Questo libro vale oltre che per quel che dice, per la realtà dalla quale nasce: lo scoutismo in Italia è l’associazione giovanile che ha più successo e che continua a crescere; nel 53 per cento dei gruppi sono ragazzi con handicap mentali (62 per cento) o fisici (21 per cento) o motori (17 per cento).
Una parte del libro è generale: presenta con linguaggio semplice i diversi handicap, contiene un vocabolarietto di termini e un elenco di associazioni. E’ utile per chi vuol farsi un primo quadro del problema.
Le parti più utili e originali sono quella che esamina perché il metodo scout sembra fatto apposta per un vero inserimento degli handicappati e quella che elenca i problemi pratici posti dall’inserimento nelle unità scout e le risposte secondo le esperienze fatte.
Il metodo educativo del fondatore dello scoutismo, Baden Powell, dimostra la sua validità universale proprio se confrontato con i problemi dei ragazzi in difficoltà. Assecondare le energie dei ragazzi invece di frenarli; ascoltare i loro desideri e partire da quelli per indirizzarli invece di contrastarli; privilegiare l’attività pratica invece del discorso e della teoria; chiedere a ognuno di «fare del proprio meglio» come è detto nella Promessa; definire per ogni ragazzo un cammino personale che poi trova espressione precisa nelle specialità; sviluppare tutte le parti della persona; dare fiducia al ragazzo; accentuare il gruppo, l’andare insieme, l’aiuto al prossimo, il risultato collettivo, invece dell’affermazione personale; sono parti essenziali del metodo scout, ma anche elementi educativi necessari per la crescita dei ragazzi con difficoltà.
Certo, nella pratica l’inserimento dei ragazzi con handicap incontra difficoltà e suscita problemi, ma sono in sostanza gli stessi che si devono affrontare nell’applicazione del metodo scout.
Credo che, anche se non hanno esperienza di scoutismo, i genitori che leggano il capitolo di Roberto Lorenzini (I motivi di un successo) e il capitolo di Anna Contardi (Le attenzioni educative e le modalità organizzative) faranno il possibile per iscrivere il loro ragazzo o ragazza in un gruppo scout, naturalmente entro i limiti posti dal tipo e dalla gravità dell’handicap.
– recensione di S.S., 1987
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.18, 1986
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