questi fratelli e sorelle, feriti nella intelligenza e nel fisico, possono risvegliare in noi, se li sappiamo ascoltare e capire, nuove disposizioni di delicatezza e di amore.

Mi rivolgo a voi, genitori. Nel disegno di Dio, questo figlio handicappato non vi è stato dato; siete voi che siete stati dati a quel figlio perché possa realizzare il suo destino eterno, misterioso, sconcertante, ma destino d’amore. Non so se avvertite il rovesciamento. Quando sono arrivato nella mia parrocchia, non potevo dire: «Mi hanno dato questi parrocchiani»; sono io a essere stato dato a quelle persone come loro prete, al loro servizio, fino all’esaurimento se necessario…
La Vergine Maria era al servizio di suo Figlio, è stata data a Gesù. La prova è che sulla croce Gesù la dà ad un altro: «Ecco tua madre!».

Dio ha osato affidare a questi genitori il compito del servizio di questo bambino. Ha perfino potuto aggiungere: «Non preoccupatevi dell’avvenire», perché allo stesso tempo ha detto; «Portate i pesi gli uni degli altri». Se si separano i due messaggi del Signore, c’è allora una rottura intollerabile che rende irragionevole il piano di Dio.
Per questo la presenza degli amici nella comunità è vitale: sono lì come testimoni e strumenti della solidarietà della Chiesa. È una missione unica.

Dio non è del mondo dei potenti; la sua affinità è con i piccoli: «Ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai potenti e le hai rivelate ai piccoli». Quali sono queste cose?
«Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vuol rivelarlo». Quelle cose, che sono nascoste ai saggi e delle quali i piccoli hanno l’intuizione, sono, né più né meno, il mistero trinitario.
Sono sicuro che i nostri fratelli con handicap molto profondo, che noi consideriamo incoscienti, hanno con il Padre e lo Spirito un dialogo che ci sorpassa.
Questa umiltà di Dio che si trova a suo agio solo con i piccoh, l’ho quasi sentita fisicamente nelle nostre comunità.

Note da una Cammino conferenza di Padre Marcel Gaudillère, assistente nazionale di Fede e Luce, Francia, 1990

Cammino d’amore ultima modifica: 1990-09-26T13:05:24+00:00 da Redazione

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