È proprio l’impressione predominante, fin dall’arrivo a San Silvestro, entrando nel giardino, nella casa principale (una villa da fiaba), in ogni aula, perfino al «Centro di solidarietà», piccola casa per i più gravi: un luogo per vivere più che un centro, un luogo per sbocciare e fiorire, più che una scuola. Come far passare, a voi che leggete queste righe, un’impressione così forte? Vien voglia di dire: «Andate a vedere voi stessi, è la sola cosa da fare». È quello che hanno fatto molte famiglie, alcune giunte da molto lontano, perfino dalla Sicilia. È quello che ha spinto alcune famiglie, a trasferirsi dal paese d’origine per venire a vivere vicino a Mantova, scegliendo per il proprio figliolo la scuola della «fioritura».
Son dovuti venire ad abitare vicino alla Casa del Sole perché — è una delle idee di base della fondatrice — il bambino non deve essere mai separato dalla famiglia; la famiglia, infatti, è la fonte viva dei suoi bisogni affettivi — bisogni di ogni bambino — ma ancora di più di chi ha un handicap mentale. Questi bisogni affettivi sono la base e la fonte di ogni sviluppo.
Questa fonte viva che è la famiglia può però scaturire pienamente e positivamente solo grazie all’aiuto e al ruolo della scuola nella vita del bambino: scuola che lo accoglie dalle nove del mattino fino alle quattro del pomeriggio, che è all’ascolto dei suoi bisogni, che è preparata ad educarlo con una pedagogia e mezzi appropriati, che guida e che sostiene la famiglia soprattutto attraverso i progressi dei figli.
L’espressione scuola di vita non mi pare esagerata perla Casa del Sole che funziona infatti nella vita e per la vita:
- Nella vita perché la priorità è data all’affettività più che all’intelletto e questo non si legge solo nell’osservazione e nel programma individuale di ogni bambino; lo si vede anche nei rapporti tra maestre e allievi, visibilmente pieni di rispetto e di tenerezza; nella cura con cui si cerca di portare il bambino a prendere coscienza di sé; nella preoccupazione di dare al bambino fiducia in se stesso; nell’importanza data ai rapporti interpersonali nella vita di gruppo.
- Nella vita perché grande è la varietà delle attività concrete proposte ai bambini: ogni classe fruisce di materiale didattico abbondante; ma fruisce anche di logoterapia, psicomotricità, fisioterapia, ginnastica; di lavori manuali, musica, teatro, piscina. E ogni classe ha il suo angolo d’orto, il suo angolo cucina, le ore di ippoterapia e di visita agli animali.
- Per la vita: nella collaborazione stretta con le famiglie, concentrando ogni sforzo per far raggiungere a ciascuno l’autonomia secondo le sue possibilità, dando, dopo la scuola media, una formazione di «lavori femminili» per le ragazze e, per così dire, professionale ai ragazzi.
- Per la vita, se guardiamo la storia di molti di questi bambini che dopo essere cresciuti in questa scuola tutta «speciale», entrano nella vita degli adulti: Andrea che lavora nell’azienda agricola paterna dopo aver fatto il servizio militare; Gabriella, sposata e madre di un bambino, Giancarlo, operaio in un caseificio … Certo, non tutti arrivano a queste mète. Del resto la Casa del Sole ha creato nella città di Mantova un centro di Solidarietà e di Accoglienza per le giovani maggiori di sedici anni che, lasciata la scuola, non hanno ancora trovato un posto in cui integrarsi.
Ma ritorniamo alla Casa del Sole di S. Silvestro e ai bambini qui accolti fin dai tre anni.
Le classi sono formate per gruppo di età, il che vuol dire che ogni classe ha bambini con handicap diversi, poco numerosi (da 4 a 6 bambini) e programmi molto individualizzati. Ci hanno particolarmente impressionato le classi materne, previste con ampi spazi necessari al bisogno di movimento proprio di bambini ancora molto instabili. L’ambiente di ogni aula è diviso in settori corrispondenti ad attività precise: settore scuola, settore pranzo, settore movimento, settore cura della persona. Abbiamo visto una classe di quattro bambini con due maestre: per i bambini di questa età il lavoro è molto intenso: i piccoli devono imparare ad orientarsi, a concentrarsi, ad organizzarsi, con l’assistenza assidua della maestra.
Le maestre sono state tutte preparate per questo lavoro seguendo la scuola di specializzazione ortofrenica dell’università di Brescia e dopo un tirocinio di un anno o due nella stessa Casa del Sole.
Alla base di questa scuola ci sono alcuni principi:
- La competenza innanzitutto.
- La globalità dell’attività educativa: si deve far sbocciare tutta la personalità del bambino e non solo l’uno o l’altro aspetto di essa.
- L’esercizio delle capacità senza il quale esse si degradano. Bisogna dunque pensare progetti educativi per far sì che ogni bambino sviluppi e mantenga in esercizio — secondo le sue possibilità — tutte le sue doti. Certamente l’intervento precoce assicura i risultati migliori.
- Coerenza dell’atteggiamento da tenere nei confronti del bambino da parte della scuola e da parte della famiglia: lavorare per e con la famiglia è stato fin dall’inizio, una delle principali preoccupazioni della Casa del Sole. I progressi aiutano il bambino ad integrarsi bene nella famiglia e l’integrazione e l’amore in famiglia danno al bambino stimoli e motivazioni per progredire.
Per ultimo, ma di fatto primo principio, l’educazione non conosce la parola impossibile. Si può sempre e in ogni caso ottenere risultati, avere qualche successo.
Questo mi porta a parlare del Centro di solidarietà.
Di che cosa si tratta? È una piccola e bella casa che accoglie i bambini gravemente colpiti, bambini che non hanno o quasi, né motricità, né autonomia, né linguaggio e, qualcuno presenta ben altri problemi ancora.
Non si può per loro parlare di scuola, ma lo stesso si parla di attività, di programma, di progressi. Si parla soprattutto di amore, di pace, di serenità. Cioè, non si parla di ciò, ma di ciò si vive: nessuno di questi piccoli è in grado di parlare. Si avverte in questi piccoli ambienti, studiati ed arredati con caldo senso di comodità confortevole e aggraziata, una delicata capacità di osservare, ascoltare e far proprie le richieste e le necessità espresse da quei piccoli in modo così inadeguato: con grida o con l’agitazione o con l’apatia totale che richiede allora stimolazione.
Abbiamo visto sorrisi rispondere all’affetto e la pace presiedere a pranzi che potevano essere — lo sappiamo — veri campi di battaglia.
Alcuni particolari ci hanno toccato: le tendine delle porte-finestre, ricordo delicato delle mani di mamma Evelina Gementi, le tovaglie di un bel tessuto bianco, fatte seguendo la forma di tavole con grossi incavi, necessarie per i pranzi difficili di questi bambini. Aver la cura di fare tovaglie del genere e cambiarle spesso (credetemi, è necessario), mi è sembrato un segno di rispetto, un segno della qualità di vita che lì è stata scelta per loro, anche e forse perché sono i più sminuiti.
Qui le attività si chiamano: accoglienza, giochi con il corpo, pranzi, musicoterapia, piscina, manipolazione, idroterapia, ecc.
Qui non è solo rispettata la dignità dei bambini, ma sono salvaguardate anche la loro gioia e la loro serenità. Abbiamo visto mangiare lentamente ma con tranquillità una bambina che — così ci ha detto la sua educatrice — quando è arrivata qui si autoledeva e
poteva essere nutrita solo con il sondino. Una delle due suore educatrici del Centro ci parla della sua ammirazione per i genitori dei bambini così gravemente colpiti nel corpo e nell’intelligenza che sono lì accolti e che richiedono tante e tante cure e attenzioni .
Per aiutare i genitori la direttrice ha avuto l’idea di far venire a vivere, al primo piano di questa casa, delle inquiline particolari: 4 suore clarisse, una piccola comunità contemplativa. Queste suore che pregano sempre, sono forse la voce dei bambini, sono forse le suppliche dei loro genitori, sono forse il soffio dello Spirito per le loro educatrici.
Infine vorrei sottolineare che anche noi visitatori abbiamo avuto la nostra parte di accoglienza calorosa, gentile, serena. E poi volevo dirvi, se andate a vedere la Casa del Sole — sì, andateci—potrete notare tutti quei piccoli dettagli che rendono la vita di qualità; e poi, vedrete, come me, i grembiuli celesti. Cosa banale, direte voi, ma qui è la divisa di tutti, dal più piccolo al più grande, dall’educatrice alla cuoca, dalla terapista alla segretaria. E la direttrice — ci hanno detto — è la prima ad infilarselo al mattino. Piccola cosa, forse, ma simbolo di una grande famiglia, di una comunità fraterna.
– Sergio Sciascia, 1988
* * *
La Casa del Sole è in una bella villa a S. Silvestro di Curtatone presso Mantova. È una scuola speciale per bambini cerebrolesi, dove si applicano con vera dedizione — con amore, direi, se non fosse una parola troppo usata — le migliori tecniche di riabilitazione e insegnamento.
In tre l’abbiamo visitata per molte ore in una bella giornata di fine ottobre. Siamo stati con i bambini, li abbiamo visti mangiare, lavorare, giocare, andar sul cavallo, imparare, assistere a uno spettacolino del GEN capitato lì per caso. Abbiamo parlato con gli educatori; abbiamo mangiato con loro il pranzo, uguale per tutti, a parte qualche bambino con diete particolari; abbiamo girato dovunque, dai bagni — scusate se c’è un po’ di disordine, ma l’hanno appena usato! — alle aule, dalle cucine alla piscina. Possiamo dire senza tanti giri di parole che questa è la scuola giusta, nel senso più alto del termine, per i bambini con handicap mentali.
Il problema, semmai, è se è possibile che la concentrazione di vocazioni, di intelligenze, di competenze, di mezzi materiali che hanno dato vita alla Casa del Sole siano possibili in numero sufficiente e distribuite sul territorio in modo da rispondere alle necessità dei bambini con handicap mentali.
Perché conoscere «questa» scuola, risveglia ancora una volta tutti i dubbi sulla soluzione che lo stato ha dato al problema della educazione e dello sviluppo dei bambini cerebrolesi. Metterli in una scuola normale, dove non ci sono le competenze e le attrezzature e lo «spirito» necessari per sviluppare le doti che hanno, significa svantaggiarli ulteriormente in aggiunta alle limitazioni che già devono sopportare. Ed è assurdo sostenere che la scuola dovrebbe darsi quelle competenze e attrezzature, perché sono difficili e costose; sarebbe come mettere attrezzature per cardiochirurgia in ogni ambulatorio medico.
Passiamo dall’interesse, anzi dalla passione che questa scuola desta, alle sue caratteristiche giuridiche e tecniche; anche per testimoniare che scuole così non sono utopie, ma istituzioni possibili nella realtà umana e sociale del nostro paese.
La Casa del Sole è un ente giuridico riconosciuto dalla Regione Lombardia, che offre un servizio pubblico gratuito, scolastico, riabilitativo, diagnostico e ambulatoriale ai bambini cerebrolesi, per lo sviluppo armonico delle loro personalità, rispettando le loro diversità di persone. I bambini restano a scuola dalle 9 alle 16. Vengono e tornano a casa in pulmini della scuola e anche di altri comuni: c’è chi giunge da paesi distanti una sessantina di chilometri, per mezzo di una staffetta di scuola-bus.
Alcune famiglie che abitavano lontano, si son trasferite qui vicino per poter mandare i loro bambini alla Casa del Sole.
Per circa centocinquanta bambini, nella scuola ci sono una sessantina tra educatori ed educatrici specializzate, personale ausiliario, alcuni obiettori in servizio civile. Tutti sono scelti dalla scuola (a parte gli obiettori per i quali opera una convenzione diretta con il ministero della difesa), in particolare dalla direttrice e fondatrice Vittorina Gementi, e sono assunti dopo un anno di prova. Questo, della scelta del persona le, è stato uno dei problemi più ostici, andando contro la regola delle assunzioni secondo punteggi o altri criteri pubblicistici, che in campo di alta specializzazione e di precise doti umane, come questo della educazione e riabilitazione dei bambini con handicap mentali, non è adatto a procurare il personale giusto. Anche in questo, Vittorina Gementi è riuscita a seguire i suoi criteri. Si ripropone così un problema apparso via via più evidente a mano a mano che prendevamo conoscenza della Casa del Sole: è possibile una scuola del genere senza una personalità come la Gementi, capace di attirare e concentrare doti umane, capacità educative, qualità organizzative e amministrative, fiducia? E poi: quante Vittorine Gementi ci sono in giro?
La Casa del Sole ha avuto origine dalla donazione di una villa. Nel parco sono poi stati costruiti altri edifici sempre a misura di persona, fino a formare un piccolo villaggio, con la sua chiesa, la sala comune, i laboratori, i servizi, i campi con i giochi. Le costruzioni sono state pagate da banche e da benefattori privati. Gli enti pubblici pagano rette per i bambini considerati — diciamo così — da scuola, ma finora non per i cerebrolesi gravi: a far quadrare i conti ha provveduto la generosità di vari enti e persone. Oggi, finalmente, è vicina una convenzione anche per i bambini più gravi.
Sia nel parco che per le stradette del «villaggio», che dentro gli edifici e nei singoli ambienti, le attrezzature tecniche, gli arredi, i colori scelti, le immagini, gli ornamenti, dimostrano un grande rispetto umano, la ricerca del meglio, ma sempre entro i confini della utilità e sobrietà.
Intorno alla scuola Casa del Sole operano quattro centri complementari, nella stessa villa o nella vicina città di Mantova.
- Nella villa è il Centro Solidarietà: è un centro terapeutico diurno per bambini di 3-12 anni, cerebropatici gravissimi.
- Per i più grandi (12-16 anni) con lo stesso grado di infermità, funziona il Centro Solidarietà di Mantova, viale Pompilio.
- Il Centro Solidarietà «Gruppo Famiglia» — in corso Vittorio Emanuele II 52, Mantova — raccoglie durante il giorno ragazze di 16-20 anni, per formarle in vista della integrazione familiare e sociale.
- Le ragazze oltre i 20 anni sono aiutate nel Centro Accoglienza che si occupa della loro promozione umana.
Per quanto riguarda in particolare la scuola, la Casa del Sole ha: scuola materna (per bambini dai 3 ai 6 anni), scuola elementare (6-15 anni), corsi professionali maschili e femminili (13-16 anni) di falegnameria, elettricità, vivaistica…
Nel programma «esperienze socializzanti» sono anche curati diversi soggiorni di vacanza: settimane bianche, soggiorni marini, soggiorni sul lago.
– Nicole Schulthes, 1988
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.24, 1988
Sommario
Editoriale
Non solo da leggere di Mariangela Bertolini
Articoli
Paolo e Chiara di Irma Fornari
Dalla scuola con amore di M.T. Mazzarotto
Se ha buone abitudini sarà più accettato
«Casa del Sole», casa della serenità di N. Schulthes e S. Sciascia
Come comportarvi quando incontrate una persona portatrice di handicap
Rubriche
Dialogo aperto
Vita di Fede e Luce - Un cammino insieme di L. Brambilla
Vita di Fede e Luce - Perché è cambiata la mia vita di F. Guglielmi