Eravamo nel 1978, durante un campeggio estivo. Tra i partecipanti c’erano alcuni giovani con handicap che avevamo conosciuto in un centro educativo della periferia di Roma, qualche mese prima. Fra questi c’era Maurizio. Come ho conosciuto Maurizio? Ero andato in quel centro un po’ prima di Natale con alcuni amici per fare una piccola festa con gli ospiti della scuola e i loro assistenti. In un’aula avevamo spinto da parte tutti i tavoli e ci eravamo messi in cerchio. Tutti erano lì; ho chiesto ad un’assistente: «Ci sono tutti?», mi risponde: «Sì, tranne Maurizio, ma lui non capisce niente, è nella stanza accanto». Allora ho detto: «Possiamo andare a prenderlo?», mi ha risposto: «Ma per lui essere qui o lì è la stessa cosa».
«Ma per noi non è la stessa cosa!» ho ribattuto. E siamo andati a prenderlo: era steso su un materasso e lì passava la giornata, per ristendersi sul letto di casa, una volta rientrato. Maurizio non parlava, non sentiva, non vedeva. Abbiamo fatto festa insieme. Così l’ho conosciuto. Poi l’abbiamo invitato al campo d’estate. Un giorno, durante il campo, abbiamo fatto un pic-nic in un prato in montagna. Quelli che potevano camminare erano saliti a piedi, gli altri in macchina. Eravamo seduti all’ombra aspettando l’ora del pranzo.
All’improvviso Maurizio si è alzato, da solo, ha fatto qualche passo esitando. Maurizio aveva camminato sempre sorretto dagli altri. Eccolo camminare da solo; noi non lo sapevamo capace. Penso che avesse capito, forse per la prima volta nella sua vita, che poteva camminare senza che qualcuno gli dicesse: «Attento, ti farai male, andrai a sbattere!».
Aveva capito che aveva spazio davanti a sé, che era libero; ha camminato ancora, è andato più oltre, poco a poco si è allontanato da noi. Noi l’abbiamo lasciato fare.
Fra noi c’era un gran silenzio, nessuno fiatava: lo guardavamo. Mi sembrava che quel gesto di Maurizio fosse una parola: parlava un po’ come un profeta, non con le parole, ma con un gesto. Era come se ci dicesse:
«Venite, seguitemi, voglio mostrarvi una strada». È andato parecchio avanti: ho avuto veramente l’impressione che ci mostrasse il cammino della sorgente.
– P. Louis Sankalé, 1989
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.25, 1989
Sommario
Editoriale
E pagano pure! di Mariangela Bertolini
Articoli
Allora, si parte?! di Rita Ozzimo racconta
Tante bellissime cose di Giuliana Loiudice
Guardavano, guardavano! di Nanni
Al tepore di un amore semplice di Alberto Petri
«Voglio mostrarvi una strada» di P. Louis Sankalé
Come si organizza un campo di Barbara e Chiara
Rubriche
Dialogo aperto
Vita di fede e luce - Un cammino insieme
Le risposte dei parroci al questionario
Libri
Attività creative di Sally M. Atack
Aiutami a giocare di D.M. Jeffree
La Sindrome di Down di Cliff Cunningham