Parole tabù
Parlando con un cieco si ha paura di usare parole come: «Vedere, guardare, cieco, cecità». Se ci capita di usarle, perdiamo il filo del discorso e cominciamo a chiedere scusa… Di fatto, chi non vede, usa la parola «cieco» come le altre parole e utilizza il verbo «vedere» per esprimere il suo modo specifico di vedere, sentire, tastare, toccare.
Possiamo dunque senza paura dire ad un cieco: «Vuol vedere questo modello?» e mettergli fra le mani l’oggetto di cui si parla.
Per contro è molto indelicato dire: «Lei è cieco? Del tutto? Oh, deve essere una cosa tremenda! È nato così? Per un incidente?».
Inoltre non dobbiamo dimenticare che le persone cieche non sono sorde per niente e che, se ci sentono mormorare «Per me è una cosa terribile non vederci!», rischiamo di fare una gaffe.
Per salutare
Per la strada, con il rumore del traffico, in una stanza con tappeti, è a volte impossibile per un cieco sapere se l’interlocutore è ancora presente. Gli può capitare di parlare ad una sedia vuota. Dopo un po’ di tempo, capirà e non sarà una cosa simpatica. Perciò sarà bene avvertire sempre quando lo lasciamo e, eventualmente, quando si ritorna.
E ancora, ricordiamoci che un cieco si aspetta sempre una risposta parlata: un sorriso, per gentile che sia, un segno della testa, non servono a nulla.
Dov’è “Là?”
Non diciamo mai «c’è una sedia là», oppure «Una tavola laggiù» mostrando la direzione con il dito. Queste indicazioni basate sulla vista non hanno alcun valore per la persona che non vede. Diciamo allora: «C’è una sedia davanti a lei», oppure «a dieci metri davanti a lei, a sinistra, c’è un motorino contro il muro». A tavola, possiamo dire: «Il bicchiere è a sinistra, davanti a lei», oppure «C’è un portacenere accanto alla sua mano destra».
Niente indovinelli
Se incontriamo una persona non vedente che non ci riconosce subito dalla voce, dobbiamo presentarci: «Buongiorno, signor X, sono Y!» e aggiungere qualche spiegazione, se è il caso: «Ci siamo incontrati il giorno X, al posto Y».
Indicare il posto
Qualche volta succede che due o tre persone si danno da fare per far sedere un cieco. Lo si sposta, lo si spinge, lo si fa girare… e infine lo si fa sedere quasi per forza.
Eppure è così semplice: prendete la mano della persona, appoggiatela sullo schienale della sedia e dite: «Ecco una sedia, questo è lo schienale». Subito si renderà conto della posizione del sedile e si accomoderà senza difficoltà. Oppure mettete la sua mano sul bracciolo di una poltrona e «La poltrona è alla vostra destra!».
Come guidarlo
Non esitate mai ad offrire il vostro aiuto a un cieco per la strada, il che non vuol dire naturalmente, imporre il vostro aiuto.
Diciamo per esempio: «Vado alla stazione, le servirebbe fare un tratto di strada con me?».
In caso affermativo, offrite il braccio e continuate insieme. Se l’aiuto viene rifiutato, non irritatevi. Ci sono non vedenti che preferiscono l’indipendenza a un aiuto che faciliterebbe loro le cose.
– (da Pas cela, ceci di H. Van Dyck – Ed. Van Geerstraat 14, 2000 Anversa B)
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.26, 1989
Sommario
Editoriale
Da dove cominciare? di Mariangela Bertolini
Articoli
Ho visto «Rain man» di Antonio Mazzarotto
Conoscere l’handicap: AUTISMO di Redazione
Aiutarlo a diventare «un uomo» di M.N.P.
Non è sempre facile essere sorella di Maria Cristina
Un luogo per vivere e imparare a vivere di N. Schulthes
E come «parlano» senza parole! di Sergio Sciascia
Come comportarsi con le persone cieche
Come organizzare i "Giochi Olimpici" in casa di Barbara
Rubriche
Dialogo aperto
Vita di Fede e Luce
Libri
«Sarà una bellissima festa» di A. Cattaneo
Un lungo cammino di E. Zoffoli
Amici nonostante la guerra di M. Labaky
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