Nel cuore del mondo

Se mi fermo a cercare le radici della mia vocazione, posso dire che ogni «passo» ha favorito e preparato il terreno al successivo, fino ad avvicinarmi alla vita contemplativa. Ciò che conta, io credo, in ogni scelta è lo spazio che si dà alla Luce che vuole guidarci, nonostante i progetti personali e le nostre resistenze.

Io mi trovavo, ad un certo punto della mia vita, conclusi gli studi universitari, nella possibilità di lavorare come psicologa, di iniziare, quindi, una professione che avevo sognato di esercitare e per cui avevo faticato; ma, insieme, maturava e prendeva sempre più spazio dentro di me l’esigenza, l’urgenza, direi, esistenziale, di rispondere a un appello che si alzava dal più profondo del cuore: rispondere al grido del povero. E questo povero, tante volte incontrato, ero io stessa quando mi mettevo davanti al Signore. Poco la volta cominciavo a scoprire che prima di essere il grido di chi avevo accanto (della persona ferita mentalmente o handicappata fisica), esso era il mio gemito nascosto, che, forte della sua debolezza, non taceva e mi avvicinava ogni sofferenza umana.

Il disagio, e cioè l’insoddisfazione, che talvolta provavo per la mia misura personale nelle vicende umane, nella partecipazione alla soluzione dei problemi esistenziali, ad esempio della solitudine e dell’emarginazione, ha, in qualche modo, aperto uno spiraglio nella mia vita che mi ha portato fino a qui, non fuori, ma nel cuore del mondo.

E qui, in monastero, in quella che è ora la mia famiglia e la mia realtà quotidiana, io porto dentro di me come tesoro prezioso le persone che ho incontrato ed amato, specie i più piccoli, anche quanti non conosco che misteriosamente, ma realmente, sono visitati dalla nostra preghiera.

Maria Chiara Goffi – Monastero «Prez.mo Sangue» Giaveno (TO)

Fuori casa per la prima volta

Mi chiamo Maria Grazia, ho diciotto anni. Faccio parte del gruppo «Il Roveto ardente» di Napoli. Ho partecipato al convegno a Cappella Cangiani l’I, 2 e 3 maggio. È stata la prima volta che sono stata fuori casa per tre giorni senza la mia famiglia. I miei amici mi hanno aiutata in tutto perché non riesco a far nulla da sola. Sono stata molto contenta di conoscere tante persone nuove e in particolar modo mi ha fatto piacere conoscere Lucia, una bambina che è venuta al convegno senza i genitori. Voleva stare sempre con me.

Di questo convegno mi è piaciuto un po’ tutto. Le veglie sono state organizzate molto bene. Il venerdì sera un gruppo di amici di fuori mi ha fatto fare la scenetta con loro, facevo la parte del popolo. Sabato pomeriggio abbiamo fatto la Penitenziale ed io per la prima volta mi sono confessata. Domenica mattina Padre Enrico ha celebrato la messa e poi ha dato un po’ di pane benedetto ad ognuno come segno di pace tra noi.

L’incontro è terminato facendo volare una colomba bianca come segno che anche lei va lontano a far comunità come dice la canzone che ci ha insegnato Anna Cece.

Sono stata molto contenta di stare con tanti amici nuovi. Sono stata proprio bene.

Maria Grazia Porzio (Testo battuto a macchina con un solo dito)

La Storia di Cristoforo

Cristoforo è un ragazzo simpatico e gentile e viene dalla Polonia, è anche polacco e al nostro gruppo di Fede e Luce ci sta da due anni.

Il 13 aprile 1987 alle quattro e mezzo io e papà, siamo andati alla chiesa del Gesù, abbiamo assistito la Santa Messa, con il cardinale, in cui Cristoforo insieme ad altri sette ha ricevuto il diaconato che è una cosa prima di diventare sacerdote.

È stata una bella cerimonia e anche commovente e c’erano anche degli amici, c’era Rina Onori con Stefano, Antonio Mazzarotto e anche Alberto Petri, e Annarosa con Antonio. Poi quando è finito tutto, lo abbiamo abbracciato tutti quanti, a Cristoforo per primi io e papà e dopo gli altri e hanno fatto anche delle fotografie.

La Chiesa era grande e bella, era piena di gente.

Mirella Stefani

Spiraglio luminoso

Desidero inviare un caro saluto, un abbraccio, un grazie, un arrivederci a tutti quanti hanno partecipato all’incontro «Fede e Luce», regione Sud, a Cappella Cangiani di Napoli. È stata per me, mamma di una giovane handicappata, un’esperienza meravigliosa. Tre giorni che ho registrato nella mia mente e nel mio cuore e, sono convinta, saranno luce nel mio cammino. Ho sempre chiesto al Signore di farmi uscire dal buio delle mie incertezze.

L’anno scorso fui invitata a un incontro di Fede e Luce di Napoli. Da allora mi si è aperto uno spiraglio luminoso che va sempre più allargandosi. Grazie! Non voglio essere retorica, ma non avevo trovato spazio in altre comunità.

Enza Sapio

Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.19, 1987

Sommario

Editoriale

Una lettera per te di Mariangela Bertolini

Articoli

La persona con disabilità: segno di contraddizione e fonte di unità di P. Joseph Mihelcic
Non vedo le meraviglie di Dio, ma le canto di André Haurine
Suonare? Perché no? di Giorgio Paci
Forza venite gente di Barbara Pentimalli

Rubriche

Dialogo aperto
Vita Fede e Luce

Lbri

Pedagogia della fede di Henri Bissonier
Come animare un gruppo di A. Beauchamp - R. Graveline
- C. Quiviger

Per tutte le Sabine del mondo di
Danzerò per te di Mireille Nègre
Un figlio per cinque giorni di Mauro Bartolo

Vita Fede e Luce n. 19 ultima modifica: 1987-09-20T13:12:59+00:00 da Redazione

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