Una mamma: Quali parole più belle?
Reputo la conferenza del Card. Martini assai profonda, sottile e ricca di temi da meditare e da sviluppare. Oltre il punto di partenza delle parole di Gesù assolventi e rassicuranti riportate da Luca «Credete che quei Galilei fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?» e ancora: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio», mi è piaciuto l’invito appassionato ad aprirci, a non chiuderci, a deciderci a buttar via questo terribile peso dei nostri lati negativi: sensi di colpa, infruttuosi di per sé, inquietudini, amarezze, affanni. Mi ha colpito vivamente la citazione di S. Francesco di Sales «l’inquietudine di essere inquieti». Ma ecco che se vogliamo procedere nel cammino della fede (nostro pellegrinaggio terreno), dobbiamo mettere da parte tutti i pensieri che appesantiscono perché «Dio vuole altre cose da noi». Gesù sposta il ragionamento sul «fine». Nostro figlio è così «perché si manifestino in lui delle meravigliose opere». E la nostra testimonianza di amore, di forza di amare, è un dono unico per la Chiesa. Quali parole più belle potevamo sentirci dire?
di Luisa Nardini, 1986
Leggi anche: Il Cardinal Martini incontra i genitori: “Perché si manifestassero in lui le opere di Dio”
Un papà: Sono stato colpito
Sono stato colpito dalla profondità delle osservazioni del Card. Martini circa l’argomento che a noi genitori è più nel cuore. Ho vissuto il senso di stupore al primo impatto di una triste realtà che ci fa esclamare: ma perché proprio a me doveva capitare questo? Ho vissuto il senso di rifiuto che ci fa lottare nella, spesso purtroppo vana, ricerca di un rimedio, quasi a voler cancellare con un colpo di spugna un incubo che ci tormenta. Ho vissuto la rinunzia di una vita normale, di una libertà comune agli altri, degli amici e di una quiete a cui pensavamo aver diritto, che ci fanno dimenticare troppo spesso la sofferenza vera dei nostri cari. Un senso di egoismo ci pervade, attaccati come siamo al mondo che ci circonda con le sue lusinghe di benessere che non ci portano ad accettare sacrifici e rinunzie. Ci domandiamo se vale la pena vivere una vita così faticosa, abbandonati spesso dai parenti, incompresi dagli amici, isolati dal resto del mondo. La commiserazione dei nostri guai spesso ci benda gli occhi e non vediamo oltre il naso del nostro tornaconto. Troppo spesso cerchiamo distrazioni che ci allontanino dai nostri gravosi compiti, a danno di chi tende le mani alla ricerca di affetto e protezione. Non ci rendiamo conto di ricevere più di quanto umanamente possiamo dare: questo è il senso del colloquio del Cardinale Martini. Sapremo noi genitori seguire le orme di S. Francesco senza prendere vie traverse? I nostri compiti sono gravosi, la nostra è una vita di rinunzie, ma guardiamo i nostri figli che ci sorridono, guardiamo la gioia che i loro occhi sprigiona, guardiamo la gratitudine che ci riserbano.
di Giuseppe Barluzzi, 1986
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.14, 1986
Sommario
Editoriale
Perché uno speciale di Mariangela Bertolini
Tenere più stretta la mano dei piccoli di Anna Cece
Quei tre giorni di Aprile di Sergio Sciascia
Il Card. Martini alla comunità Fede e Luce
“Perchè si manifestassero in lui le opere di Dio di Carlo Maria Martini
Dopo le parole di Martini di Luisa Nardini e GIuseppe Barluzzi
Siamo venuti ad Assisi per…
Io ho visto tante cose di Giuliana Loiudice
Assisi 1986, le fotografie
Alzati e ritrova la speranza di Jean Vanier
Grazie Francesco per essere venuto a camminare con noi di P. Enrico Cattaneo
Signore, fammi strumento della tua pace di Luisa Spada
È un’offerta unica di Mons. Goretti
Una grande profezia di Massimo e Marco
Punti di incontro: servire, giocare, lavorare, riflettere... di autori vari
Scendere le scale di Jean Vanier
Dopo Assisi di autori vari