Torneo Fede e Luce a Roma
Sabato 20 maggio si sono disputate le due partite finali del torneo di calcetto Fede e Luce tra le squadre di sette nostre comunità più la squadra dell’Ulivo (Arca di Ciampino). Ogni sabato, dai primi di Marzo, pioggia permettendo una o due coppie di squadre si incontravano su un campetto di calcio messo a disposizione da una parrocchia — un po’ polveroso, ma grazie per l’ospitalità! Così, di sabato in sabato, con il calendario del torneo che si riempiva di risultati e qualche battibecco o scontro in campo, con il tifo più o meno caloroso e «colorato» delle comunità per i propri giocatori e con qualche goccia di pioggia, siamo giunti al grande giorno. Le finali avremmo voluto disputarle in tempo per fare la premiazione durante la Festa della Primavera… se non fosse stato per la pioggia. Ma forse meglio così: abbiamo potuto incontrarci e far festa insieme una volta di più!
Quarta è arrivata la squadra Santa Silvia – San Gregorio dopo una faticosa — che caldo e che campo grande! — partita con «S. Gioacchino» (nella foto 2 Giovanni solleva il trofeo per il terzo posto).
La finale è stata disputata da Santa Teresa (foto 6) e da San Francesco (foto 4). Dopo una grande partita e qualche battibecco — eh sì! Anche in finale! — sistemato dopo l’incontro dai due capitani (foto 5), S. Francesco ha vinto 2-1.
Capocannoniere anche quest’anno è stato Manlio (foto 3). Naturalmente giochiamo per stare insieme, dunque grazie di cuore a Sant’Anna, Villa Patrizi, San Roberto e all’Ulivo… il prossimo anno andrà meglio!
Ah… Lo «spilungone» che consegna le coppe è Stefano, il responsabile regionale che ci ha seguiti e incoraggiati e che, insieme a un paio di volenterosi amici, ha reso possibile il torneo.
Grazie a tutti, e arrivederci al 3° torneo di calcetto Fede e Luce.
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Siete stupendi! Insieme a Parma
Anche quest’anno, come è ormai quasi tradizione, siamo stati a far visita al gruppo Fede e Luce di Parma, dove abbiamo incontrato anche gli amici di Carugate, di Fidenza e una piccola rappresentanza da Abano Terme.
Lo scopo della giornata era rinsaldare i vincoli di simpatia che intercorrono ormai da anni tra tutti noi, e la squisita ospitalità dei nostri amici parmensi ha favorito lo stabilirsi di relazioni gioiose, piene di allegria nei momenti di distensione e dense di unità profonda intorno alla mensa eucaristica.
L’oretta della mattinata prima del pranzo è trascorsa per i più nell’enorme cortile alberato dell’istituto salesiano che ci ospitava, mentre un piccolo gruppo si radunava a riflettere, guidato da Don Sergio e da Mariella, sul rapporto tra le comunità di Fede e Luce e le parrocchie.
E subito emersa la necessità, sentita da tutti, di creare maggiore unità tra i gruppi Fede e Luce e le comunità parrocchiali: siamo unico popolo di Dio e dobbiamo tendere a una comunione di intenti, superando divisioni e difficoltà.
Don Sergio ha sottolineato che se i piccoli non rientrano nel programma pastorale di una parrocchia, se non hanno un posto privilegiato nella comunità parrocchiale, questa non è evangelica.
Ha auspicato anche una maggiore preparazione e una maggiore disponibilità delle parrocchie per un programma di catechesi dei ragazzi con handicap e la creazione di alcuni gesti liturgici più adatti a loro.
Una gioia per tutti noi
Ci siamo poi ritrovati tutti nel salone dove la già citata «mega-ospitalità» dei nostri amici di Parma ci ha rifocillato con ogni ben di Dio…
Nel pomeriggio abbiamo cantato, ballato e vinto numerosissimi e ghiotti premi alla lotteria: si rivedevano facce note, si scambiavano saluti, ci si informava gli uni degli altri e, dulcis in fundo, sono arrivati anche i partecipanti al consiglio nazionale tenutosi a Fidenza, Mariangela, Claudio, Pierluigi, Mario… salutarli e scambiare qualche parola con loro è stato, come sempre, una gioia per tutti noi.
La giornata è terminata con la S. Messa celebrata nello stupendo Duomo di Parma, con gli affreschi del Correggio che ci guardavano dall’alto.
Grazie, amici di Parma, siete veramente stupendi!
– Trixi Pezzoli , (gruppo San Gaetano, Milano), 1989
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Non potevo immaginare
La mamma di un’amica racconta il suo primo campo Fede e Luce
Mia figlia Huberta mi ha proposto di partecipare a un week-end lungo (4 giorni) a Terracina con la comunità di Santa Teresa.
Lei ha detto che non mi avrebbe spiegato tante cose in proposito ma semplicemente che mi avrebbe «buttato nell’acqua fredda». E così mi sono fatta semplicemente trascinare.
Io non avevo mai partecipato a una cosa del genere e non potevo immaginarmi come sarebbe stato. Solo dai racconti di Hubi sapevo un po’ di cose, ma devo dire che anche un racconto perfetto e lungo non poteva mai far capire quello che ho vissuto lì.
Così siamo partiti! Arrivati sul posto avevo un po’ di timore, ma era più una paura di avere paura. Nel momento in cui mi sono improvvisamente trovata fra i ragazzi ho subito sentito con quanto calore, sicuramente anche curiosità, sono stata accolta: il mio timore è completamente sparito e mi sono sentita semplicemente in una grande famiglia. Dopo cinque minuti non sentivo più che i ragazzi erano qualcosa di diverso. Questo è stata la cosa che mi ha colpito di più, né avrei mai potuto immaginarlo prima.
Penso che qui c’è veramente il Signore che sta in mezzo! Anche solo perché mi ha aiutato ad avere un atteggiamento giusto nel momento giusto. Non vedevo più delle differenze tra di noi, tutti eravamo uguali. Il Signore mi dava anche la forza di poter prendere tutti i ragazzi come persone normali, di accettarli come anche altre persone e di non compatire il loro destino (penso che questa sia una cosa molto importante e loro la sentono molto).
Posso solo dire che questi quattro giorni per me sono stati bellissimi, intensi e pieni di esperienze. Mi sentivo accolta con tanto calore, tanta gioia, delle volte anche con gesti incomprensibili ma pieni d’affetto. Trovavo meravigliosa quell’incredibile umiltà: tutti facevano tutto insieme, nessuno era escluso. Molta pazienza era necessaria, ma anche durezza qualche volta, molta molta sensibilità, tutto in una misura giusta. Gli amici questo lo sanno fare molto bene.
Trovo l’idea molto positiva e ammiro tutta la gente che vi si impegna con tanta forza. In Austria purtroppo le cose non sono così avanzate, ma devo dire che stanno migliorando da un anno all’altro.
Io non dimenticherò questi quattro giorni e ringrazio molto i «miei figli» che mi hanno portato con loro a Terracina.
Spero di riuscire una volta a invitare un piccolo gruppo d’estate in Austria a Uebelbach (Una persona addirittura cominciava già a imparare il tedesco con me!).
Tanti saluti a tutti gli amici, ragazzi e genitori che mi conoscono, vi penso e rimanete così come siete.
– Maria Verena Pott, 1989
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Che olimpiadi!
Roma: Festa della Primavera
Tanti palloncini e fazzoletti colorati, un grandissimo prato, quasi quattrocento persone, una splendida giornata, che ha visto scendere in campo dieci squadre per le «Grandi olimpiadi», nella Festa di Primavera delle Comunità Fede e Luce di Roma, il 14 maggio scorso.
La preparazione dei giochi è stata laboriosa: magliette da colorare per gli arbitri che dovevano essere ben riconoscibili, fazzoletti triangolari da tagliare, tante esigenze e particolari a cui provvedere.
Il primo problema era quello della divisione in squadre equilibrate. Qui sono comparsi i fazzoletti: circa trecento di dieci colori diversi, messi in sacchi dai quali ciascuno doveva «pescare» e unirsi poi alla squadra contrassegnata dal colore del proprio fazzoletto.
Come in ogni gara a squadre che si rispetti, c’era bisogno di un caposquadra: una persona «carismatica» capace di incitare i compagni, coordinarli e se possibile portarli alla vittoria. Ogni squadra aveva il proprio angolo segnalato da palloncini colorati acquistati la mattina al luna-park.
Radunate le squadre, fatto correre il tedoforo con la fiaccola olimpica in giro nel campo, tre rappresentanti per squadra sono pronti a sfilare portando il cartello con il nome e simbolo della squadra, al canto dei rispettivi inni appena composti in ogni squadra.
Ora si dà il via alla competizione vera e propria: la parte più difficile da organizzare. Come fare giocare tutti? I giochi devono essere semplici, possibilmente eseguibili con pochi spostamenti in modo che tutti possano partecipare. Debbono essere spiegati più volte e in modo che tutti capiscano.
La prima gara è stata la «Staffetta dell’acqua». Ogni squadra si è disposta in fila: a un’estremità vi era un catino pieno d’acqua, dall’altra una bottiglia da riempire; ognuno aveva un bicchiere di plastica. L’acqua era passata dal catino alla bottiglia, travasandola di bicchiere in bicchiere lungo tutta la fila: non ne arrivava molta alla bottiglia tra rovesciamenti e istintive bevute!
Poi le squadre si sono cimentate in una breve caccia al tesoro che richiedeva prove insolite: da dire il colore dei calzini di Carlo a trovare il numero di targa del responsabile regionale.
Dopo tante corse, un altro gioco da fare sul posto. Ogni squadra disposta in cerchio, spalle verso il centro, doveva «avvolgersi» con la lana di un gomitolo passato di mano in mano; quindi riavvolgere il gomitolo, sempre passandolo da mano a mano lungo il cerchio. Purtroppo, dai gomitoli soffici fatti per tranquille signore che sferruzzano, il filo usciva dall’interno anche doppio, triplo e in groviglio che risvegliavano i bassi istinti di ogni squadra: «Taglia, taglia, che l’arbitro non vede!». L’arbitro arrivava come un falco «Non vale! Non vale!» A chi vuole usare questo gioco, adattissimo e divertente, consiglio di preparare gomitoli veri.
E giunto infine il momento della «sartoria» : ogni squadra doveva creare un abito di pezzi di carta e nastro adesivo addosso a un «modello» scelto fra i componenti. Poi i modelli han fatto la sfilata davanti alla giuria.
Alla fine un premio per tutti: una medaglia per la squadra più sportiva, una per la più simpatica, una per la più sfortunata…
Cala il sipario sui giochi: il tedoforo esce dal campo, le squadre applaudono, i palloncini ondeggiano al vento… e tutti a pranzo sotto gli alberi.
Il pomeriggio, movimentate danze tradizionali in gruppi, gelati per tutti e poi insieme per la calda e animata eucarestia.
– Vittoria, 1989
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.26, 1989
Sommario
Editoriale
Da dove cominciare? di Mariangela Bertolini
Articoli
Ho visto «Rain man» di Antonio Mazzarotto
Conoscere l’handicap: AUTISMO di Redazione
Aiutarlo a diventare «un uomo» di M.N.P.
Non è sempre facile essere sorella di Maria Cristina
Un luogo per vivere e imparare a vivere di N. Schulthes
E come «parlano» senza parole! di Sergio Sciascia
Come comportarsi con le persone cieche
Come organizzare i "Giochi Olimpici" in casa di Barbara
Rubriche
Dialogo aperto
Vita di Fede e Luce
Libri
«Sarà una bellissima festa» di A. Cattaneo
Un lungo cammino di E. Zoffoli
Amici nonostante la guerra di M. Labaky
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