«Signore, fa di me uno strumento della tua pace! Signore fa di me uno strumento del tuo amore!»
Strumento di pace e di amore, ecco la realtà in cui ho vissuto i giorni di Assisi. Strumento, e sottolineo la parola, perché qualche volta io personalmente, dimentico di essere strumento. È quello il momento in cui, se da un lato scopro i miei infiniti limiti e il mio non essere niente, dall’altro lato scopro l’infinita grandezza di Dio e il suo essere tutto.
Uno di quei momenti è stato durante la celebrazione della S. Messa preparata dal Sud. Tutta una preparazione fatta anche di nervosismi, di tensioni, di inesperienza; una preparazione che ci portò a piazzarci nei pressi di S. Chiara un’ora prima dell’inizio della Messa, per essere pronti, per prevedere l’imprevisto. E poi ricordo la fila dei dieci sacerdoti che, con tanta pazienza e con un po’ di preoccupazione, attendevano il via, e poi l’uso di un «telefono senza filo», che partiva con un messaggio e arrivava con un altro, tant’è che Rosario di Palmi, che avrebbe dovuto leggere la prima preghiera (poi non fu più letta né la prima, né l’ultima) si trovò infilato in mezzo al coro e dopo, suppongo, un po’ di perplessità, pensò bene di mettersi a cantare.
E poi ricordo il momento improvviso dell’offertorio, che più che una sfilata, assomigliò tanto alla «carica dei 101».
Ecco, quello fu il momento in cui si accese la spia rossa del mio sistema nervoso, ma fu anche e soprattutto il momento in cui, per quel poco di impegno che era stato affidato a me, toccai il mio limite, fu il momento in cui (l’ho capito solo dopo) avrei dovuto pregare: «Signore, pensaci tu!» e non lo feci. Ma sicuramente (e questo è comunità) lo fece qualcun altro, perché fu il momento in cui Dio, che non abbandona mai i suoi figli, ci pensò ugualmente, perché la Sua presenza entrò nel cuore di tutti e ci fu molta commozione.
E allora, come ho visto fare ad Assisi da un ragazzino mongoloide, anch’io mi metto sull’attenti sotto la Croce e prego: «Signore, fa di me uno Strumento, e sottolineo strumento, della tua pace».
di Luisa Spada, 1986
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.14, 1986
Sommario
Editoriale
Perché uno speciale di Mariangela Bertolini
Tenere più stretta la mano dei piccoli di Anna Cece
Quei tre giorni di Aprile di Sergio Sciascia
Il Card. Martini alla comunità Fede e Luce
“Perchè si manifestassero in lui le opere di Dio di Carlo Maria Martini
Dopo le parole di Martini di Luisa Nardini e GIuseppe Barluzzi
Siamo venuti ad Assisi per…
Io ho visto tante cose di Giuliana Loiudice
Assisi 1986, le fotografie
Alzati e ritrova la speranza di Jean Vanier
Grazie Francesco per essere venuto a camminare con noi di P. Enrico Cattaneo
Signore, fammi strumento della tua pace di Luisa Spada
È un’offerta unica di Mons. Goretti
Una grande profezia di Massimo e Marco
Punti di incontro: servire, giocare, lavorare, riflettere... di autori vari
Scendere le scale di Jean Vanier
Dopo Assisi di autori vari