Sono nato tre anni prima di mio fratello Carlo e ho conosciuto la sua situazione verso i sette, otto anni. Comunque a casa non ne abbiamo mai fatto una tragedia, né ci siamo mai vergognati di Carlo. Ho sempre portato volentieri aiuto ai miei genitori, pur tra difficoltà crescenti.
Quasi tutti i miei compagni di scuola hanno conosciuto Carlo quando sono venuti a casa e quasi tutti hanno reagito nel modo giusto, trattandolo da persona. Certo alcuni, più sensibili, soprattutto i primi tempi, si sono dimostrati notevolmente impacciati. Episodi di razzismo non ne ho vissuti, anche se ne sento parlare riguardo ad altre persone come Carlo. Io e la mia famiglia incontriamo però ogni giorno grandi difficoltà con le persone che non conosciamo, alla USL per le analisi, al Comune di Roma per l’organizzazione delle colonie estive, alla Prefettura per il pagamento della pensione e dell’indennità di accompagnamento. E, in generale, siamo spesso soli a dover fronteggiare emergenze di carattere clinico, che ci costringono a passare le notti in piedi quando Carlo non vuole dormire, rendendo così sempre più tesi e logori i nostri nervi.
Carlo mi crea quindi tanti problemi, ma forse mi aiuta anche a risolverne. Egli mi ha certo aiutato ad aprire gradualmente, nel corso degli anni, il guscio del mio carattere e, soprattutto, ad essere capace di superare il mio egoismo.
Il vantaggio più importante che ho avuto è proprio l’aver capito che al mondo c’è moltissima gente che lotta tutti i giorni con la propria sofferenza fisica e mentale, con l’indifferenza, l’ignoranza, l’egoismo. E schierandomi dalla parte di questa gente posso vivere più concretamente il Vangelo e non sentirlo una bella ma inattuabile teoria. Carlo mi consente l’impegno e il sacrificio, anche se a volte mi rendo conto di non poter fare molto per lui. Spesso però mi regala il suo prezioso sorriso e ciò mi fa capire di non lavorare invano.
di F.M., 1985
Questo articolo è tratto da
Ombre e Luci n.9, 1985
SOMMARIO
Editoriale
Voci di fratelli e sorelle di Mariangela Bertolini
Articoli
Care sorelle, cari fratelli vi scrivo di Marie-Odile Réthoré
Piano piano notai che Sergio era differente di Francesca
Non solo tutto l’anno, ma tutti gli anni di Paolo Nardini
Spesso però mi regala il suo prezioso sorriso F.M.
Forse per questo non sono andato via di Gianluca
Mio fratello era handicappato di Mons. Peter Birch
Ho scelto mio fratello di Franca Cremonesi
Ma dopo l'incontro non li vedo più di Elisabetta
"Crescere insieme" di Sergio Sciascia
Rubriche
Dialogo aperto n. 9
Vita Fede e Luce n. 9
Libri
L’Abbé Pierre – Una mano tesa agli emarginati di Bernard Chevalier
La paura di amare – La persona handicappata nella società di Jean Vanier