Ci mettiamo a tavola tre volte il giorno, più di mille volte l’anno. Molta routine. Qualche festa. Mangiare è bello, piace a tutti ritrovarsi a tavola, fa bene.
A tavola per nutrirsi
Mangiare è necessario per vivere, e lo facciamo più volte il giorno. Chi non mangia, o non mangia abbastanza perché il cibo gli manca (come accade nei paesi più poveri) o perché non ha mai fame (come capita a qualche persona con handicap) sa che sta male o che starà male.
Ogni mamma è preoccupata che il suo bimbo, fin dai primi giorni di vita, si nutra e si nutra bene.
Non è un lusso o un capriccio: il cibo è vita.
Si mangia perché è vitale, ma molto presto si mangia perché si prova piacere; quando si ha fame, si apprezza il cibo e si sa quale cibo è buono, quale ci piace di più. Basta guardare un bambino (e non solo un bambino) divorare una banana o un pezzo di pizza ancora calda.
Il gesto primordiale dell’allattamento crea da subito tra madre e figlio il primo legame, si potrebbe dire il primo passo della comunicazione: dialogo silenzioso e bello che continuerà e si prolungherà più tardi attorno alla tavola famigliare.
A tavola per ritrovarsi in famiglia
Proprio oggi, tempo di self service, di orari diversi, di televisione, di panini al volo, di hamburger, di fast-food, è così importante che la famiglia (o la comunità) si ritrovi almeno una volta al giorno insieme. E dove trovare momento e luogo migliore se non attorno alla tavola da pranzo? Fa bene a tutti ritrovarsi davanti agli spaghetti fumanti per ascoltare le notizie dell’uno e dell’altro, e momenti belli o brutti passati a scuola, al lavoro; per commentare i fatti di cronaca, della politica; per raccontare quello che si farà nel pomeriggio, o l’indomani; per distendersi, per riposarsi un po’, per ridere insieme, per sentirsi parte di un tutto, di una famiglia appunto (o di una comunità).
A tavola per imparare
Per imparare a vivere insieme: a condividere la torta, a lasciarne per gli altri; per imparare ad aspettare il proprio turno, a mangiare in modo gradevole per gli altri, a non parlare con la bocca piena… Questi accorgimenti non servirebbero se ognuno mangiasse da solo, per conto suo, ma un pranzo attorno a una tavola è momento sociale per eccellenza. Vi si impara a parlare con chi si ha vicino, ad ascoltare quello che ha da dirci.
Credo che ogni mamma conosca bene gli sforzi, le fatiche di preparare un buon pranzo, ma anche la gioia di vedere marito e figli riuniti, contenti di sedersi con lei per gustare insieme uno dei momenti più belli della vita famigliare.
A tavola per accogliere
Accogliere il compagno di scuola, il cugino, la zia, l’ospite di passaggio, la persona sola… E se alle volte è difficile parlare, mettere a suo agio la persona invitata, è sempre facile riempire un piatto, fare una porzione in più, apprezzare un dolce fatto in casa, gustare il vino conservato per una bella occasione.
«Aggiungi un posto a tavola», come dice la canzone, è fare il gesto più facile, più simpatico per essere accoglienti. Sarà un’accoglienza semplice e quotidiana in certi casi, oppure un’accoglienza con grandi preparativi per un’occasione speciale, che vedrà allora tutti i membri della famiglia mobilitati per allungare il tavolo, preparare i fiori, i segnaposti, aiutare in cucina.
A tavola per far festa
La tavola, infatti, luogo abituale per il pane quotidiano è anche l’occasione per far festa. Sotto ogni cielo, in tutte le civiltà, la festa è occasione di mettersi a tavola, o almeno d’offrire cibo e bevande. E anche i cibi hanno diversi significati. Ne fanno prova i più svariati cibi tradizionali in occasione di feste speciali: il panettone a Natale, la colomba pasquale, la torta di nozze o di compleanno ; le lenticchie e il cotechino a Capodanno…
È bene conservare le feste, perché rappresentano una dimensione indispensabile della nostra esistenza.
È bello preparare con cura e allegria le feste di famiglia: fanno parte della tradizione, saranno ricordate da adulti con nostalgia; i bambini ne sono entusiasti così come i nostri amici con handicap. E io con loro.
Mi piace il piatto eccezionale, l’abbondanza e la varietà, l’estetica dei piatti e la presentazione degli stessi; l’eleganza dell’apparecchiatura. Inoltre, mi piace l’ospitalità, ingrediente indispensabile di una festa; perché tutti gli sforzi che un bel pranzo o una bella cena richiedono saranno largamente ricompensati dalla gioia che si vedrà sui visi dei convitati.
– Nicole Schulthes, 1989
Nicole Marie Therese Tirard Schultes
Ha studiato Ergoterapia in Francia e negli Stati Uniti, co-fondando nel 1961 l'Association Nationale Francaise des Ergotherapeutes, (ANFE).
Trasferitasi a Roma, incontra Mariangela Bertolini e insieme avviano nel 1971, su invito di Marie-Hélène Mathieu, le attività di Fede e Luce e partecipano all'organizzazione del pellegrinaggio dell'Anno Santo del 1975. Dal 1983 al 2004 cura con Mariangela la rivista Ombre e Luci. Per anni ha organizzato il campo estivo per bambini e famiglie sul campus della scuola Mary Mount a Roma.
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.28, 1989
Sommario
Editoriale
Buon Natale anche a te di M. Bertolini
Articoli
Mangiare insieme di Nicole Schulthes
Il bambino che non vuole mangiare di Paul Lemoine
I pasti di Francesca: un’avventura di Jacques La Brousse
Dove, se non in chiesa? di Joseph Bernardin, cardinale
Un grande progetto a piccoli passi di Maurice e Michèle Antoine
Le case della carità di Sergio Sciascia
Rubriche
Dialogo aperto
Vita di Fede e Luce
Libri
Per insegnare bisogna saper osservare a cura della Redazione